La figura di Maria, la madre di Gesù, ha un'importanza che supera i confini dello stesso cristianesimo. Nel corso della storia è stata oggetto di dispute teologiche, elemento costante della fede del popolo, riferimento di arte e cultura. Nel vangelo, Maria è la donna che pronuncia pochissime parole (non è “chiacchierona”, come diceva il poeta frate Turoldo parlando della corretta devozione a Maria).
Il vangelo di oggi mostra la donna che, dopo aver ascoltato e aderito alla proposta divina (diventare la madre di Gesù, che vuol dire “Dio salva”), premurosa va a trovare la cugina Elisabetta, anche lei incinta. In questa scena familiare, l'evangelista Luca colloca il Magnificat, un canto le cui parole esprimono il modo di agire di Dio nella storia e il suo progetto.
Si apre con il riconoscimento da parte di Maria sia della propria piccolezza che della grandezza di Dio. Maria è beata perché si è liberamente donata al piano di Dio, accogliendo con sé e in sé l'Amante, il Dio della vita, il Liberatore dell'umanità. Si è fatta collaboratrice dell'Altissimo rendendo possibile l'ingresso di Dio nella storia degli uomini, affinché potesse svelare il suo vero volto (la misericordia, la tenerezza che si stende su tutti) e il suo sogno di felicità su ciascun uomo. sull'umanità e sull'intero creato.
Tale sogno-progetto può condensarsi nella parola fraternità, l'unica realtà che salva l'uomo da ogni tipo di alienazione e violenza. A tutti propone la conversione alla fraternità. Così, nell'amore per tutti, privilegia i più poveri e i rifiutati dalla società, sta dalla parte delle vittime per mostrare il risultato del male degli uomini e far comprendere che è necessario (e possibile) un capovolgimento di mentalità e di opere.
Anche alla luce dell'attualità (la conferma dei dati scientifici – e la nostra esperienza – sulla crisi climatica, l'aumento delle disuguaglianze a livello planetario, la crescente sfiducia nelle istituzioni e il senso di impotenza di fronte ai grandi decisori internazionali, il rancore sociale e il diffondersi della violenza), vale la pena sottolineare due elementi. Il primo è che il sogno-progetto di Dio ha la forza di alimentare la speranza – e quindi l'impegno – di chi vi si apre, anche di una umile ragazza (ed è ciò che i cristiani esprimono con la fede nella risurrezione, la vita che non è sconfitta dalla morte). Il secondo elemento è il seguente: per molto tempo, nel mondo cristiano, la lotta contro il male è stata quasi interamente ridotta all'ambito individuale. Ma l'uomo è persona e quindi fascio di relazioni e di socialità (è immagine di un Dio comunitario, la Trinità). Esistono istituzioni negative, alle quali occorre opporsi, ma con il metodo di Gesù, quella nonviolenza che nel conflitto salva sempre l'uomo. Il male dell'uomo si diffonde e moltiplica fino a farsi “struttura di peccato” (l'espressione è stata usata da Giovanni Paolo II nel 1987). Papa Francesco, anche in questa settimana, l'ha ripresa rispondendo ad una lettera sul lavoro schiavizzante di alcuni cittadini pakistani. Un breve scritto che noi cristiani dovremmo leggere e rileggere, personalmente e comunitariamente. Riporto solo due frasi. La prima: “in gioco c'è la dignità delle persone, dignità che oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il «lavoro schiavo», nel silenzio complice e assordante di molti”. La seconda: “abbiamo bisogno, di una denuncia che non attacchi le persone, ma porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell'essere umano. È importante denunciare i meccanismi di morte, le «strutture di peccato»”.
Dalla festa di Maria un ulteriore richiamo all'urgenza di riportare il vangelo al centro della vita di ciascuno, delle comunità cristiane e della società.
(15 agosto 2021 – festa Assunzione di Maria)
Nunzio Marotti
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