Le parole di Gesù scandalizzano molti discepoli. Questo ci narra il vangelo di oggi, a conclusione del discorso sul pane-di-vita.
Ma perché i discepoli, che pure sono affascinati dal Nazareno tanto da seguirlo, considerano “dure” le sue parole? A differenza dei tanti predicatori – di ieri e di oggi -, Gesù non intende catturare le persone con discorsi e gesti che accarezzano le aspettative superficiali ed effimere degli uomini. Non intende manipolare le loro menti. Vuole, invece, proporre una via di liberazione dalle dipendenze. Sì, perché la libertà è il proprio dell'uomo. Ecco perché agisce e parla con chiarezza e franchezza. E questo appare duro a chi si sente chiamato a mettere in discussione le abitudini mentali, le credenze mitiche, i comportamenti personali e sociali, gli atteggiamenti. In poche parole: non è facile crescere e vivere nella libertà personale la quale è sempre associata alla responsabilità (V. Frankl).
Le parole che scandalizzano rinviano alla centralità dell'amore che, oltre sentimentalismi e romanticismi, è essenzialmente dono. E il vero scandalo è Gesù che, proclamatosi Dio (“Io-sono”), muore in croce. E dalla croce, perdonando gli assassini, conferma il valore e la necessità di “amare i nemici”; unico modo per essere davvero figli di Dio e suoi familiari; unico modo per essere ciò che siamo: immagine di questo Dio. L'amore dei nemici è al centro del messaggio evangelico; solo chi si apre all'azione di Dio (lo Spirito donato da Gesù) vede trasformarsi il cuore di pietra (ecco la durezza) in cuore di carne, in viscere-utero di misericordia e perdono.
Fidarsi di Gesù e aprirsi all'azione dello Spirito d'amore è la grande avventura umana, che, come tutte le avventure, è fatta di certezze e dubbi, slanci e pigrizie, cadute e riprese. Ma sempre con la convinzione di non essere soli.
Qui sta anche l'importanza della comunità: vera sfida all'individualismo imperante, lungi da essere puro supporto psicologico, è luogo del perdono e della festa (J. Vanier), palestra di relazione con il Mistero (liturgia), di con-formazione a Cristo (ascolto della Parola), di esperienza di dono (carità e solidarietà). Per l'uomo d'oggi, nel quale crescono le paure indotte e in cui affiora la convinzione che “è meglio stare con le bestie che con i simili”, la parola-realtà che risulta dura è proprio quella che riguarda la relazione con gli altri, la comunità, l'amore reciproco fino all'amore del (colui che si crede nostro) nemico. Senza questi valori, la fede diventa ideologia politica.
La tentazione di voltare le spalle riguarda tutti. Forse qualcuno esiterà, o per la memoria che rievoca o per propria riflessione o per altro. E' l'esperienza di Pietro che, alla domanda di Gesù “volete andarvene anche voi”, risponde: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.
(22 agosto 2021 – domenica 21 ordinario)
Nunzio Marotti
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