Promotori e interpreti
La serata musicale del 20 agosto, è stata organizzata tra i due mari alla “punta della Linguella” dal Comune di Portoferraio e dal Club La Boheme di Lucca per la cittadinanza elbana e per i numerosi turisti presenti nell’ Isola.
Il Comune di Portoferraio è stato rappresentato in questo evento dalla presenza dell’Assessore alla Cultura, Nadia Mazzei che con parole eleganti e spontanee ha sostenuto il legame tra arte e cultura, che completa anche le motivazioni di chi sceglie l’Elba come meta turistica.
Ha introdotto la manifestazione la responsabile artistica delle relazioni esterne del Club, Tiziana Criscuoli, vera animatrice della serata e la Presidente Silvana Froli nonché soprano nello stesso spettacolo.
Il Comune di Portoferraio attraverso il Club Boheme, ha inteso infatti, dedicare alla popolazione elbana e ai numerosi ospiti in questo periodo estivo, una rievocazione di alcune operette di tipico spirito italiano che il maestro Pietri di Sant’Ilario ha lasciato in eredità al mondo musicale e in particolare, alla sua Isola, come genuina espressione di inizio del secolo scorso, quando al contemporaneo movimento artistico delle arti figurative, espresse dal futurismo con la dinamicità degli eventi, egli stesso dava continuità musicale con il brio delle sue frizzanti composizioni.
Hanno dato forza e vigore alla serata i protagonisti, oltre a Silvana Frioli, l’altra soprano Elisabetta della Santa e i tenori Davide Piaggio e Fabio Ciardella. L’accompagnamento al piano si è alternato tra il Maestro Giovanni Vitali e il novello talento elbano, Matteo Bussi.
La suggestione del luogo
La serata in onore del Maestro Pietri che come detto, si è svolta alla Linguella, sotto le luci della ribalta tra le risonanze archeologiche della Torre del Martello della vecchia Cosmopolis, è stata dedicata alle interpretazioni vocali più significative tra i molti pregevoli lavori musicati dal Maestro, con il classico protocollo di intervalli recitativi e armonici balletti di appresentanti di due scuole elbane di ballo. La piacevole presenza della banda musicale di Portoferraio ha dato significato alla completezza partecipativa della Città
La rappresentazione si può dire, è stata improntata in tre parti che si sono intervallate nel corso di tutto lo spettacolo.
Queste sono state: la presentazione della serata illustrata con dovizia di particolari dalla presentatrice; il riferimento storico dei brani musicali, e la rievocazione del crescendo dei consensi anche internazionali al maestro Pietri, attraverso ricorrenti riferimenti alla famiglia e alla sua Isola con filmati, con immagini di luoghi e con foto d’epoca su uno schermo posto sullo sfondo del palcoscenico.
La scelta preferita dei brani musicali è ricaduta soprattutto su “Acqua cheta”: operetta improntata sulla dinamicità degli eventi e degli atteggiamenti mutevoli degli stessi interpreti.
Le peripezie del comportamento irrequieto e intrigante degli attori che in un modo o nell’ altro si erano contrapposti ai due protagonisti, Ida e Alfredo, alla fine si arrendono con l’ accettazione del loro amore nascosto e silenzioso che ricorda il lento e continuo scorrere cheto dell’ acqua. I due infatti ottengono il riconoscimento della loro passione amorosa operando in silenzio in modo efficace come simbolicamente esprime il vecchio adagio: ”L’acqua cheta rovina i ponti”
Aspetti futuristici
Il Maestro Pietri ha autonomamente rappresentato nelle sue composizioni uno stile aderente al cambiamento epocale del futurismo artistico, proprio con la dinamicità degli eventi e dei repentini mutevoli atteggiamenti degli attori in scena.
Una delle motivazione del successo delle composizioni di Pietri, anche in ambito internazionale, sembra dovuta in modo non indifferente, all’abbandono dei protocolli ricorrenti della classica musica operettistica per meglio accostarsi allo spirito del cambiamento artistico popolare. La scelta del copione del fiorentino Novelli di “L’ acqua cheta” ben si adattava alla effervescenza delle composizioni musicali di Pietri, così come la società negli anni tra le due guerre mostrava gradire con la ricerca dell’ innovazione.
La partecipazione che il Maestro esprime dunque, in “Acqua cheta”, ha interessanti aspetti futuristici è forse la più rappresentativa con le varie e dinamiche sfaccettature della sua estrosità creativa. In questo caso Pietri asseconda la trama dell’operetta con gli interventi musicali che caratterizzano gli intrecci e i i rapidi cambiamenti che i personaggi manifestano con le loro intenzioni.
È stata in questa che i due tenori hanno espresso in modo avvincente per la loro immedesimazione artistica e potenza vocale l’uno e per la dolcezza suadente alla Beniamino Gigli l’altro, le note della inconfondibile impronta musicale di Giuseppe Pietri.
Anche “Addio giovinezza” è stata un’operetta rievocativa un po’ per tutti di un’epoca, soprattutto per la gioventù che partecipava alla prima guerra mondiale e il forte riferimento tra le aspettative e la differente tragica realtà degli eventi.
“Addio giovinezza” esprime lo struggente concetto universale da cui nessuno può sottrarsi all’inesorabile avanzare del tempo costellato dalle occasioni del momento fuggente, talvolta colte e altre lasciate, forse ispirato alla nota poesia di Lorenzo de Medici.
Chiusura della serata
Particolare bravura, come sopra accennato, si deve riconosce per la giovanissima età, all’estro pianistico Matteo Bussi che oltre, o forse proprio per questo, riesce a creare negli intervalli tra le note e le pause musicali la sensazione, senza soluzione di continuità, dell’armonica piacevolezza dell’ascolto. Ma qualcuno, così come avvenne per il Maestro Pietri al suo esordio, già si è accorto di lui.
La serata è stata completamente partecipata dai cittadini e ospiti nella platea a cielo aperto. Da quanto si è potuto constatare anche nel corso della rappresentazione, i presenti hanno manifestato con insistenti applausi il loro consenso e gradimento alla presentatrice Tiziana Criscuoli nonché ai due pianisti e a tutti i cantanti alla fine dei brani presentati, in una suggestiva e lunare ”Notte di mezza estate”, all’Isola d’Elba.
Alberto Zei