Molto tempo ce lo occupavano le infinite partite di pallone pomeridiane. Iniziavamo subito dopo pranzo e se non avevamo nient'altro per la testa finivamo la sera. Don Alizio Francesco (Ciccillo) era il più grande e quello di noi che ha continuato ad andare a giocare a pallone al Grigolo fino a pochi anni fa (non mi meraviglierei si andasse ancora lì).
Quando facevo tardi per il pranzo o per la cena, la “mi’ nonna” si affacciava dal terrazzino posto in cima alle scalette (da casa sua a lì c'erano solo cento metri) e con il suo solito linguaggio forbito attaccava: “cerca di veni’ subito a mangia’ perché assennò vengo costaggiù e te le zombo! Ma è possibile che invece di andattene pe’ la Calata a gatta, te ne devi sta’ tutto il giorno ai Bagnetti con codest'altri macacchi?”
Un'altra esperienza “grigolina” che ricordo con piacere, forse per il fatto che mi fece sentire orgoglioso di aver compiuto una “grande” impresa, fu il mio primo attraversamento del golfo fino a Villa Ottone con una tavola a vela. Avevo tredici o quattordici anni e mi fece assistenza Bruno Filippo osservandomi dalla LNI con il binocolo.
Dopo il Sor Ettore, credo dal 1980 e almeno fino al 1985 alla carica di Presidente dell'associazione Palio Remiero Elbano venne designato il mi’ babbo che, più o meno per lo stesso periodo, fu anche il fiduciario per l'Elba della Federazione Italiana Canottaggio a Sedile Fisso (FICSF). Il Grigolo divenne il centro nevralgico della voga elbana. Fu proprio il mi’ babbo, a fondare l'armo con quel nome, dopo aver trovato, abbandonato a Marina di Campo, un vecchio gozzo da regata che con la magistrale opera del solito buon Bruno, riuscì a rientrare in acqua.
Il primo equipaggio del neonato Grigolo era costituito dal sottoscritto, mio cugino Luca Bellosi, Massimo Zecchini (Garrincha), Pinuccio Iannello e Daniele Boggio al timone. Se non ricordo male, riuscimmo pure a vincere qualche gara nella categoria ragazzi. Quelli furono gli anni d'oro della nostra tradizione remiera rinata qualche anno prima e dell'accesa rivalità tra Il Capobianco e la Padulella, tra Oreste Colombo e Nilo Lambardi, della quale e dei quali ha ben scritto l'amico Michele Melis nella sua storia a capitoli di quel mitologico “duello”. Furono gli anni delle infinite riunioni e delle infuocate discussioni sulla regolarità o meno delle allora poppe mobili, gelosamente custodite e nascoste fino al giorno della gara (pubblicati da ElbaReport a partire dal 7 novembre 2020 a cura di Michele Melis). Fu l'anno che al Grigolo, in una riunione “paliesca” infuocata che trattava di quelle nuove diavolerie idrodinamiche, per averlo contraddetto, il mi’ babbo mi dette un calcio a mezza vita e mi “appiccicò” ad un Platano...(Elbareport del 22 Novembre 2020 sezione Sport: “Altre note remiere dal Grigolo: la verità sul calcio a mezza vita e il gabbiano impallinato”).
Michel Donati