Tornando ai tre motoscafi dei tre giganti, anche se l'indiziato era il “Grigolo” di Marcello, per via del motore leggermente più potente e per la forma più affusolata, il nostro dubbio su quale dei tre bolidi fosse il più veloce rimase tale. Era uno straripamento continuo di energia e di vitalità. Ogni giorno ce ne inventavamo una nuova.
Le “Grigoliadi” erano nate uno o due anni prima per l'idea, all'inizio un po' buttata di lì dal solito Mario Mellini che un giorno domandò e propose: “o perché a questi “ragazzetti” non gli si organizza qualche semplice gara, così tanto per tenerli un po’ a freno e per fa respira’ un pochino le su mamme?” Ecco che venne fuori la corsa coi sacchi, con premio finale un gelato da Giuliana. “Boia, avete già finito?” disse la mamma di uno di quei bimbi. Qualcuno, forse sempre Mario, ebbe allora l'idea di utilizzare il piazzale e tutte quelle biciclette con i ruotini dietro, per organizzare al volo la gara dei “triciclini”. Per premio, la scelta fu tra un altro gelato, un succo, un'aranciata o un pacchetto di caramelle.
Gli anni successivi, pur rimanendo per i bimbi quel piccolo nucleo di gare, alle quali ci aggiungemmo anche una breve corsa nel piazzale ed una mini caccia al tesoro, la faccenda divenne sempre più impegnativa e così nacquero le “Grigoliadi” per i grandi.
Con la caccia al tesoro ora si sconfinava al Forte Stella; la gara podistica prevedeva il giro completo della città medicea; tra le gare di nuoto, oltre quella da 50 mt a stile libero, c'era anche quella con le pinne, la maschera e il cannello, (boccaglio) dal Grigolo a Capobianco e ritorno. Almeno in quella non dovevo assolutamente avere rivali, dato che ero il “figliolo” del Padre del nuoto pinnato Elbano, così infatti recita una targa donata nel 1977 al mi’ babbo dal circolo subacquei Teseo Tesei, in ricordo della prima (temporalmente intesa) squadra di nuoto pinnato, composta da quattro miti: Gaetano Donati, Roberto Cecchini (sì, proprio lui di prima), Gianfranco Coletti e Francesco Sotgiu.
Negli anni ‘70, sotto le insegne di quel glorioso circolo, quel quartetto e poi gli altri, eredi di questo, parteciperanno alle varie edizioni della indimenticabile Traversata Piombino – Portoferraio.
Nel tempo, cominciando credo nel 1978, con la precocissima e tragica scomparsa di Roberto Cecchini poi seguita,singolarmente e in anni diversi - ma pur sempre prematuramente - da quella degli altri tre, quel gruppo di “delfini” delle origini si è dissolto.
Poi c'inventammo la competizione più divertente di tutte : il palo insegato in orizzontale dal pontile al mare. C'era la corsa nei cento metri piani, vinta sempre dal mi’ cugino Luca che di lì a pochi anni sarà ufficialmente il campione provinciale e il vice campione regionale nella versione “seria” di quella disciplina.
Era scritto nel nostro destino che dovevamo per forza esagerare in inventiva; ecco così, che a qualcuno, forse a Nanni o a Riccardo Mazzei, forse allo stesso Marcello o forse a loro tre insieme (non ricordo e non voglio pensare che anche in quel caso ci fosse lo zampino di Mario Mellini!) venne la magnifica idea di utilizzare quella flotta di barche dai nomi così vari e originali (la “Sugaia”, la “Potta Cenciosa”, la “ Sciabordita”, la “ Cangiona “, la “Senza Furia”, la “Ballerina”...) per organizzare una gara a coppie sul chi fosse riuscito a trovare il rifiuto più ingombrante nel mare del Golfo di Portoferraio. Tutti eravamo già rientrati, chi con bidoni di plastica, chi con vecchi tavoloni pieni di “denti di cane”, chi con tronchi d’ albero, ma di Barbara e di Riccardo non vi era traccia. O dove saranno andati? Cosa gli sarà successo? Perché non si vedono? Qualche linguaccia cercò di tranquillizzarci dicendoci che probabilmente si erano fermati ai Magazzini a “fa’ franella”, quando all'improvviso, da dietro il Comando Marina, spuntò la prua della “Potta Cenciosa” e si vide un super atletico Riccardo che remava e la barca non si muoveva! Poco dopo si capì cosa stessero rimorchiando: uno di quegli enormi ciocchi di legno con i vecchi copertoni infilati che venivano tenuti fissi ed incatenati alla banchina di ormeggio dei traghetti. Nessun dubbio sui vincitori di quella gara!
Michel Donati