Nel 1841 il geologo svizzero Bernhard Studer (1794-1887) presentò la sua descrizione geologica dell’Elba, che poi risultò essere di fondamentale importanza per gli studi delle successive generazioni; a lui si deve, tra l’altro, la prima carta geologica elbana.
Racconta l’avventuroso geologo nella sua «Sur la consitution géologique de l’île d’Elbe»:
«Abbiamo avuto la fortuna di trovare a Portoferraio una guida molto intelligente, il cui vero nome è Pietro Pinotti, ma che è più conosciuto col soprannome di Cervello Fino (…). Abbiamo attraversato il grande golfo verso ovest in linea retta da Capo d’Enfola, e siamo sbarcati vicino alla Punta della Crocetta, ad est di Marciana [Marina]. (…) Da Marciana [Marina] a Capo Patresi non abbiamo toccato terra ma, come pensavamo da ciò che si vedeva già durante la navigazione, la natura delle scogliere non cambia fino a Capo Sant’Andrea. (…) Sotto il villaggio di Patresi una piccola cala, tra due alti e scoscesi promontori com’è generalmente tutta questa costa, ci ha permesso di sbarcare. (…) Dalla mattina in cui abbiamo lasciato Marciana [Marina], il vento di scirocco si fece sentire; non cessò di soffiare per tutto il nostro soggiorno e presto ci costrinse a rinunciare alle nostre esplorazioni delle coste dal mare. Dopo esserci imbarcati a Patresi, aveva già abbastanza forza da farci preoccupare sulla possibilità di doppiare con la nostra piccola barca il Capo delle Pietre Albe, punta occidentale dell’isola. Ci riuscimmo, infine; ma il mare era mosso da un tale furore ai piedi di quei precipizi alti più di 100 piedi che l’isola presenta alle onde dell’ovest, che dovemmo rinunciare ad ogni desiderio di andare, martello in mano, ad esaminare quelle scogliere da vicino. (…) Per guadagnare tempo, decidemmo di fare a piedi la strada da Pomonte a San Piero in Campo».
La comitiva visitò poi per via di terra tutto il resto dell’isola, giungendo nella parte centrale e poi in quella orientale; ma – come spesso si dice – questa è un’altra storia.
Silvestre Ferruzzi