Centinaia di bambini accompagnati da genitori. Un borgo trasformato in un luogo di esclusiva proprietà dei più piccoli. A Sant’Ilario, a Campo nell’Elba, nella splendida isola toscana è accaduto che in una piazza dopo le filastrocche delle nonne cantate da grandi e piccini si è parlato di nuove tecnologie. Michela Gargiulo, organizzatrice del Festival Elba dei bambini, ha fortemente voluto alcuni attimi di riflessione sull’uso delle nuove tecnologie.
Ma non sono stati loro ad aprire i lavori perché in questo Festival sono i bambini protagonisti e gli adulti parlano dopo aver ascoltato. E così Gabriel un bimbo emofiliaco ha raccontato come a 8 anni ha scritto un libro “Super Cat” (Persephone Edizioni) su un Super Gatto di nome Silvestro capace di fare tutto quello che lui non riesce a fare perché non può giocare come i suoi coetanei al pallone in un cortile. Commuove la storia di Gabriel ma ci fa capire che lui può trovare un motivo di soddisfazione nel fare virtualmente quello che non riesce a fare nella realtà. I proventi di questo suo lavoro (né sta scrivendo un altro) per decisione dei genitori andranno alla Fondazione Paracelso Onlus che si occupa proprio dei bimbi emofiliaci. E dopo gli applausi per Gabriel è iniziata la riflessione di Anna Rosa Macrì e Francesco Pira. La prima è partita dalle carezze e da come i più piccoli oggi sono capaci di sfiorare le tecnologie per creare, giocare, sognare.
E’ partita dalla carezza chiesta alla famiglie dal Papa buono per arrivare ai nostri giorni: al video che impazza sulla rete della bimba a cui mettono in mano una rivista e cerca di far animare le figure abituata a giocare con il tablet.
“Voglio fare – ha detto la giornalista della Rai che ha firmato importantissimi programmi con Biagi e che ha raccolto in un libro importanti riflessioni del giornalista e scrittore – un elogio del toccare, dello stringere una mano. Un noto pedagogista ha detto che raccontare una favola ad un bambino è come fargli una carezza. E allora sfioriamo, tocchiamo, accarezziamo i nostri bambini. Lasciamoli liberi di usare le tecnologie perché loro sono i digitali nativi”.
E proprio sul conflitto e sulle presunta incomunicabilità tra digitali nativi si è aperto il fitto confronto tra la Macrì e Francesco Pira, esperto di nuovi media, che ha raccontato al pubblico presente nella piazza i risultati di alcune ricerche sul rapporto tra digitali nativi e migranti digitali, parlando anche della nuova figura intermedia, quella dei coloni digitali, nuovi soggetti costretti ad usare le tecnologie ma che non hanno le abilità dei più piccoli.
“In questi giorni – ha sottolineato il professor Pira autore di numerose pubblicazioni scientifiche sull’argomento – anche dall’estero ci confermano che i ruoli si sono invertiti. Sono i genitori a chiedere ai figli di aiutarli a gestire le nuove tecnologie ma questo non deve far perdere il loro ruolo importantissimo passando per un processo di nuova genitorialità”-.
Molte le domande del pubblico e le più varie: su come sta cambiando il giornalismo, sull’uso delle tecnologie in maniera smodata ma soprattutto una mamma ha provato a riflettere a voce alta: “hanno detto che il prossimo anno a scuola non ci saranno più i libri ma i bambini su un tablet potranno studiare e fare i loro esercizi. Non siamo affatto contrari noi genitori ma chiediamo alle istituzioni di aiutarci, di guidarci”.
E mentre i genitori e i nonni si confrontavano sulle nuove frontiere della comunicazioni i bambini in un’altra piazzetta, quella dietro la chiesa giocavano con una televisione magica. Poi tutti a nanna dopo il racconto di una favola per dormire e sognare. Che bello il Festival dei Bambini….