Il vangelo di oggi, nella domenica che apre il nuovo anno liturgico, invita a camminare con leggerezza nel nostro tempo (ma vale per ogni tempo: “i vostri cuori non si appesantiscano”).
Ci chiediamo se questo sia possibile, alla luce di eventi storici che mettono in crisi abitudini, comportamenti e schemi mentali di interpretazione della vita e della storia. Di fronte ai cambiamenti epocali prevalgono ansia e paura. Lo smarrimento segna il quotidiano e lo sconforto regna, di fronte all'imprevedibile e all'incontrollabile, generando insicurezza.
Eppure le parole di Gesù, nel brano odierno, indicano una prospettiva diversa: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
La rottura-fine di strutture storiche, sociali e mentali fa parte della vita che è caratterizzata da trasformazione. L'uomo ancorato a queste strutture vive il loro sgretolarsi come drammatica e insuperabile esperienza di morte. Considera tutto come la fine della storia o della propria esistenza individuale. Tutto questo è, molto spesso, accompagnato dallo smodato desiderio di accaparramento e possesso. Ma è come voler trattenere il proprio respiro: alla fine si scoppia.
Cristo, con lo stile di vita e le parole, ha gettato e continua a gettare (essendo il Vivente) un fascio di luce su questa realtà. Spinge oltre essa, stimolando a entrare nella vera realtà, quella interiore, dove lui stesso abita. Non intimismo o spiritualismo, ma riscoperta, graduale e progressiva, della propria vera identità che segna il modo di stare al mondo. L'identità profonda di ognuno è di essere figlio di Dio e fratello di ogni uomo. L'identità vera di ciascuno è la personale comune appartenenza all'umanità e al creato. Possiamo anche usare parole come interdipendenza, connessione, solidarietà. Questo è il volto dell'uomo, da cui discende il compito di espandere la propria coscienza e aprirsi all'amore. Questa è la liberazione dell'uomo da tutto ciò (storico, sociale e personale) che gli impedisce l'amore universale concretamente vissuto nel presente.
Pensiamo ad eventi contemporanei come le crisi sanitarie, climatiche e della biodiversità, con la messa in discussione delle sicurezze e delle abitudini di vita ma anche dei modelli di sviluppo socioeconomico. In questi momenti, Cristo dice di risollevarsi da terra (dalle proprie paure e dal senso di impotenza) e alzare il capo (guardare più in alto, cioè oltre i nostri pensieri abituali). Un invito all'entusiasmo, caratteristica di chi è giovane o si sente giovane dentro.
Domenica scorsa, papa Francesco si è rivolto ai giovani, invitandoli a “stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie – ce ne sono tante in questo mondo di oggi, tante! –; essere capaci di sognare”. Ha aggiunto: “E questo per me è la chiave: un giovane che non è capace di sognare, poveretto, è diventato vecchio prima del tempo! Essere capaci di sognare, perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, accende una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio”. E, anticipando una diffusa obiezione, li ha esortati: “Fate chiasso, perché il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Sognatori mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo. È bello! Vi auguro di essere tra questi sognatori!”. Trovando “il coraggio di andare controcorrente; non contro qualcuno – che è la tentazione di ogni giorno –, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, che tante volte cerca delle cordate per sopravvivere, no, non questo. Andare controcorrente per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze. (...) Siate liberi, siate autentici, siate coscienza critica della società. Non avere paura di criticare! Noi abbiamo bisogno delle vostre critiche. Tanti di voi stanno criticando, per esempio, contro l’inquinamento ambientale. Abbiamo bisogno di questo! Siate liberi nelle critiche. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo, perché regno con Gesù per la giustizia, per l’amore e la pace! Cari giovani, vi auguro che ciascuno di voi possa sentire la gioia di dire: 'Con Gesù anch’io sono re'. Sono re: sono un segno vivente dell’amore di Dio, della sua compassione e della sua tenerezza. Sono un sognatore abbagliato dalla luce del Vangelo e guardo con speranza nelle visioni notturne. E quando cado, ritrovo in Gesù il coraggio di lottare e sperare, il coraggio di tornare a sognare. Ad ogni età della vita.”
Sì, ad ogni età della vita.
(28 novembre 2021 – prima domenica di Avvento)
Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.