Il 26 dicembre è la festa di santo Stefano, primo martire cristiano. Quando cade di domenica viene celebrata la santa famiglia di Nazareth. Il vangelo racconta il dialogo fra Gesù e i suoi genitori, preoccupati per la sua “sparizione”. Gesù rivendica le sue scelte: “Perché mi cercavate? Non sapevate che bisogna che io sia nelle cose del Padre mio?”. Essi non comprendono, però l'evangelista aggiunge che “sua madre conservava tutte le parole nel suo cuore”.
Gesù rivendica l'autonomia e l'attuazione del personale progetto di vita. Del resto, secondo il vangelo, anche Maria e Giuseppe avevano seguito la propria strada, con fatica e incertezza, ma certamente fidandosi delle parole ascoltate nella propria interiorità.
Nella logica cristiana, ognuno è sollecitato ad essere nel Padre, cioè riconoscere la Presenza divina nel proprio essere, come in tutta la realtà, una presenza vivificante e operante. Compito della religione è di favorire questa presa di coscienza affinché si attui la trasformazione dell'uomo. Una trasformazione che, attraverso vari livelli, porta al superamento dell'ego, dell'appropriazione e del dualismo, fino alla superiore unità con il tutto nella conoscenza e nell'amore.
Tornando a Gesù e ai genitori, sul tema del dialogo riprendo quanto papa Francesco scrive nel Messaggio per la giornata mondiale della Pace reso pubblico cinque giorni fa: “Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci! ”
E' richiamata la “fiducia di base, la fiducia reciproca”, elemento necessario, previo, perché si possano costruire relazioni positive fra distinti-diversi. Una ricerca di consapevolezza circa il proprio stato di “fiducia di base” potrebbe essere posto fra le cose da fare in questa fine di anno 2021. Senza maschere, con franchezza e senza disperare o buttarsi via. Forse, tutti ci sentiremo più simili, con le proprie fatiche e conquiste quotidiane. Tutti artigiani della pace “a partire dal proprio cuore”.
(26 dicembre 2021 – domenica S. Famiglia di Nazareth)
PS - “In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.” (Francesco, Messaggio per la giornata mondiale della Pace 2022).
Nunzio Marotti
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