Non le ho contate le persone che hanno avuto la bella opportunità di partecipare allo spettacolo o, per meglio dire ”condivisione” In attesa del Natale 2021, assediato dalla variante omicron, Sabato 18 Dicembre intorno alle 10.30, alla Casa di Reclusione “De Santis” di Porto Azzurro.
Non ho volutamente detto, assistere, perché, praticamente tutte le quasi cinquanta persone che hanno vissuto quell’ora abbondante di musica/poesi
a/e riflessioni hanno avuto un ruolo attivo.
Gli ospiti della cooperativa Alta Marea di Portoferraio hanno letto poesie e pensieri da loro scelti detenuti che seguono il percorso teatrale e biblico, da anni attivo nel carcere, hanno recitato a memoria o letto con partecipazione poesie e riflessioni personali.
Il personale del carcere ha vissuto con attenzione quanto si stava svolgendo compreso il direttore e l’educatrice che, alla fine, hanno voluto complimentarsi con tutti i presenti per questa bella attività.
La riflessione di fondo ha cercato di rispondere alla domanda: «Ma perché, in fin dei conti, Gesù di Nazaret è nato?». Musica e parole ci hanno portato a questa conclusione: Gesù ha avuto come primo giaciglio il legno di una mangiatoia, ha vissuto da “rifugiato” in Egitto, ha vissuto ai margini della società del suo tempo, ha subito un processo ingiusto, è stato flagellato, picchiato, condannato ingiustamente e infine inchiodato sul legno della croce. Aveva, quindi, chiaramente scelto da che parte dell’umanità stare, aveva decisamente voluto condividere i dolori del mondo…
La musica dicevamo; è stata suonata e cantata da un duo che a Porto Azzurro è ormai di casa, Valentina e Daniele. Avevano scelto brani che mettevano in luce quella parte di spiritualità che è in ciascuno di noi: dall’Halleluya di Leonard Coen, al Testamento di Tito (I dieci comandamenti riletti da De André), da Samarcanda fino al brano da loro composto apposta per il carcere...
Il lavoro di preparazione di uno spettacolo del genere è stato faticoso e non breve; ha richiesto numerosi incontri in presenza e da remoto, la passione della regista Manola e l’assidua presenza di Valentina, Alessia e Lorenzo da Piombino; i detenuti attori poi hanno dovuto a volte scegliere tra il lavoro - merce rara e preziosa in una casa di pena - e le prove. Il Progetto Regionale del Teatro in carcere 2021, si conclude così.
La fatica di tutti, però, è stata alleggerita dalla comprensione e dall’atteggiamento sempre corretto della Polizia Penitenziaria. Tutti gli operatori esterni hanno sempre cercato di ricordare che erano ospiti in casa d’altri e quindi hanno mantenuto un atteggiamento di rispetto verso quella istituzione. Un ringraziamento speciale anche a tutti coloro che fanno parte dell’Associazione DIALOGO e che a vario titolo sostengono e collaborano alla realizzazione delle attività.
Tutto sarebbe stato più completo se il flagello che ci sta travolgendo da mesi non avesse impedito la partecipazione di un maggior numero di detenuti e di ospiti esterni. Ma anche questo è uno dei tanti dolori che possiamo condividere con il bimbo nato in una stalla di Betlemme.
Bruno Pistocchi