“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”. Con queste parole, come racconta il vangelo, Gesù risponde ai suoi compaesani. Di fronte a lui c'è meraviglia e sconcerto. Lo si inquadra negli schemi tradizionali e non si è capaci di scorgere la novità: un uomo così ordinario può essere il liberatore che attendiamo, dove è il suo potere, la sua potenza?
Compito del profeta è di indicare, con i gesti e le parole, la via che conduce a pienezza umana. E' il “portavoce” di Dio, della Vita che evolve attraverso le sue forme e il cambiamento. Il profeta incontra resistenza nelle menti chiuse, nelle esistenze impaurite dalle trasformazioni, negli esseri attaccati a ciò che, di per sé, è destinato a mutare. Ad essi, il profeta offre un'apertura di orizzonte e prospetta un futuro di vita. In questo contesto, rinnovamento (rinascimento, nuovo inizio) è parola chiave.
Certamente il profeta è persona rinnovata nel profondo da questa energia vitale universale (che, per il cristiano, è fatta uomo in Gesù di Nazaret). Come nel suo Diario annotava Etty Hillesum (morta a 28 anni ad Auschwitz): “Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi”. Le tradizioni spirituali, religiose e no, evidenziano l'importanza del silenzio esteriore e interiore per attingere le energie al centro dell'essere, superando i tanti tipi di attaccamento (fisico, psichico, mentale) che ne ostacolano l'espansione a tutte le dimensioni personali: affettive, intellettuali, relazionali...
Nei nostri contesti di vita è possibile incontrare persone incamminate sulla strada del rinnovamento. Magari, alla luce della loro provenienza e del passato, li ingabbiamo nei nostri schemi, perdendo la ricchezza della loro (graduale) trasformazione interiore.
Nell'enciclica “Fratelli tutti”, mentre affronta il tema del dialogo e dell'amicizia sociale, papa Francesco parla della gentilezza. Nelle nostre società, scrive Francesco, “ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti”.
E così, grazie anche a questi profeti gentili, passando in mezzo alle resistenze, l'umanità continua il suo cammino.
(30 gennaio 2022 – 4a domenica tempo ordinario)
PS – “La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. (…) La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti” (Fratelli tutti, n.224).
Nunzio Marotti
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