Sette volte troviamo la parola “sepolcro” nel vangelo di Pasqua.
Siamo dentro a un contesto di morte. Al senso di fallimento (sentimenti e pensieri di morte) si affianca la sorpresa: la tomba è vuota.
Leggere questo nel contesto attuale, dopo due millenni, vuol dire interrogarsi ancora sull'assenza del cadavere di una persona che, con mitezza e amicizia, aveva comunicato vita, accogliendo e perdonando, e risvegliato speranza. Alla visione della tomba vuota, il discepolo Giovanni “credette” e racconta la sua esperienza nel vangelo che per noi è il segno in cui incontriamo e vediamo Risorto il Gesù crocifisso.
Credere nel Cristo Risorto è trasformazione (graduale, la fede è dinamica e non ideologica) di tutta la persona. La risurrezione non riguarda solo la fase terminale dell'esistenza, la morte biologica. Pensiamo infatti che “ogni perdita è una forma di morte o, potremmo dire, la morte è solo l’ultima forma di perdita” (L. Freeman).
Vivere l'esperienza della risurrezione nella propria vita (“siete risorti con Cristo”, scrive Paolo ai Colossesi) è annunciare oggi – con azioni, gesti e parole – la speranza che la storia personale e dell'umanità non è insensata e che l'esito finale non è il nulla. Infatti, la fede cristiana è vuota se esclude il credere nella risurrezione.
In attesa della pienezza-compimento, vivere il presente da risorti è dire, davanti ai tanti sepolcri, che la vita è più forte e che ognuno può contribuire alla sua affermazione. E questo richiede un coinvolgimento personale: introdurre nel momento presente, ovunque possibile, gesti e parole di vita che siano tenerezza, compassione, riconoscimento rispettoso, comprensione, condivisione, ascolto, accoglienza, servizio… Sono esplicitazioni dell'amore e della fraternità, elementi necessari affinché la libertà e l'uguaglianza non si corrompano nei loro contrari e, in tutto, prevalga l'umano.
Questo certamente richiede un lavoro personale all'insegna del graduale e mite distacco dal proprio io assolutistico per fare posto all'alterità, smilitarizzando il proprio cuore.
La fede è una scommessa (Pascal), è speranza di un mondo “altro”. Di fronte all' “inverno nucleare” (armi atomiche), all' “estate incandescente” (crisi climatica) e alle disuguaglianze planetarie, la speranza si traduce in scelte che costruiscono vita e pace, oggi e nel futuro (disarmo, riduzione dell'uso dei combustibili fossili, stili di vita sostenibili, dialogo rispettoso, giustizia sociale e internazionale). L'alternativa sono le scelte che costruiscono, oggi e nel futuro, la morte e le guerre, a cominciare dall'aumento delle spese per armamenti passando dagli ulteriori investimenti energetici inquinanti per finire alle politiche nazionalistiche ed espansionistiche.
Eppure, spes contra spem, camminiamo cantando: “Gerusalemme è piena di canti / (…) / Cristo è risorto per tutti, o fratelli, / l'albero verde del nuovo giardino: / or la natura ha finito di gemere, / la vanità della morte è finita. / “Ecco, io apro i vostri sepolcri, / farò entrare in voi il mio spirito, / aride ossa, sorgete a rivivere: / riconoscete che io sono il Signore!”. / Egli qui resta con noi per sempre; / facciano corpo intorno allo Spirito / tutte le vittime giuste del mondo; / anche la terra riprenda il cammino.” (Turoldo).
(17 aprile 2022 – Domenica di Pasqua)
Nunzio Marotti
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