Caro direttore,
da affezionato del Festival devo dire che anche a me questo particolare capitolo elbano della guerra scatenata da Putin ha messo un po' tristezza. E lo dico subito, non mi meraviglia nemmeno che le cose siano andate così. Concordo con te che la musica, come l'arte in generale, dovrebbero essere lasciate fuori dalle cose brutte del mondo. Nascono per unire e non potrebbero essere arruolate in una guerra che tutti guardiamo con sgomento. Quindi escludere o pretendere "giuramenti d'infedeltà" agli artisti russi per un'invasione di cui non hanno alcuna responsabilità, è una cosa obiettivamente molto triste. E' umiliante per gli artisti esclusi, ma dovrebbe esserlo anche per chi lo chiede. E' una deriva senza fine, anzi già a buon punto, visto che sono stati annullati seminari dedicati a Dostojevsky (anche se poi ripristinati dopo le polemiche). Non mi sorprenderei che in questo delirio innescato dalla guerra prima o poi qualcuno inizi a levare dai programmi dei concerti le musiche di Ciajkovsky, Prokofief o Shostakovtich solo perchè russi.
Eppure.. pensiamoci un attimo. La musica ha una particolarità, che è anche la ragione del suo fascino: ai concerti è suonata e ogni volta ricreata nella sua bellezza immortale da artisti in carne ed ossa, che non vivono in un mondo parallelo. Quando li senti suonare è assurdo chiedersi, per un attimo, se pensano che sparare sui civili o invadere un paese sovrano sia legittimo e non li turbi? Io credo di no, è umano in questa situazione. Possiamo essere certi, me lo chiedo con angoscia da grande appassionato di musica, che non sarebbe risultato sgradevole o imbarazzante per tutti, non solo per l'ucraino Edelman, far suonare un'orchestra russa facendo finta che questa assurda guerra non ci sia?
E' una questione delicata, che si è già posta alla Scala, il teatro più famoso del mondo. Al maestro Valery Gergiev, uno dei più grandi direttori d'orchestra del momento, è stato chiesto di fare una dichiarazione contro la guerra, ma siccome il maestro è notoriamente amico di Putin, si è rifiutato di farla. Risultato: Gergiev non andrà più alla Scala, e non so chi ci perde di più. Così a occhio direi la Scala.
Il soprano russo Anna Netrebko, anche lei straordinaria artista, dopo un personale e rispettabilissimo tormento, la dichiarazione l'ha fatta. Lei continuerà a cantare alla Scala e in tutti i teatri del mondo. Umiliante, triste? Ovvio che sì. Soprattutto conoscendo il grado di libertà che c'è in Russia.
Per un artista di un paese dove la parola guerra è vietata e si arrestano le persone perchè portano ai piedi scarpe giallo-blu, dire di non essere d'accordo con il proprio governo è un problema molto grosso, si rischiano vita, libertà, carriera.
Per chi vive in una democrazia è tutto più facile. Ogni artista, ogni persona, può dire di non capire la guerra che il proprio paese fa e dare solidarietà agli aggrediti. Proprio per questo le precisazioni di Edelman non mi hanno convinto del tutto, mi sembrano lacunose. Posso capirne le motivazioni, comprendo anche la sua personale sofferenza per la rottura di un sodalizio che solo all'Elba dura da 25 anni. Ma mi chiedo: è stato proposto a Bashmet (NDR: in foto) di partecipare facendo una dichiarazione contro la guerra? Si è rifiutato? O si è dato per scontato che Bashmet e la sua orchestra si sarebbero rifiutati di fare quello che il direttore Rossi chiama giustamente "un giuramento di infedeltà" alla Russia e al suo governo?
Mi colpisce un po' la spiegazione propagandistica di Edelman: "La posizione del Festival - afferma - è chiara e limpida: non siamo in nessun modo contro gli artisti russi, ma solo contro l’attacco del governo russo all’Ucraina. Alla luce di questo, chi non si trova d’accordo con la posizione del Festival, come lo stesso M° Bashmet, non può essere considerato “escluso”, perché va da sé che egli stesso non ha più alcuna intenzione di partecipare ad una manifestazione che ha espresso una posizione opposta alla sua".
Vuol dire che Bashmet è convinto che la guerra è giusta e Putin ha fatto bene a farla? O semplicemente che Bashmet non può esprimere la sua opinione, come accade a tutti i russi? C'è insomma qualcosa di non detto in questa vicenda. Ed è proprio questo che lascia l'amaro in bocca. Perchè l'unica cosa chiara è che la guerra avvelena tutto, toglie di mezzo la ragione e fa diventare la propaganda l'unica forma di espressione corrente.
Personalmente, non avendo dubbi su chi è l'aggressore e l'aggredito in questa guerra, e non coltivando quella che a me pare l'insostenibile leggerezza dell'equidistanza, (ossai nè con Putin nè con la Nato), posso dirlo: proprio perchè la guerra non deve invadere la ragione, mi sarebbe piaciuto rivedere e risentire Bashmet e la sua ottima orchestra. Un'occasione persa. Con un po' di amaro in bocca, come dice il direttore, seguirò il Festival anche quest'anno.
Bruno Miserendino
PS: Che poi, non è la cosa più bella poter discutere in libertà?
Un grazie sempre a Elbareport, che infatti, se fosse in Russia, sarebbe già chiusa da un pezzo.