Gesù Risorto appare ai suoi amici per “la terza volta”, come racconta il vangelo di oggi. Simbolicamente il tre qui indica che si tratta di una presenza abituale: il cristiano vive nella consapevolezza della presenza amorosa di Cristo vivente e operante nella storia.
Nel testo troviamo un altro numero. Delusi dalla pesca infruttuosa, fidandosi della parola di quell'uomo che ancora non avevano riconosciuto, i discepoli gettano la rete dall'altra parte e raccolgono “centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò”.
Il numero 153 non è indicato a caso e il valore simbolico ha molte interpretazioni. Riprendo qui quella di Girolamo secondo cui si parla di tutti gli uomini e tutti i popoli (153 erano le specie di pesci conosciute dagli zoologi), e possiamo aggiungere che indica una totalità differenziata (il numero 153 è la somma dei numeri da 1 a 17) con un rimando alla bellezza e alla bontà (secondo il valore numerico delle lettere dell'alfabeto ebraico, la parola tov ha il valore 17, e, come detto, sommando i numeri da 1 a 17 si ottiene 153).
Quello che è certo dell'insieme del messaggio cristiano è il suo carattere universalistico e rispettoso delle diversità, che sono belle e buone (racconto della creazione) e che hanno la possibilità di convivere positivamente (la rete che li contiene e non si squarcia).
La convivenza “umana” richiede che gli uomini, e non solo i cristiani, si convincano della comune appartenenza all'unica famiglia umana. E da questa consapevolezza far scaturire azioni conseguenti, relazioni di riconoscimento reciproco, di dialogo, di cooperazione per affrontare e risolvere i problemi dell'umanità. Tutto questo ha un nome: amore (o, per evitare di scadere nel romanticismo o sentimentalismo, solidarietà, intesa come “ferma determinazione di operare per il bene comune”, come scriveva Giovanni Paolo II nel 1987).
La coscienza di comune appartenenza all'umanità non nasce improvvisamente. E' un percorso educativo, che non trascura la dimensione spirituale.
Importante è la conoscenza razionale, eppure, come è possibile constatare nella storia generale e anche in quella personale, risulta insufficiente. Le vicende anche recenti ci fanno dire che dovremmo essere mossi da una necessità biologica di sopravvivenza nostra e delle nuove generazioni (armi nucleari, crisi climatica, emergenza sanitaria, distruzione della biodiversità, crisi idrica e alimentare). Ma a questo livello – neppure tanto diffuso e apparentemente incapace di organizzarsi in cambiamento socioculturale – l'elemento prevalente sarebbe la paura.
L'essere umano ha a disposizione una via che qualcuno chiama “sapienza universale”. Una via accessibile a chiunque. La conoscenza di sé e delle proprie dinamiche, l'andare al centro dell'essere, l'attenzione e la consapevolezza, l'unificazione personale e con il tutto... costituiscono elementi spirituali (e non riduttivamente psicologici) presenti nelle consolidate tradizioni religiose e non religiose. La vita dello spirito – al pari del corpo e della mente razionale – è essenziale all'uomo. Come l'aria è necessaria al corpo e il pensiero alla mente, così la meditazione-contemplazione è essenziale allo spirito. E' a questo livello che si sperimenta l'unità con sé, gli altri, il creato e, per i credenti, con la Realtà Suprema (dai vari nomi). E' a questo livello che perdono definitivamente significato i muri, le barriere, le separazioni... opera dell'io diviso.
Un mondo aperto e accogliente richiede una trasformazione personale che, con umiltà e mitezza, superi ciò che è disumana costruzione dell'uomo ancora non svelato a sé e al mondo.
La risurrezione (rinascita, risveglio) indica che tutto questo non è inaccessibile e che la libertà dello spirito è possibile.
(1 maggio 2022 – 3 Domenica di Pasqua)
Nunzio Marotti
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