Dai prossimi giorni sarà in libreria «Sulla murella», un libro di 112 pagine scritto da Boris Catta e Silvestre Ferruzzi. È un dialogo immaginario tra due diverse generazioni (1935 e 1976) che si svolge sulla «murella» della Piazza del Castagneto di Poggio, affacciata verso la verdeggiante vallata e il mare. Nel dialogo si snodano i fatti, le storie umane, gli aneddoti, la memoria «pucinca» tra la fine degli anni Trenta e la fine dei Cinquanta, periodo nel quale Boris Catta – figlio di scalpellino giunto dall’Appennino tosco-emiliano, poi giovanissimo attendente di Hugh Whitaker nella fiorentina Villa Papiniano dal 1948 al 1949 – visse a Poggio prima di trasferirsi definitivamente in Lombardia, sul Lago Maggiore.
«Sulla murella» è un continuo scambio di pensieri, di epoche, di volti, di storie che concorrono, in uno spaccato paesano, a delineare un minuscolo ma pur sempre significativo «theatrum mundi».
Un semplice mondo che le parole di Boris Catta illustrano come meglio non si poteva:
«Rivedo il cielo e la terra dei miei primissimi anni, il suo odore della vigna e della macchia, il verso dell’assiolo, alterno, come un singulto funebre. I pipistrelli diabolici volavano nel cielo azzurro e una falce di luna illuminava Monte Capanne, nell’aria sempre più chiara. La distesa verde della valle e della campagna, a perdita dello sguardo. In quello spettacolo c’era l’umiltà, il bene del mio essere, l’obbedienza e il sacrificio per la natura. Il vento pieno di aromi apriva il petto al respiro. Ricordo la casa dove abitai, ora non c’è più; ma non ha importanza. Importa quello che di un luogo si ama. Come un amante innamorato non mi stanco di ricordare, e sento la malinconia. Il destino si serve di piccole cose per grandi fatti; ed è così che ho voluto inserire nel mio racconto con te, Silvestre, un altro pezzo di me stesso. Che serva o no, penso, tutti abbiamo bisogno di rivelarci, nel bene e nel male; importante è con chi. Questa è la mia storia, come di tanti altri».