Una storia di incontri, quella raccontata dal giornalista toscano JACOPO STORNI nel suo libro "Fratelli, viaggio al termine dell'Africa".
Un viaggio in Ogaden, nel corno d'Africa, avamposto somalo in Etiopia, incontro con la guerra in corso, con la fame, col passato coloniale italiano fascista e soprattutto incontro con Mohamed (che sarebbe come chiamarsi Salvatore dalle nostre parti o Jesús nei Paesi di lingua spagnola).
Coetaneo di Jacopo, Mohamed che conosce l'inglese, diventa per caso l'accompagnatore-traduttore del viaggio del giornalista fiorentino, determinato a raccontare i soprusi subiti da dalla popolazione somala e ignorati dal mondo occidentale.
Al di là della prigionia itinerante di 15 giorni in che i due ragazzi subiscono una volta entrati in contatto con l'esercito etiope, il libro è un'occasione per riflettere su differenze e somiglianze delle culture, per smussare incomprensioni, per capire soprattutto le diverse accezioni della parola 'felicità'.
Poesia tramandata oralmente come aspetto centrale della vita somala, la sacralità dell'ospite anche nella miseria, viaggio che fai fuori che ti cambia dentro.
La paura della prigionia.
Il velo - scelto- "come il reggiseno della cultura occidentale", l'anfetaminica pianta di chat (esportata clandestinamente in Europa) per calmare i morsi della fame e stordirsi. Dopo due settimane uno specchio prima della liberazione rivela un'altra persona, fuori e dentro.
"Puoi andare" gli dice finalmente l'uomo dei servizi etiopi.
Dieci anni dopo, seconda parte del volume, un fatto casuale riporta la memoria dell'autore a quelle vicende, nel frattempo FB consente di cercare persone e volti, e apprendere da un fratello che Mohamed non fu liberato come lui, ma torturato per alcuni giorni, sfuggito e ora rifugiato in Somalia.
Il senso di colpa è forte, tanto da indurre Jacopo a fare di tutto per rintracciare Mohamed, con successo.
La prima idea e quella di favorirne l'arrivo regolare in Italia, per altro praticamente impossibile per le garanzie economiche richieste e i vincoli burocratici; poi l'incontro ad Addis Abeba, e la scoperta che il desiderio del fratello Mohamed - come di gran parte dei cittadini africani- non è quello di essere costretti a migrare (per lo più nei Paesi limitrofi) ma di intraprendere qualcosa nel proprio Paese, conservando la propria cultura, nel solco di quella dignità africana disegnata dal poeta e Presidente del Senegal (1960-1980) Leopold Senghor col movimento della 'negritudine'.
L'epilogo del libro - reportage, e della vicenda reale, sarà un passo avanti nella comprensione reciproca di due fratelli nati per caso dall'altra parte del mondo.
L'autore sarà presentato dal giornalista di Elbareport Carlo Rizzoli.
Appuntamento alla Libreria MardiLibri sabato 23 luglio alle ore 19,00.