Chiunque ha la possibilità di fare del bene agli altri. Mai dimenticarlo.
Ricavo questo motivo di speranza dalla lettura del vangelo di oggi.
Il bene fatto da chi, per ragioni diverse, si è dedicato al male non andrà perso e costituirà un segno indelebile nella sua esistenza.
Non è difficile individuare nei nostri ricordi volti di persone che hanno compiuto gesti di generosità, distogliendo, anche solo per una volta, lo sguardo da se stessi, dal proprio interesse egoistico o dall'indifferenza pervasiva.
Le vittime di un terremoto ricorderanno per sempre la volontaria spontanea raccolta di denaro fra i reclusi di un penitenziario. E memoria grata avranno i bambini brasiliani adottati a distanza e messi nelle condizioni di frequentare la scuola, di mangiare e giocare con i coetanei. Non lo dimenticheranno certamente i loro genitori, che nelle povere abitazioni del villaggio, avranno rivolto una preghiera a Dio .
E che pensare di questi giovani, passati dalla dipendenza delle sostanze, partiti alla volta di un Paese africano per prendersi cura dell'educazione dei ragazzi di strada.
Anni fa, attorno ad un bambino cerebroleso in vacanza con la famiglia, si riunirono quasi cento persone, dai 14 agli 80 anni, per alternarsi nella terapia consistente in una ginnastica continua per sei o otto ore al giorno. Persone provenienti da percorsi di vita diversi, alcuni non tanto limpidi e lineari. Eppure, tutti furono generosi.
Il bene è possibile ad ognuno. In ogni situazione. E mai succeda che qualcuno si autoescluda, pensando che sia inutile fare il bene dopo aver fatto il male.
Al termine della parabola, Gesù dice: “fatevi degli amici”. Le azioni buone creano relazioni positive, grazie alla forza intrinseca del momento presente, mai condizionata dal passato. In più, chi riceve il bene entra nella modalità del debitore che avverte il bisogno di aggiungere il proprio personale tassello al mosaico del bene.
Il bene è presente più di quanto si pensi, basta aprire gli occhi, anche se il suo contrario forse ha amplificatori più potenti. E su quest'ultimo aspetto, mi sembra particolarmente opportuno richiamare un brano dell'enciclica “Fratelli tutti” (n.75), in cui Francesco parla della tendenza <<a un permanente squalificare tutto, al costante seminare sospetti propagando la diffidenza e la perplessità. All’inganno del “tutto va male” corrisponde un “nessuno può aggiustare le cose”, “che posso fare io?”. In tal modo, si alimenta il disincanto e la mancanza di speranza, e ciò non incoraggia uno spirito di solidarietà e di generosità. Far sprofondare un popolo nello scoraggiamento è la chiusura di un perfetto circolo vizioso: così opera la dittatura invisibile dei veri interessi occulti, che si sono impadroniti delle risorse e della capacità di avere opinioni e di pensare>>.
(18 settembre 2022 – XXV Domenica Tempo Ordinario)
Nunzio Marotti
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