Il vangelo di questa domenica riporta l'episodio della guarigione dei lebbrosi. Un invito a riflettere su due aspetti. Il primo è la gratitudine come segno della salvezza e il secondo è l'apertura universalistica della salvezza.
Dei dieci lebbrosi sanati solo uno torna a ringraziare Gesù. Tutti sanati, liberati dalla loro oppressione, ma solo uno è veramente salvato in quanto riconosce il Salvatore e il suo dono gratuito. Ringraziare è l'opposto del pretendere, del ritenersi meritevoli di qualcosa, sempre in credito verso tutto e tutti, mai aperti alla gratuita generosità. “La tua fede ti ha salvato!”, dice Gesù. La vita del lebbroso riconoscente è ormai cambiata e si svolge nella gioia del dono accolto e condiviso; insomma, un'esistenza bella e buona (che non significa non avere problemi e criticità, ma capacità di affrontarli senza esserne oppressi, grazie anche al sostegno di altri generosi). Vivere nella logica del dono è espressione di vita riscattata dalla dittatura dell'ego e aperta al “noi”.
Dal brano emerge pure l'universalità della salvezza che Dio offre a tutti. Non a caso, il lebbroso grato è un samaritano, un uomo considerato impuro (lontano da Dio) dai giudei. La salvezza è un dono gratuito che richiede solo la capacità di accoglienza. Non è possibile vantare diritti, tradizioni, abitudini: è necessario fidarsi della parola di Dio e lasciarsi coinvolgere nell'avventura con Cristo, uomo perfetto, nel vortice dell'amore sconfinato e incondizionato che non esclude nessuno.
(9 ottobre 2022 – XXVIII Domenica Tempo Ordinario)
PS - “La tua Parola mi scuote / parlando del Dio amico dell'uomo / dono per tutti / anche ai lontani, / Vorrei stare ai tuoi piedi / nutrirmi di Parola / e poi correre / libero e forte / dire e fare l'umano nel mondo / solo donando.” (n.m.)
Nunzio Marotti
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