Chi scrive nel 68 aveva 20 anni giusti, l'autore del libro che tratta un po' meno (17), ed erano entrambi collocati su diverse isole dell'incasinatissimo (allora perfino più di oggi), arcipelago della sinistra.
A pieno titolo quindi due sessantottini, che si ritrovano a ragionare, più di mezzo secolo dopo quella stagione, in cui tutto si rimetteva in discussione, ma soprattutto degli anni che l'hanno covata, e di quelli che l'hanno seguita, partendo dal libro che Riccardo Osano ha titolato "Vengo anch'io! No tu no!", ma che poteva tranquillamente essere sottotitolato "Note di una saga familiare ed appunti autobioografici; come si forma di un educatore".
E la chiacchierata guidata dalle pagine del volume (che sarà presentato il giorno 11 Novembre alle ore 18 nella Sala della Gran Guardia di Portoferraio) si volge in intervista:
- Allora, partiamo dal titolo -
- Saprai che è quello di una canzone di Jannacci, quando l'ho sentita la prima volta ero un ragazzino e mi è sembrato un inno di protesta per tutti i diversi ed emarginati del mondo e la canzone è diventata per me una bandiera da sventolare
- Il racconto della tua vita da bambino fino a diventare un insegnante fa da tre d'union ad appassionanti storie a partire dal tuo nonno paterno -
- Siamo a fine Ottocento, è uno spaccato della vita da servi della gleba dei contadini italiani, in questo caso astigiani, costretti ad emigrare per cercarsi un futuro, nel caso del mio nonno in Argentina -
- Poi parli delle lotte operaie a Torino negli anni '20 -
- Tutto tramite la mia zia paterna, nata a Buenos Aires e poi diventata attivista socialista nella città di Torino. Lei è stata un punto di riferimento fondamentale nel mio percorso di crescita anche politica -
- Subentrano poi i tuoi genitori -
- Uno spaccato della vita di quei tempi ed in particolare nel periodo della Seconda guerra Mondiale dove mia madre ha avuto pure un'esperienza da partigiana -
- Quindi arrivi al fatidico '68 -
- Ho cercato di mostrare come lo hanno vissuto i giovani come me che si sono tuffati nella lotta anima e corpo. C'era, sì, anche "l'immaginazione al potere ", ma in quegli anni si sono vissuti momenti fondamentali per l'emancipazione dell'uomo, basti pensare allo Statuto del Lavoratori che ora vorrebbero ridurre a parole soffiate al vento e non mancano le mie prime esperienze sentimentali vissute sempre con lo stesso ardore -
- Perchè concludi il romanzo alla tua prima supplenza come insegnante? -
Perchè era l'obiettivo che mi ero riproposto sin da giovane ed il suo raggiungimento ha poi segnato definitivamente il percorso della mia vita -
- Hai dedicato questo libro in particola ai giovani del nuovo millenio...-
- Sono stati, e lo sono tutt'ora, troppo maltrattati e forse molti di loro hanno perso fiducia nel loro futuro. Il libro mostra loro che, anche se ci si sente "diversi ed emarginati", si può avere la meglio per un futuro a dimensione umana dove solidarietà e pace non siano parole al vento -
Riccardo Osano - Sergio Rossi