Il vangelo di questa domenica presenta Giovanni il Battista, ultimo dei profeti e precursore del Cristo.
E' l'uomo che grida la verità, quella che scomoda chi saccheggia gli altri per proprio vantaggio, siano singoli o gruppi o Stati. La verità, come ricorda il profeta Isaia, è il sogno di Dio per l'umanità: la fraternità universale e l'armonia con il creato. Una verità che denuncia, in contrasto, i progetti disumani di chi non ama se non se stesso.
L'uomo è chiamato a scegliere da che parte stare. Il richiamo profetico al primato di Dio significa ri-orientamento da progetti di vita fondati sull'ego, individuale o di gruppo, a scelte in favore dell'uomo, di ogni uomo (e, quindi, anche di se stesso). Ed è una decisione che comporta cambiamenti e rinunce. Non basta, per esempio, essere nati in un contesto culturale religioso (“Abbiamo Abramo per padre”, pensano i farisei di ieri e di oggi): è necessario assumere la fraternità universale come prospettiva di vita e criterio di pensiero e di azione. Insomma, pensare e sentire come Cristo (Paolo).
Affinché non si riduca a teoria senza frutti, tutto questo richiede l'esperienza del “deserto”, sulla linea del Battista e dello stesso Gesù. E' Dio stesso che conduce nel deserto, luogo dove manca tutto, dove scompaiono le idee-ideologie e le opere dell'uomo. E' il luogo, o meglio: l'esperienza, dove si fanno i conti con il proprio io profondo. Soprattutto, è l'esperienza del superamento di ogni separazione, alla luce del legame con tutti e tutto. E' l'esperienza della sorgente di tutta la realtà, dell'energia creatrice e trasformatrice cantata dalle tradizioni religiose e spirituali. Personalissima e al tempo stesso universale, è l'esperienza del Tu. Quel Tu indicato dal battesimo-immersione nell'acqua del Battista. Quel Tu a cui si è uniti nel profondo per il battesimo-immersione nello Spirito e fuoco del Cristo, e che nell'amore ci lega a tutte le altre creature.
L'esperienza del deserto, allora, è feconda per chi la vive. E, come il cavernicolo del mito platonico, diventa testimone – sempre imperfetto e sempre umile – e, per puro amore, aiuta altri a scoprire la verità. Da millenni questa è la dinamica della tradizione, del tramandare alle generazioni l'esperienza della verità (la comune appartenenza e relazione, la fraternità) e della sua forza (l'amore-nonviolenza). In tempi di crisi religiosa, non è questo nucleo veritativo ad estinguersi; sono le forme storiche che lo rappresentano e che, non più adeguati alle nuove culture, hanno bisogno di essere riformate, perché il fuoco possa propagarsi e rinnovare uomini e mondo.
Abbiamo bisogno, oggi, di ascoltare chi ci riporta all'essenziale, costruisce ponti e non muri, accoglie e non rifiuta, rispetta e non violenta, cura e non distrugge, condivide e non accumula, include e non esclude.
Ciascuno può fare la sua parte, anche se non è facile. Ma, come diceva Martin Luther King, “Non hai bisogno di vedere l'intera scalinata. Inizia semplicemente a salire il primo gradino”.
(4 dicembre 2022 – II Domenica di Avvento)
PS – Il 5 dicembre 1955 M.L.King guidava il boicottaggio dei mezzi pubblici quale protesta nonviolenta contro la segregazione razziale negli Stati Uniti. Sei mesi dopo, la segregazione razziale sui bus fu dichiarata incostituzionale.
Nunzio Marotti
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