Cosa pensare e come vivere in tempi di crisi? Dove attingere ragioni e forza per andare avanti senza abdicare alla propria umanità?
Domande che sempre si pongono, alle quali ognuno cerca di dare risposta.
La gioia è al centro di questa domenica.
Nel vangelo, Gesù richiama l'esperienza di persone marginali (ciechi, zoppi, sordi, lebbrosi, miseri) che ritrovano il gusto di vivere e gioiscono. Si rimanda a un testo attribuito al profeta Isaia (35,1-10), che mette in risalto la gioia del popolo che ritorna in patria per la fine della deportazione babilonese (VI secolo). I profeti, durante l'esilio, non avevano smesso di invitare alla speranza di tornare e ricostruirsi come comunità fondata sulla fede nel Dio liberatore e sulle sue parole di libertà (il Decalogo). Ora, sulla via del ritorno, il popolo, e con lui la terra e i deserti, è chiamato a rallegrarsi, ad essere felice, ad avere coraggio perché Dio non lo ha abbandonato e non lo abbandonerà. Israele ha capito che non può essere come gli altri popoli che ripongono la fiducia nella potenza militare ed economica. Israele deve affidarsi a Dio e seguire le sue vie, deve credere che il suo progetto è la pace fondata sulla giustizia e la libertà, tenute insieme dalla fraternità. Il desiderio di Dio è avere uomini liberi.
In tempi percepiti come difficili, anche il credente si domanda cosa stia facendo Dio. E' tentato di scandalizzarsi del Cristo, mite e umile, che fedele alla sua missione va deciso verso l'estrema condanna politica e religiosa. E ora sembra che dorma mentre la barca sta affondando.
La fede cristiana è difficile proprio per l'esperienza della croce. E' credere che, per proprie vie, il Dio della vita realizza le sue promesse. E che per questo ha bisogno di uomini e donne che, come i profeti, sappiano resistere nella pazienza. Quest'ultima non è rassegnazione. E' consapevolezza della realtà, capacità di scorgere la venuta di Dio tra le pieghe della storia, coraggio di credere nella forza dell'amore (riconoscimento dell'altro, compassione, accoglienza, nonviolenza...). La pazienza è restare fedeli a tutto questo, nel proprio piccolo e in unione con altre persone, a partire da quelle ai margini della società. Pazienza è seminare speranza, testimoniando, per quanto possibile, un modo di vivere umano, anche realizzando opere segno di un altro mondo possibile e necessario. Con Isaia dicendo agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, viene a salvarvi”. E rendendo robuste le fiacche mani e salde le vacillanti ginocchia, perché le nostre mani e i piedi, la mente, il cuore e la voce possano essere le mani e i piedi, la mente, il cuore e la voce attraverso cui Dio opera per far circolare vita.
Così, si accoglie il regno dei cieli che è accogliere la vita di Dio stesso, il suo Amore gratuito e universale, l'annuncio che Dio è per l'uomo e che, per ognuno, si è fatto uomo in Gesù, il quale condivide la storia umana, la fermenta affinché il mondo si costruisca come realtà divina, ricca di amore, di riconoscimento della comune origine (paternità divina) e della fraternità senza discriminazioni.
(11 dicembre 2022 – III Domenica di Avvento)
Nunzio Marotti
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