“Noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana”. Questa frase di Teilhard de Chardin (prete e scienziato) introduce al vangelo di oggi, in cui Giovanni il Battista indica Gesù, uomo dello Spirito che immerge (battezza) nello Spirito.
Lo Spirito Santo è la vita stessa di Dio, la relazione amorosa fra Padre e Figlio che quest'ultimo ha svelato attraverso gesti e parole. In questo Spirito l'uomo è immerso e nasce come io spirituale, ricongiungendosi con la fonte divina ed esprimendo un'esistenza segnata dall'amore universale e, al contempo, concreto. In tal modo vive il suo essere immagine di quel Dio il cui Volto è mostrato da Gesù.
Il compimento dell'opera di Cristo è il dono dello Spirito (che la comunità cristiana annuncia in modo speciale a Pentecoste): Dio si comunica-dona per farsi nostra vita. Così l'uomo è figlio di Dio e “tempio dello Spirito Santo”.
Se lo Spirito, realtà invisibile, resta in qualche modo nelle “retrovie”, è possibile rendersi conto dei frutti della sua azione. Nella lettera ai Galati (5,22), Paolo li elenca: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Sintetizzando, l'uomo che si lascia guidare dallo Spirito di Dio (pneumatikos) vive relazioni di fiducia e gratitudine (figlio di Dio) e di fraternità e cura (fratello di tutti).
Il cammino dell'io spirituale è graduale. Richiede il superamento dell'io “carnale”, cioè dell'io guidato dall'istinto, dall'incoscienza, dall'egoismo. Per questo, come il Maestro, è necessario attraversare la “morte” (distacco dall'io “carnale”) per rinascere, nell'esperienza umana, alla vita nuova dell'essere spirituale, che ha criteri di giudizio e di azione contraddistinti dall'amore universale, che guidano le relazioni con se stesso, con i beni e con gli altri.
In ogni tempo e in ogni tradizione spirituale si trovano uomini pneumatikos, capaci di silenzio e attenzione per ascoltare la voce dello Spirito, Maestro interiore. Si pensa che siano esseri fuori dalla storia e dal mondo concreto. Non è così. Si tratta di persone che, come Gesù, sono spinti dallo Spirito nel “deserto” e “tentati” nei vari ambiti dell'esistenza sociale.
Uno di questi è Dag Hammarskjöld (1905-1961), uomo politico svedese che, nel 1953, divenne Segretario generale delle Nazioni Unite in anni in cui si trovò ad affrontare questioni complesse e delicate per la pace mondiale. Il suo Diario, pubblicato postumo, mostra il suo cammino-pellegrinaggio interiore, alla scoperta di sé, del senso della vita e della spiritualità cristiana. Un'opera la cui lettura potrebbe risultare utile anche in questo tempo.
(15 gennaio 2023 – 2 Domenica Tempo Ordinario)
PS - “Ciascuno di noi si porta dentro un nocciolo di quiete, circondato di silenzio. Questo palazzo, dedicato al lavoro e alla discussione al servizio della pace, deve avere una sala dedicata al silenzio, in senso esteriore, e alla quiete in senso interiore. L’obiettivo è stato creare in questa saletta un luogo le cui porte possano essere aperte ai terreni infiniti del pensiero e della preghiera. Secondo un antico detto, il senso di un vaso non è il suo guscio, ma il vuoto. In questa sala è proprio così. La sala è dedicata a coloro che si recano qui per riempire il vuoto, con ciò che riescono a trovare nel loro centro interiore di quiete” (Dag Hammarskjöld, discorso in occasione dell'inaugurazione della sala meditazione da lui voluta nella sede dell’ONU a New York, per sottolineare l’importanza della dimensione spirituale della vita umana).
Nunzio Marotti
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