Cristo è il nuovo Mosé. Il vangelo domenicale sottolinea questa novità: Gesù riporta la legge alla sua sorgente, che è Dio della vita più che Legislatore. Gesù rinvia a un'esperienza relazionale, dinamica, che fa evolvere la coscienza.
“Io vi dico”: il Cristo si rivolge alla coscienza di ognuno, a quel “sacrario” dove è presente la Fonte della legge che comunica energia per poter crescere, come afferma Paolo, fino alla statura di Cristo e arrivare a dire: “Non sono più io che vivo ma Cristo in me”. Questo è il cammino spirituale personale, faticoso a causa delle nostre abitudini, vissuto nella comunità, anch'essa talvolta affaticata, troppo teorica e poco dinamica.
L'aprirsi della coscienza (lo spirito umano) all'azione rinnovatrice dello Spirito universale rende capaci di agire conseguentemente, diffondendo, sostenendo e promuovendo vita. Chiudersi, al contrario, vuol dire persistere in sovrastrutture dell'ego che separano e occultano il vero Sé, l'autentico Io da sempre sognato e amato dallo Spirito divino. Così l'ego, elemento necessario, assume un potere dispotico, una condizione che può riguardare chiunque e manifestarsi anche negli uomini religiosi. Qui, talvolta, le appartenenze oscurano l'Appartenenza, tanto che la violenza, anziché contro le proprie tendenze egoistiche (possesso), si riversa contro gli altri.
Si può avere fiducia nell'uomo? La fiducia è nell'uomo che non trascura la dimensione spirituale, nell'uomo che si apre all'azione dello Spirito, nell'uomo che si lascia trasformare dall'energia dell'amore, nell'uomo che vive la sua vita nella logica del dono ricevuto e condiviso. Questa evoluzione della coscienza (che ho chiamato Appartenenza) è possibile a ognuno e trascende le appartenenze parziali per aprire all'armonia (riconciliazione, com-unione) con il Tutto e il tutto (sé, altri, natura).
(12 febbraio 2023 – 6^ Domenica Tempo Ordinario)
PS – Ringrazio un lettore di questa rubrica per aver commentato la riflessione della scorsa settimana, ponendo questioni su cui dialogare ma, come è ovvio, non in questa sede. A proposito di “fiducia”, qualcosa ho detto qui sopra, e comunque credo che, per affrontare questi temi, occorra un'attenzione incondizionata alla “totalità” dell'esperienza umana. Per quanto riguarda l'Antico testamento, una delle tantissime introduzione alla Bibbia può rispondere a dubbi di carattere culturale (contestualizzare i testi nella cultura del tempo, come si fa per le opere antiche). Infine, non posso non concordare sulla condanna delle azioni disumane compiute nella storia “in nome di Dio” (da parte di ogni tipo di potere, anche religioso, e in nome di qualsiasi “dio”), azioni che devono essere oggetto di seria ricerca storica affinché l'uomo di ogni tempo possa capire la radice che le accomuna e che continuamente tenta l'essere umano e le culture.
Nunzio Marotti
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