È incredibile quanto ogni pietra, ogni sasso, ogni mattone, perfino i cubilia romani, ci parlino, abbiano qualcosa da raccontare, ancora, dopo tanti secoli, a noi elbani che le nostre zone le conosciamo bene.
Calcare rosa di Punta Pina, lì vicino, calcare bianco, qui sotto, serpentino verde, dappertutto fino al Volterraio e oltre in territorio riese, la composizione della malta cementizia che straordinariamente ricorda quella delle fortezze medicee, laterizi erosi dal vento e dal tempo come quelli di Forte Stella, e così via. Non ci rimane molto di questo edificio dalla doppia anima, metà costruito esattamente come la Villa romana delle Grotte, metà ottocentesco, dal destino tanto vario quanti sono i secoli che ha trascorso.
Siamo prossimi alla fine, per questo invitiamo chi ancora non conosce la ... come vogliamo chiamarlo? Dipende chi è il nostro interlocutore, se portoferraiese DOC, se elbano distratto, o se elbano erudito ....Torretta demaniale e molti altri nomi più o meno nobili.
Inserito nel bel mezzo del Cammino della Rada, nel boschetto circondato da tanti bunker della Seconda Guerra Mondiale, è quasi sempre abbandonato, frequentato solo da chi non cerca compagnia.
Il suo suggestivo soffitto a vela sta tenendosi su con tutte le sue forze, le povere forze di chi, di cosa, ormai, ha perso non solo il proprio tetto, anche chi lo dovrebbe proteggere e mettere in sicurezza, ma invece lo ha abbandonato da tempo. E se ne è dimenticato. Non se ne sono dimenticati alcuni tecnici volenterosi, giovani architetti del DIDA di Firenze che lo hanno misurato e fotografato, giovani archeologi che lo hanno studiato, i volontari di qualche associazione culturale e ambientalista che lo visitano ripulendone la zona dalla vegetazione infestante, ma non basta.
Come si dice in altre occasioni, "cuore non vede cuore non duole". Fino al tonfo.
Le foto che pubblichiamo sono del 2019, adesso la situazione è peggiorata.