Pubblichiamo il primo capitolo di "Napoleone è partito" il libro di Alessandro Canestrelli.
Nello scritto si racconta appunto della partenza di Napoleone dall'Isola d'Elba il 26 febbraio dell’anno 1815.
1. La Partenza
Abbandonata l’ipotesi di un colpo di mano militare e politico verso l’Italia propostogli dai patrioti di diverse regioni e città italiane Napoleone decide definitivamente la partenza o per meglio dire la fuga dall’Elba.
La risoluzione è presa, oltre che per sua stessa volontà, anche su consiglio dei suoi più fidati ufficiali: egli sente sempre più pressante l’ostilità da parte delle nazioni vincitrici con l’imminente o supposto tale pericolo di un attentato o di un colpo di mano militare contro di lui. L’elenco delle ragioni, se non dei pretesti, è numeroso e vario; non passa giorno in cui navi da guerra inglesi, francesi o napoletane solchino minacciosamente i mari e bordeggino le coste elbane. Nessuno dei commi del trattato di Fontainebleau è stato rispettato; gli è negata la visita dell’imperatrice e del loro figlio - cosa della quale è molto amareggiato. Sono annullate le dotazioni economiche e finanziarie; mai erogate le somme e gli appannaggi pattuiti in sede di resa per il mantenimento suo e della corte del piccolo reame.
Anche le notizie che provengono dalla Francia determinano la decisione; in patria il malcontento per il governo borbonico restaurato è molto forte. La patria è occupata militarmente dalle potenze straniere alleate; la società è in una forte crisi economica e politica.
Molti francesi desiderano il suo ritorno...
L’Elba è letteralmente circondata da una fitta rete di spie e di controllori, che intercettano le sue corrispondenze. Sono interrogati tutti i suoi ospiti e visitatori nei porti di partenza e nei porti di arrivo, sia italiani, francesi o inglesi; non ha alcuna importanza la provenienza, tutti devono dimostrare la motivazione dell’arrivo.
Commercianti, artigiani e lavoratori sono interrogati da agenti della polizia; nel caso d’illustri visitatori, essi sono avvicinati per ricevere e recepire impressioni o racconti di ciò che accade nell’isola.
Nel caso di veri e propri interrogatori, le informative che partono per Firenze inviate dal generale Spannocchi governatore di Livorno riferiscono che all’Elba non va bene niente; i progetti sono fermi, nonci sono soldi (!) e il malcontento della popolazione è sempre più crescente, riferendosi alle notizie di gravi turbative contro le tasse a Capoliveri e Marciana Marina.
Intanto sir Neil Campbell, plenipotenziarioinviato dalle potenze alleate presso Napoleone, il suo controllore inglese, è lontano dall’Elba e nessuno ha modo di rientrare in continente, poiché Napoleone ha disposto che dall’isola non parta alcuna nave e che alcun naviglio attracchi nell’isola. Fondamentale è eludere qualsiasi sorveglianza. Il colonnello inglese soprannominato ‘la volpe maestra’ da qualche tempo si trattiene a Livorno per affari di cuore con una nobildonna toscana con la quale intrattiene una relazione.
Sembra andare tutto per il meglio nei preparativi della partenza, ma un’ultima sorpresa sopravviene quando è annunciato l’arrivo di una corvetta da guerra inglese; fortunatamente non è il colonnello a scendere nella darsena, ma sono alcuni ufficiali inglesi che si recano all’Elba per vedere l’imperatore e dal quale sono brevemente intrattenuti. Partiti questi ultimi alla volta di Livorno e assicuratisi che l’assenza di Campbell si sarebbe protratta, continuano i preparativi per la partenza del piccolo esercito napoleonico, la Petite Armée, con armi, bagagli, vettovagliamento, cavalli e cannoni.
Si studia accuratamente di frapporre un certo periodo fra la partenza e l’allarme che questa notizia comporterà a Vienna, dove le grandi potenze vincitrici sono impegnate, fra balli e ricevimenti, a riscrivere la carta d’Europa.
Il pomeriggio del 25 febbraio e la notte successiva, vigilia dell’impresa, si svolge un gran ballo nel salone della Villa dei Mulinisotto la regìa di Paolina Bonaparte con l’invito esteso ai più importanti cittadini dell’isola. La festa rientra nel mascheramento del piano predisposto ormai da tempo, ma è anche l’occasione di un saluto e del commiato generale.
La spedizione comprende circa un migliaio di uomini inclusi gli equipaggi e le truppe al seguito dell’imperatore. Sulla loro entità le fonti storiografiche non concordano; alcuni scrivono di circa settecento uomini, altri raccontano di milleduecento o milletrecento armati. Altre testimonianze più documentate riportano che la spedizione è composta di quattrocento granatieri della guardia, trecento fantaccini, trecento cacciatori corsi, cento cavalleggeri polacchi e duecento bersaglieri elbani, per un totale di milletrecento uomini.
Il Mellini Pons de l’Hérault, testimone oculare della partenza e al seguito dell’imperatore, scrive di seicento settanta unità armate. Testimone e partecipe egli descrive la scena della partenza con grande commozione. Racconta che tutti gli ufficiali si sono recati a salutare Madame Mère e la sorella Paolina; tutti ricevono gli abbracci mesti e commossi della popolazione. Soldati e ufficiali devono fendere una folla enorme che si è assiepata nelle strade e nella darsena di Cosmopoli napoleonica. Benché Napoleone abbia tenuto segreta la partenza, una gran folla si è riunita alla Villa dei Mulini, fin dal mattino; è evidentemente una giornata molto speciale.
Quale penna, si chiede nel suo libro di memorie il Pons sarà così eloquente da descrivere le emozioni di quella famosa giornata: “Era domenica il 26 febbraio dell’anno 1815.
L’orizzonte era disteso, il cielo senza nuvole, un venticello precocemente primaverile, diffondeva nella città il profumo soave delle piante odorifere delle quali il suolo dell’Elba abbonda: tutto annunziava una splendida, meravigliosa giornata”.
Alle sette della sera tutte le abitazioni di Portoferraio sono illuminate; l’imperatore in carrozza scoperta attraversa la città con al suo fianco il gran maresciallo Bertrand. Si dirige verso il porto, dove lo attende il canotto dei marinai della Guardia per salire sul brigantino Inconstant. Tutte le imbarcazioni della spedizione sono alla fonda in sua attesa.
Nel passaggio fra la folla dalla villa dei Mulini fino al molo della darsena, tutti gli uomini si tolgono il cappello e tutte le donne si inchinano rendendogli omaggio.
Cala un profondo silenzio, denso di emozioni.
Tutto sarebbe dovuto avvenire nella massima segretezza, ma tutti sono presenti all’evento. Gli elbani al seguito dell’imperatore hanno mogli, figli, nipoti e fratelli venuti a salutarli e sono lì ad assistere a quellostraordinario avvenimento.
L’Elba intera è presente in quell’occasione, tutti gli elbani sono radunati intorno alla Petite Armée.
In rada è riunita la flotta pronta a far vela verso la Francia. La compongono il brigantino Inconstant, armato con ventisei cannoni, la speronara Carolina, lo sciabecco Etoile, la feluca Mouche, il Saint Esprit e altre imbarcazioni minori.
Napoleone ha consultato le effemeridi; i pianeti gli sono favorevoli, all’orizzonte Venere brilla e più tardi si alzerà Giove; nella notte Aldebaran, la stella rossa dei marinai, guiderà i capitani di mare.
Egli ha studiato tutto. Niente e nessuno riusciranno a fermarlo.
C’è un attimo di sospensione, un profondo silenzio: basta una voce: “Addio” e tutti ripetono addio. Piange una madre e tutte le madri piangono. Il silenzio è rotto, tutti si rivolgono all’imperatore: “Sire, mio figlio vi accompagna”; “Sire, gli Elbani sono i vostri figli, non ci dimenticate”. “Qui tutti vi vogliono bene”. “Sire, saremo sempre pronti a versare il nostro sangue per voi”.
Napoleone è il più commosso di tutti.
Sul molo, con tutte le autorità riunite, il maire di Portoferraio, Traditi, vuole rivolgere un saluto, ma l’emozione glielo impedisce: non riesce a pronunciare una parola.
Sua maestà è profondamente turbata, ma riesce a pronunciare ad alta voce, “Buoni Elbani, addio! Vi affido mia madre e mia sorella... Addio miei amici; voi siete i prodi della Toscana” e facendo forza suse stesso, si lancia sul canotto.
Tutte le barche del paese lo seguono fino all’Inconstant che salpa immediatamente, anche il resto della flottiglia prende il largo.
Affidato l’incarico di reggenza militare e politica a Cristino Lapi, Napoleone ha redatto una lettera: “Parto dall’isola d’Elba. Sono rimasto grandemente soddisfatto del contegno dei suoi abitanti. Confido ad essi la custodia di questo paese, al quale annetto grande importanza. Non posso dar loro una prova più grande di fiducia di quella di lasciare, dopo la partenza delle milizie, affidate alla loro protezione, mia madre e mia sorella. I membri della giunta e gli abitanti tutti dell’isola possono fare assegnamento sulla mia benevolenza e sulla mia speciale protezione. Napoleone.”
Di tutta la vasta aneddotica riguardante l’imperatore all’Elba uno degli avvenimenti più curiosi è quello che accade la notte della fuga. L’Incostant, camuffata da nave mercantile in mare aperto incrocia una nave da guerra francese che si avvicina e il comandante francese visti i vessilli dell’Elba chiede come sta Napoleone ed è lo stesso imperatore che impugnando il megafono gli risponde: “l’imperatore sta molto bene!!”
Allo sbarco nella spiaggia vicino Nizza il numeroso esercito inviato a fermarlo depone le armi ai suoi piedi; la fuga di Luigi XVIII e l’accoglienza trionfale in tutte le città in cui si reca senza che sia sparato un sol colpo di fucile fa pensare a una gloriosa nuova fase dell’impero.
Non sarà così; la battaglia di Waterloo decisiva, quanto sfortunata, segna la sconfitta definitiva e l’ultimoesilio nella sperduta isola atlantica di Sant’Elena.
La morte di Napoleone Bonaparte avviene il 5 maggio 1821.