La domenica delle Palme è generalmente conosciuta per l'ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme. Il vangelo letto durante la celebrazione della Messa è però il lungo racconto della sua passione. Ora, essendo impossibile affrontarlo nella sua interezza (nel link è riportato integralmente), scelgo di soffermarmi sui versetti 26,47-56 (nel link sono evidenziati in grassetto) relativi all'arresto di Gesù nell'orto degli ulivi.
E' una scena in cui appaiono molti attori e azioni.
Una prima sottolineatura. L'evangelista Matteo parla di Uno dei Dodici che guida la folla con spade e bastoni. Poi, di Uno di quelli che erano con Gesù che con la spada stacca l'orecchio del servo del sommo sacerdote e, per questo, viene rimproverato da Gesù stesso. Due azioni, quindi, compiute da persone che conoscono e seguono Gesù ma che non lo hanno capito. Da notare che, alla fine della scena. tutti i discepoli abbandonano Gesù e fuggono. Si può anche conoscere Gesù, e la chiesa, ma non averlo compreso e, soprattutto, non esserne stati trasformati nel cuore e nella mente secondo la sua logica.
Un secondo aspetto riguarda il centro di questo brano. La folla, inviata dal potere religioso e capeggiata da uno dei Dodici, ha l'obiettivo di impadronirsi di Gesù. E' la brama di possesso e dominio che percorre la storia umana. La missione del Cristo è di opporsi al male, smascherandolo e mettendone in evidenza la radice, appunto lo spirito di possesso. E mostra che l'opposto è il dono. E in questa scena si compie tutto questo: si dona (offre, consegna) a chi vuole prenderlo (e sulla croce perdonerà chi gli prende la vita). Il soccorso della spada o degli eserciti angelici non rientra nella logica di Dio. Siamo alla manifestazione del Dio amore-dono-perdono, il quale mite e umile (è il simbolo dell'asino con cui entra in città) vince la violenza (simboleggiata nella Bibbia dai cavalli) prendendola su di sé e non facendola.
Un terzo elemento riguarda la spada. Rimetti la spada al suo posto è affermazione chiara che interpella le coscienze di tutti, a partire da quelle dei cristiani. La spada non toglie il male alla radice ma ne diviene parte. E di spada si ferisce e si perisce, in un procedere senza fine, fino a quando qualcuno subisce violenza e non la fa. Come Cristo. Questo è un argomento sempre attuale. Il pensiero umano ha necessità di assumere categorie nuove rispetto alla violenza.
Fino a quando come uomini cristiani non impareremo a stare nel mondo, vale a dire con gli altri, senza però appartenere alle logiche del mondo (in contrasto con lo spirito del vangelo), il sale perderà il suo sapore e la luce resterà nascosta. E i giorni trascorreranno mimetizzandosi nella massa, da “cristiani di maquillage” senza un “vero cambiamento del cuore”.
(2 aprile 2023 – Domenica delle Palme: Passione del Signore)
PS - “Il Signore lo si serve con la nostra umanità, con le nostre prerogative e le nostre caratteristiche, ma ciò che cambia tutto non è un’idea bensì la vita vera e propria, come dice lo stesso Paolo: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17). L’incontro con Gesù Cristo ti cambia da dentro, ti fa un’altra persona. Se uno è in Cristo è una nuova creatura, questo è il senso di essere una nuova creatura. Diventare cristiano non è un maquillage che ti cambia la faccia, no! Se tu sei cristiano ti cambia il cuore ma se tu sei cristiano di apparenza, questo non va… cristiani di maquillage non vanno. Il vero cambiamento è del cuore. E questo è successo a Paolo.” (papa Francesco, 29 marzo 2023)
Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.