Quando negli anni giovanili sperimentai il “ricominciamento” della fede cristiana, fu illuminante scoperta comprendere che il desiderio di Dio era solo quello di dare vita e gioia piena ai suoi figli. Per questo ho sempre considerato particolarmente illuminante il vangelo che viene presentato in questa domenica. Si parla di pecore, pastore, recinto, porta e si conclude con l'affermazione del Cristo: “io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”.
Mi viene da dire: dimmi in quale Dio credi e ti dirò (vedrò) come vivi la relazione con gli altri, con te stesso e con il mondo. Ma anche: dimmi (vedo) come ti relazioni e ti dirò in quale Dio credi. E volendo allargare il discorso, alla parola “Dio” possiamo sostituire qualsiasi realtà per la quale ognuno è disposto a giocare o perdere la propria vita, realtà quindi che si considera “signore” della propria esistenza.
Il Cristo si presenta come il pastore buono e bello che vuole il bene delle pecore e per esse offre la vita. E' questo il suo modo di essere e la sua missione. Chi lo segue rinasce ad un'esistenza incentrata sulla logica del dono e della condivisione. Ciò che conta davvero è il bene dell'uomo nei confronti del quale tutto diventa strumentale. E se qualcosa entra in contrasto con il bene dell'uomo, allora va necessariamente cambiato. Il bene dell'uomo (inteso integralmente: di ogni uomo e di tutto l'uomo) diviene allora il criterio di giudizio delle realizzazioni umane e della storia. Ed è realtà creativa capace di rivoluzionare il presente.
Questo bene, dal punto di vista della propria esperienza personale, consiste in un processo di rinnovamento e di crescita che si può considerare come il varcare una porta. Il Cristo dice “Io sono la porta”: attraverso di lui, gradualmente, ognuno raggiunge la statura di Cristo, che è il vero sé, lo spirito umano in cui è lo Spirito universale.
(30 aprile 2023 – 4^ Domenica di Pasqua)
PS - “Prendere coscienza del nostro Io divino, dell’Io divino di ogni nostro fratello, significa varcare la porta iniziatica che è Cristo, essere assunti dalla sua grazia trasfiguratrice, rispondere personalmente al nome col quale da tutta l’eternità ci chiama, nascere la seconda volta. Il motivo della nostra tragedia, della nostra disarmonia, è il non volerci riconoscere in Lui, il seguire la voce della nostra personalità separata, invece di quella del Buon Pastore che passa per la «porta» che è Cristo.” (G. Vannucci)
Nunzio Marotti
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