A Portoferraio esistono luoghi la cui visione ci lega immediatamente con filo diretto al tempo della fondazione di questa città.
Uno di questi è il cortile del complesso ‘culturale’ De Laugier (ex caserma Cesare di Bellacourt conte de Laugier)
Al centro di questo cortile oggi è visibile un pozzetto con un arco in ferro battuto da cui pende una carrucola : l’apertura del pozzetto è chiusa con un coperchio in ferro e lucchetto (vedi foto copertina).
La struttura ha resistito, nonostante il tempo, l’incuria, le modificazioni avvenute nel corso dei secoli e la distruzione eseguita durante il secondo conflitto bellico mondiale.
Il pozzetto che oggi vediamo era stato edificato dal Camerini al tempi della fondazione della città di Cosimo, è una brutta ricostruzione di quello che fu: era costruito con arco in pietra come si rileva dall’analisi del particolare del rilievo altimetrico ottocentesco eseguito dal genio militare francese nel 1806.
In questo luogo, nell’ottobre del 1558, dieci anni dopo l’inizio dei lavori per edificare Cosmopoli, Giovanni Camerini aveva aperto la “fabbrica” per un convento di frati francescani osservanti minori intitolato al SS Salvatore come riferito da carte di archivio (Mediceo del Principato, 473A, c.739. Archivio di stato di Firenze)
Dice un cronista che ciò accade per volere di Cosimo I de medici, vedendo il duca “la penuria di messe, confessioni ed altre cose ecclesiastiche nella nuova città”.
Il coperchio in ferro, sopra accennato, che osserviamo passando per il cortile, chiude il pozzetto al quale l’ingegner Camerini nell’ottobre del 1562, ben quattro anni dopo l’apertura della fabbrica del convento, lavora ancora come riferito da carte di archivio (Mediceo del Principato 495,c. 69. Archivio di stato di Firenze)
Tramite questo pozzetto si prendeva acqua da un serbatoio il quale è elemento strutturale di un capolavoro di ingegneria idraulica costruito da Camerini per sopperire all’assenza di acqua.
Un problema questo, diffuso a tutta la costruenda città medicea, a cui l’ingegnere fa fronte con una tecnica di costruzione di cisterne di accumulo di acqua piovana presenti ancora oggi nel tessuto urbanistico di Portoferraio. Flamminio Chiesi, ingegnere, ha lasciato nel 1836 un album che contiene otto disegni acquarellati delle cisterne comunitative della città di Portoferraio ma non quella del convento.
In tutte le cisterne, la tecnica di costruzione idraulica camerinesca evitava che l’acqua piovana raccolta, accumulata e conservata rimanesse stagnante e imputridisse.
Una tecnica all’avanguardia nell’ambito della urbanistica rinascimentale.
Con ciò facendo l’ingegnere Camerini risolve un problema vitale per la sopravvivenza nella città di Cosimo.
La stagnazione era impedita dal movimento dell’acqua garantito dal principio dei vasi comunicanti che consente all’acqua raccolta nella cisterna posta più in alto di scorrere in quella più in basso.
Un sistema che parte dalla cisterna di accumulo posta più in alto, al forte Falcone,a quella più in basso, alla Biscotteria.
Di questa tecnica di costruzione fa parte il serbatoio dell’acqua su cui lavora il Camerini ancora nell’ottobre del 1562 nelle fabbrica del convento del SS Salvatore come sopra accennato.
Qui, nel convento, Camerini costruisce un sistema di approvvigionamento idrico dove il principio dei vasi comunicanti trova applicazione in loco, dovendo l’acqua piovana raccolta non uscire fuori perché utilizzata totalmente da chi abita il convento.
L’acqua piovana era raccolta dalle grondaie.
Ce lo fa sapere S. Lambardi quando accenna a lavori di riparazione eseguiti nel 1783 nel convento nel quale “fu rifatto tutto il muro di detta chiesa nella sua estremità da tutti i lati per l’altezza di un braccio, ad effetto di rimuovere da esso tutte le gronde che conducevano le acque nella Cisterna del Chiostro, atteso che l’umidità veniva a corrompere le testate dei travi che sostengono il tetto della chiesa; rifatto di nuovo tutto il tetto e impostatele gronde al di fuori”.
(Cfr, pg 216 di “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” S. Lambardi. 1791. Forni editore copia anastatica 1966)
Tutte le gronde del complesso chiesa-convento erano state costruite dal Camerini in modo tale che conducessero le acque piovane nel chiostro del convento nel cui sottosuolo è presente un sistema di raccolta di tali acque costituito da un serbatoio centrale profondo a cui si accede dalla superfice del chiostro tramite un pozzetto. Questo serbatoio profondo è connesso con un sistema di cisternini di accumulo posti anche essi nel sottosuolo del chiostro ma ad un livello meno profondo del serbatoio centrale, cisternini non comunicanti con la superfice del chiostro. Nei cisternini e nel serbatoio centrale arriva l’acqua piovana dalle grondaie e qui si deposita ma non imputridisce perché non rimane ferma in quanto per forza di gravità è incanalata verso la parte più profonda del serbatoio centrale. Da qui, dal serbatoio centrale, viene prelevata giornalmente per il fabbisogno idrico in superfice dal pozzetto del chiostro: il prelievo continuo giornaliero di acqua dal pozzetto di superfice consente all’acqua nei cisternini di accumulo di passare nel serbatoio centrale più profondo e pertanto l’acqua nei cisternini non è mai ferma.
Il funzionamento di questo sistema idraulico camerinesco, a serbatoio centrale e cisternini, è reso comprensibile dall’analisi del rilevo di carte planimetriche e altimetriche elaborate dal genio militare francese nel 1806.
Il rilievo planimetrico dei piani sotterranei del complesso di San Francesco evidenza nel sottosuolo del chiostro (colorato in celeste) la presenza di pozzo centrale (lettera B) contornato da cisternini (lettera c) mentre il rilievo altimetrico evidenzia nel sottosuolo del chiostro ambienti voltati riferibili, nel rilievo planimetrico di cui sopra, a cisternini per accumulo di acqua. Qui, nel rilievo altimetrico, si evidenzia però un particolare importante: i cisternini di accumulo sono collocati ad un livello più alto di una parte del serbatoio centrale (contrassegnato dalla Lettera I) che si approfonda in basso, per cui acqua poteva fluire, per il principio dei vasi comunicanti, dai cisternini dentro questa parte profonda del serbatoio fungente anche come pozzo per attingere acqua. Questo evitava la stagnazione dell’acqua e suo imputridimento.
L’acqua piovana accumulata nei cisternini non rimane ferma ma cade dentro la parte profonda del serbatoio centrale dal quale viene poi prelevata quotidianamente fungendo da pozzo.
Un geniale auto approvvigionamento idrico che impedisce ristagno e imputridimento dell’acqua il quale era certamente utile a coprire il fabbisogno giornaliero idrico di una comunità costituita da pochi individui quale quella dei religiosi del convento ma che divenne insufficiente quando il convento fu trasformato in caserma dove viveva una comunità di militari.
Ce lo fa sapere Leoni descrivendo nel 1877 la “caserma di San Francesco” “…Il fabbricato ha una cisterna della capacità di metri cubi 825.53 la quale d’ordinario si manifesta insufficiente ai bisogni della truppa, inconveniente questo di nessuna importanza stante la prossimità della grande cisterna appartenente alla caserma e padiglione dei Mulini…”
(Leoni “Descrizioni delle fortificazioni e fabbriche di Portoferraio” Manoscritto 1877. Archivio privato)
Nel luglio del 1796 le truppe inglesi, al comando di Orazio Nelson, avevano occupato Portoferraio.
Vi stettero qualche mese fino all’aprile 1797 occupando edifici privati e pubblici tra cui il convento dei frati francescani dove lasciarono un gran sudiciume dentro la cisterna.
Ce lo fa sapere Giovanni Ferrieri, provveditore alle strade del magistrato civico di Portoferraio, in una relazione a detto magistrato, documento conservato nell’archivio storico di Portoferraio
“Davanti le SS Loro Molto Magnifiche Sig.ri Gonfaloniere e Priori Componenti Magistrato Civico di Porto Ferraio
Comparisce
Giovanni Ferrieri loro provveditore di strade e Le rappresenta come non è più servibile (...) che esiste nella cisterna del Convento dei RR PP di S Francesco attese le molte immondezze gettatevi dalle Truppe Inglesi che lo anno occupato. Intende pertanto necessario il comparente che debba essere prontamente evacuata e repulita detta cisterna per il che potrà occorrerci la spesa a Lire 50”
(Filza ”Istanze e negozi della comunità dal 1795 al 1798” C30. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800. Carteggio Magistrale. Carta senza numero di pagina. Archivio storico comune Portoferraio)
L’episodio della occupazione militare inglese del convento sembra essere preludio al destino che di lì a qualche anno il convento subirà quando l’Elba divenne parte integrante del territorio francese: il convento sarà trasformato in caserma militare.
Marcello Camici
Nelle foto:
Foto di copertina - Portoferraio. Complesso De Laugier, pozzetto al centro del chiostro
Foto 2 - Portoferraio. Chiostro Caserma De Laugier con pozzetto e arco in ferro dopo il bombardamento bellico
Foto 3 - Portoferraio. Chiostro caserma De Laugier. Arco del Pozzetto. Particolare del rilievo altimetrico (sezioni) del complesso di San Francesco, elaborato dal genio militare francese anno 13 (1804-1805). Anonimo. Istituto storico e di cultura dell’arma del genio di Roma FM, 1164.
Ripreso da “Portoferraio. Architettura urbanistica 1548-1877”. Amelio Fara. Tipolito subalpina 1997
Foto 4 - Portoferraio. Rilievo planimetrico ottocentesco dei piani sotterranei del convento di S. Francesco: in azzurro la zona sotterraneo corrispondente al cortile interno con il pozzetto (Lettera B) e il sistema cisterna (Lettera A) cisternini (Lettere C).
Istituto storico e di sultura dell’arma del genio di Roma, FM, 1138. Ripreso da “Portoferraio. Architettura urbanistica 1548-1877”. Amelio Fara.Tipolito subalpina 1997
Foto 5 - Portoferraio. Rilievo altimetrico ottocentesco dei sotterranei del chiostro del convento. Particolare del serbatoio centrale e cisternini di accumulo. Al centro con la lettera I il serbatoio centrale che si approfonda al di sotto di ambienti voltati che sono i cisternini di accumulo.
Ripreso da “Portoferraio. Architettura urbanistica 1548-1877”. Amelio Fara. Tipolito subalpina 1997
Foto 6 - Filza ”Istanze e negozi della comunità dal 1795 al 1798” C30. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800. Carteggio Magistrale. Carta senza numero di pagina. Archivio storico comune Portoferraio