Nel vangelo di questa domenica, Gesù si identifica con il pane e il vino, la sua carne e il suo sangue, e afferma: “Chi mangia (mastica) la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (vera)”. Il significato è che Cristo si dona completamente e dona vita ed energia di vita, divenendo carne e sangue dell'uomo, possibilità di compimento della sua umanità.
I cristiani credono e celebrano tutto questo nel rito della Messa affinché diventi continua esperienza di vita. E, nel giorno della festa del Corpus Domini (corpo e sangue di Cristo Signore), lo mostrano pubblicamente in modo comunitario attraversando le strade della città con la processione, l'unica ritenuta obbligatoria dalla liturgia cattolica.
Per crescere, l'uomo ha bisogno di nutrirsi. Il Dio fatto uomo si fa nutrimento perché l'uomo cresca nella capacità di amare, di vivere per gli altri, di donarsi decentrandosi da se stesso. Qui sta la vita: “La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. È l’egoismo. Se io vivo per me stesso, sto seminando morte nel mio cuore.” (Francesco, 2019).
Credo che valga la pena, in questo contesto, riprendere le parole di san Giovanni Crisostomo (vescovo, Dottore della Chiesa, vissuto a cavallo fra il IV e il V secolo), che in un'omelia spiegava cosa vuol dire onorare il Corpo di Cristo. Parole chiare e forti che interpellano chiunque voglia vivere l'esperienza di Cristo.
“Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri (...). Colui che ha detto: Questo è il mio corpo, confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (cfr. Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l'avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25, 45). Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. (...) Così anche tu rendigli quell'onore che egli ha comandato, fa' che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro. (...) Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri. (...) Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l'affamato (...) Che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? (...) Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. (...) questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni [espressioni per dire il fallimento della propria esistenza]. (...) non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello».
Per il cristiano questo è il modo di onorare il corpo di Cristo nel mondo. E quando (quasi) tutto sembra andare in direzione contraria, sa che “è necessario anche portare quella croce che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia” (Gs 38).
(11 giugno 2023 – Domenica del Corpo e Sangue di Cristo)
Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.