“Eroica, potentissima in minuscole quantità”, l’eroina è stata brevettata come prodotto farmaceutico dalla Bayer nel 1898. Nello stesso anno venne distribuita in Italia con il nome di Superfortina. Rimedio contro l’abuso di morfina, l’eroina era allora considerata il “miglior analgesico”, un “energico e pronto calmante della tosse”, la “soluzione per liberare l’uomo dal dolore in modo definitivo”.
Ed è infatti soprattutto un libro sul dolore, questo della Roghi; sul sogno di libertà da un dolore che è male forse senza causa, latente mal d’esistere che alcuni provano con maggiore intensità di altri.
Formalmente è un libro di storie e di cronaca; in qualche modo anche un saggio sull’impotenza storica di ogni potere politico e sui falsi miti che fanno sopravvivere le società.
In particolare, e per una serie di motivi, la “questione eroina” – se osservata da vicino come avviene nel libro – riesce a mettere a nudo la spesso opportunistica, trasformistica labilità di definizioni antinomiche come lecito e illecito, colpa e innocenza, mostrando il loro esser da sempre legate a collusioni, compromessi e interpretazioni strumentali che poco hanno a che fare con la cosa in sé, con la realtà, o con una sua - quantomeno accettabile - versione. Si legge allora come da farmaco sponsorizzato l’eroina - restando sempre la stessa cosa - sia diventata poi la droga per antonomasia, diventando anche, giocoforza, il punto di fuga di tutti gli slogan e di tutte le frasi a effetto delle propagande varie: piaga, flagello, epidemia, arma politica utilizzata dalla CIA per colpire la sinistra italiana, “pubblica calamità”, “prima minaccia contro la sicurezza nazionale”, “peste bianca”, “merda bestiale”, “super-merce inserita in un punto cruciale dell’immaginario comune”; mentre i drogati sono allora soggetti “di pubblico scandalo” e quindi “scarti della società, da conferire in speciali centri per la raccolta differenziata”; senza mai aver chiaro quanto essi siano soprattutto “carnefici e vittime di loro stessi”, come scriveva, al singolare, Oreste Del Buono.
Libro sulla fragilità dell’essere umano contemporaneo, la cronaca della diffusione dell’eroina narrata dalla Roghi si fa, sensibilmente, sintomo di un senso assoluto, nel quale l’esistenza terrena traspare in tutta la sua crudeltà di malessere mai effettivamente curabile, non propriamente definibile né conoscibile, ma forse soltanto vivibile (benché in modo liminale).
Perché se è vero che “il genere umano pare che vada sempre in cerca della propria rovina”, è anche vero che, come scrivono Adorno e Horkheimer in “Dialettica dell’Illuminismo”, la tossicodipendenza è “un tentativo del sé di sopravvivere a sé stesso”, perseguendo “una domanda alla quale la sostanza risponde” con una “una promessa di gioia che minaccia la civiltà”, come chiosa l’autrice.
Il libro è uscito nel 2022 nella Collezione Strade blu di Mondadori. Nel 2023 La Roghi ha pubblicato per Il Margine “Il tirocinio della democrazia. Una genealogia per la scuola del presente”. Di entrambi i libri l’autrice parlerà venerdì 16 giugno 2023 alle ore 21:30 nell’anfiteatro della piazza La Vantina a Capoliveri nell’ambito della Rassegna letteraria Autorə in Vantina organizzata dal Comune di Capoliveri in collaborazione con la Pro loco e la libreria MardiLibri di Portoferraio.
Presenta il professor Marco Ambra.
Angelo Airò Farulla