Lo strillo sulla fascetta riporta un commento del New Yorker: “Scrivono come scriverebbe Dan Brown in acido”, anche se bisogna dire che il congegno letterario di Ufo 78 non è di certo psichedelico e irrazionale, ma lucido e metaletterario.
A cominciare dalla copertina, dove abbiamo un’automobile volante bene identificata: la famosa Renault 4 dove il 9 maggio 1978 venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro.
L’auto, con tanto di targa leggibile (Roma N57686), sorvola come “una trireme greca che naviga in un cielo stellato” il misterioso monte Quarzerone, emblema del romanzo (a cercarlo su Google Maps ci si ritrova in un azzurro infinito). Il Quarzerone della copertina, però, ha soltanto due cime, a differenza di quanto si scrive nel testo (“una larga corona a tre punte”).
Ma – trattandosi di un romanzo di Wu Ming – non è questo un fatto secondario. La distanza, lo scollamento, la differenza, l’intervallo sono inclusi nel gioco letterario.
Come scrive Carlo Tirinanzi De Medici ne Il romanzo italiano contemporaneo: “l’allegoritmo di Wu Ming è di fatto un’inscrizione nel testo del codice necessario per decifrare l’allegoria”. Anche se l’allegoria, in questo caso, si nutre di sé stessa e del suo codice. Ecco allora il rapito Aldo Moro che compare all’interno dell’astronave di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Moro rapito dagli alieni. Moro, il “rapito per eccellenza”. Moro che non è Moro, o che non è soltanto Moro. Quello che scrive dalla prigione del popolo offre l’occasione per provare a dire che le cose non sono come stanno, come sembrano. Come stanno davvero? Anche la macchina nella quale venne ritrovato il suo cadavere partecipa al caleidoscopio delle varianti e delle differenze: “i telespettatori la videro grigia, sul momento fu detta rossa, e in realtà era amaranto”.
Se non è semplice tautologia, i codici interpretativi forse stanno altrove, fuori dal romanzo, come sembra dirci la stessa sua confezione. Stanno nella storia e nella cronaca. Nei documenti e sui giornali. Nelle bandelle (“In questo romanzo troverete…”), nelle Riconoscenze, nella Nota al testo di un libro che porta lo stesso titolo di un convegno organizzato nelle sue stesse pagine per accogliere il famoso ufologo Rynek (Haynek, ma in quale realtà?); convegno che però non si fa perché c’è il sequestro Moro. La catena delle correlazioni e dei punti di vista prosegue nei tanti libri citati all’interno del romanzo, scritti dai protagonisti delle vicende narrate, elencati nella Bibliografia finale con tanto di editore, anno di edizione e in qualche caso nome del traduttore. Tra questi libri immaginari, dei quali
conosciamo soltanto dei frammenti, il libro di J. A. Haynek “Ufo realtà di un fenomeno” è traslato in “La realtà degli Ufo” di J. A. Rynek. Si sfiora sempre la realtà. Tutto è simile al vero, verosimile, orecchiato, orecchiante, tradotto e riflesso. C’è un fondo di verità in ogni cosa. “Tutto quanto fa spettacolo”. Tutto quanto fa letteratura.
Come si legge nel colophon, “questo libro è un’opera di finzione che fa riferimento a fatti storici. Al di là di tali fatti, ogni riferimento a eventi, ambientazioni e persone effettivi è puramente casuale e frutto dell’immaginazione degli autori”. Fatti storici e immaginazione che nel romanzo non sono affatto distinguibili, ovviamente, perché in questi casi “la verità deve essere una e una sola, e riempire ogni fessura del discorso pubblico”.
Esattamente come i famigerati misteri italiani che per tanti son dei falsi misteri dei quali conosciamo tutto senza averne le prove, Ufo 78 (Einaudi, 2022) è un romanzo italiano, attuale, dove alla fine gli UFO non esistono ed è sempre colpa dell’omo nero.
Lo presenterà lunedì 17 luglio alle ore 21:30 WU MING insieme a Marco Belli, direttore artistico di Elba Book Festival (che si terrà dal 18 al 21 luglio a Rio nell’Elba). L’attore Marco Manfredi leggerà alcuni passi dal libro.
L’evento è il terzo incontro della Rassegna letteraria Autorə in Vantina organizzata dal Comune di Capoliveri in collaborazione con la Pro Loco e la libreria Mardilibri di Portoferraio.
Angelo Airò Farulla