Il vangelo di questa domenica racconta l'episodio della trasfigurazione di Gesù alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni. Le parole usate sono quelle della vita quotidiana (sole, vesti), unico modo per esprimere quanto è oltre la mente umana. E' la manifestazione dell'identità di Gesù: il Messia atteso dal popolo d'Israele (con il richiamo ad Elia e Mosè), il Figlio di Dio, con cui è in profonda comunione (“Questi è il Figlio mio, l'amato”), che, con grande scandalo, annuncia di dover morire e, infine, risorgere.
La scena descritta è segnata dalla bellezza. I tre discepoli vorrebbero restare così (“faremo tre capanne”). Ma una nube li copre e una voce li invita a mettersi in ascolto del Figlio. Gesù li incoraggia e scendono dal monte.
L'incontro con Dio, se è autentico, spinge a mettersi al servizio degli altri. Impegno (lotta) e contemplazione sono intrinsecamente uniti. Anche nelle altre tradizioni spirituali l'illuminato è chiamato a farsi servitore dei fratelli e delle sorelle.
Del resto, la preghiera è apertura all'Altro, quindi distacco dal sé protagonista e possessivo. Attraverso il silenzio e l'ascolto della Parola (Sacra Scrittura), ci si lascia progressivamente trasfigurare-trasformare, lasciando emergere il vero io (luminoso, bello). E' l'io relazionale, amicale, fraterno. Da qui discende un'esistenza fraterna con l'intero creato, una vita all'insegna del servizio alla crescita dell'umano in ognuno, nel dialogo, veri artigiani di pace.
La pace... Questa domenica cade il 6 agosto, anniversario del lancio della prima bomba nucleare (Hiroshima 6 agosto 1945). A 78 anni di distanza, si torna a parlare del possibile uso delle armi atomiche. Non abbiamo ancora capito la lezione e ancora il mondo non riesce a bandire le armi atomiche (il Trattato Onu di non proliferazione della armi nucleari non è stato ancora ratificato dai principali Paesi, fra cui l'Italia). Supertecnologizzati siamo primitivi in umanità, siamo ancora quelli della pietra e della fionda (Quasimodo).
Lo scorso due agosto, parlando alle autorità di Lisbona, Papa Francesco ha usato queste parole: “Verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote? Verso dove navigate?”.
Quale futuro per l'umanità? Se lo stanno chiedendo le centinaia di migliaia di giovani arrivati da tanti Paesi nella capitale portoghese, cercando di capire il proprio ruolo storico, a livello personale e comunitario. Il compito più urgente è evitare la guerra nucleare, ma per dare futuro all'umanità e alle nuove generazioni, occorre costruire un mondo di fraternità, solidarietà e giustizia sociale e climatica. Fino ad impegnarsi nella “buona politica” che Francesco definisce “generatrice di speranza”: “essa non è chiamata a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare. È chiamata, oggi più che mai, a correggere gli squilibri economici di un mercato che produce ricchezze, ma non le distribuisce, impoverendo di risorse e certezze gli animi. È chiamata a riscoprirsi generatrice di vita e di cura”.
Giovani di tutto il mondo, unitevi!
(6 agosto 2023 – Trasfigurazione)
Nunzio Marotti
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