Giunti alla quarta esposizione d’arte all’interno de Il Libraio di Calata Mazzini la scelta è ricaduta sul giovane artista elbano Emanuele Scelza del quale, a metà agosto, abbiamo apprezzato gli ultimi lavori presso la Gran Guardia di Portoferraio.
In occasione della mostra a Il Libraio la proposta riguarda opere meno recenti aventi soggetti tratti dal mondo della musica, con la precisa volontà di richiamare il festival “Elba Isola Musicale d’Europa” in programma dal 30 agosto all’8 settembre.
È un gran piacere presentare un modo di “fare arte” del tutto differente rispetto ai precedenti, soprattutto perché lo strumento impiegato è il computer. Emanuele è grafico pubblicitario e da circa dieci anni lavora in uno studio di Milano; da due anni ha deciso di sfruttare la tecnologia 3D per creare composizioni di immagini modellate interamente con l’ausilio del programma 3D STUDIO MAX. Dunque non si tratta, come potrebbe sembrare ad un primo sguardo, di fotografie ritoccate o fotomontaggi.
Nel corso della storia il mondo dell’arte e quello della pubblicità sono entrati in contatto e si sono influenzati a vicenda ben più di una volta. Basti pensare ai pubblicitari degli anni Cinquanta che hanno modellato i loro manifesti ispirandosi a svariate correnti artistiche o ad artisti come Tolouse-Lautrec che si sono cimentati nel campo pubblicitario. Il percorso compiuto da Emanuele, dunque, non deve stupire.
Alcune persone potrebbero a questo punto porsi la domanda se si possa parlare o meno di “Arte”. Si tratta di un quesito che viene rivolto continuamente ai critici, in particolar modo da parte di coloro che sentono vicina a sé un’arte basata su una tecnica manuale ed applicata senza l’ausilio di macchine. Ebbene, se con il termine “Arte” si intende “ogni attività umana che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici e abilità derivanti dallo studio e dall'esperienza” si può, anzi si deve, parlare di “Arte”. Gli ingredienti ci sono tutti: creatività, espressione estetica, tecnica, abilità, esperienza, studio. Sfido chiunque non sia esperto a sedersi di fronte ad un computer e creare lavori con i medesimi risultati di Scelza; si troverà in difficoltà in egual misura rispetto ad una persona che non ha mai preso in mano un pennello davanti ad un foglio bianco. Emanuele utilizza il linguaggio che meglio padroneggia per creare mondi artificiali ma ricchi di simbologie, lasciando però ogni individuo libero di dare la propria interpretazione: ciò è sottolineato anche dalla scelta del titolo della mostra “Punti di vista”.
Parlando dei soggetti, nelle recensioni riguardanti le precedenti mostre dell’artista, si può osservare l’utilizzo frequente del termine “sogno”: ciò porta subito ad accostare le immagini da lui create al mondo onirico di artisti come Salvador Dalì: deformazioni di oggetti resi inutilizzabili, accostati tra loro dando vita ad una rete di simboli e allusioni, non possono che ricondurre ad una dimensione surrealista.
Alice Betti