“Il mare è il vero protagonista del mio nuovo lavoro: il mare di cui voglio si senta il palpito, dalla prima all’ultima nota”. Così si esprimeva il Maestro Giuseppe Pietri a proposito de “L’Isola verde” dedicata alla sua Elba, che andò in scena a Milano il 15 ottobre 1929, contemporaneamente al Dal Verme e al Lirico.
Fortunato Colella, nel suo bel libro “Giuseppe Pietri musicista italiano”, Belforte, 1996, ne descriveva il successo in questi termini:
“Entusiastiche le accoglienze e festoso il gradimento del pubblico, espresso dalle numerose chiamate alla fine di ogni atto e dagli insistenti, calorosi applausi che avevano invitato gli attori alla ribalta. Perfettamente d’accordo i critici (e non era davvero poco!) nel definire meritatissimo il successo dell’operetta, la cui musica – scrissero – è disposta con alternative di elementi patetici, eroici e comici […] L’Elba ha dettato al Maestro elbano i tempi del mare e delle nostalgie leggendarie dell’isola. I ritmi si intrecciano ampi, armoniosi e le parti comiche acquistano un sapore musicale di gusto, dall’essere intonati all’ambiente popolaresco e peschereccio della vicenda e del paesaggio”.
Ebbene, malgrado tali riscontri di pubblico e di critica, l’operetta ebbe quell’unica rappresentazione: la censura fascista, allergica alla presunta celebrazione in essa contenuta dell’imperialismo napoleonico, la colpì condannandola al silenzio e alla successiva irreperibilità di materiale audio e video a suo riguardo.
Il prossimo 27 ottobre, a quasi un secolo di distanza, la Compagnia Teatrando, nata undici anni fa a Massa per volere di A. Gorelli e E. Gavarini, la ripropone meritoriamente al pubblico presso il Teatro Metropolitan di Piombino, con – recita il cartellone – “affermati artisti in campo teatrale, lirico ed operettistico, tutti con importanti esperienze maturate nei più importanti Teatri Lirici Nazionali e nelle più prestigiose Compagnie d’Operetta e di Prosa”.
Dopo “Acqua cheta” ambientata a Firenze, “Rompicollo” in Maremma e Siena, “Primarosa” in Sardegna e “Addio giovinezza!” a Torino, il Maestro si volgeva alla sua terra “generosa e gentile” – gli elbani ne erano orgogliosi! – e le dedicava una musica “fresca e zampillante come acqua sorgiva” che accarezzava un soggetto non facile per il genere operettistico, ma dal quale i due librettisti Bonelli e Lombardo avevano tratto un lavoro originale e divertente, ricco di colpi di scena e dalla trama scorrevole, come l’acqua, appunto.
Protagonista è Marinella, padrona di un brigantino, il cui sogno è liberare Napoleone dall’esilio sullo Scoglio. Di lei sono innamorati due isolani: Delfo, un bel ragazzo già fidanzato a Ines, e Patachille. Ma la giovane non si cura di nessuno dei due, tutta presa dai suoi progetti di cospirazione.
Per avvicinarsi a lei, Delfo la informa che si sta preparando la fuga dell’imperatore e che si ha bisogno del suo veliero “L’isola verde”; la ragazza accetta la proposta e per ingannare gli equipaggi inglesi li invita a una festa a bordo, nell’intento di sviarne l’attenzione anche per mezzo del buon moscato locale.
Patachille, da parte sua, per stare vicino alla ragazza, sale sul brigantino travestito da Napoleone. Gli inglesi, che sanno del complotto, una volta ritornati dopo la festa sulle loro navi, sicuri della presenza di Napoleone sull’ “Isola verde”, si adoperano per impedire al veliero di prendere il largo. Ma così facendo… non scriviamo il resto… anche se il finale è conosciuto!
Naturalmente il “lieto fine” coinvolge anche le due coppie di giovani… come nella tradizione del genere.
La musica che Pietri ha scritto per questa operetta – sconosciuta ai più, per le traversie raccontate, ma “gustata fino all’ultima nota” da Fortunato Colella regala “la sensazione dello splendido sole elbano, della salsedine marina e la diffusa chiarezza di un cielo azzurro che apre l’anima e i polmoni al sano respiro”.
Il “Sole” di Milano, il 16 ottobre 1929, all’indomani della prima al Lirico, così ne scriveva:
“L’Isola verde è l’Elba e quando si apre il velario sul primo atto gli spettatori debbono riportarsi mentalmente indietro di un secolo e qualche lustro. Napoleone Bonaparte sta immaginando piani su piani per fuggire dall’Isola eludendo la vigilanza inglese e riuscirà infine nel suo scopo con un ingegnoso strattagemma. Questo episodio serve di sfondo all’azione che innesta piacevolmente su una trama sentimentale qualche episodio comico. […] Il pubblico ha avuto modo di ascoltare molta amabile musica dovuta alla feconda, limpida vena schiettamente nostrana del Maestro Pietri. Canzoni romantiche, brillanti ritornelli, gagliardi cori popolareschi recano la sua singolarissima sigla che si identifica con una signorilità costante e un raro garbo di ideazione e di fattura”.
Come elbani ci rallegriamo e ci congratuliamo con la compagnia Teatrando della scelta fatta, riconoscenti della loro passione e tenacia nel perseguirne la messa in scena, auspicando al contempo che in una prossima stagione estiva “L’Isola verde”, proprio come il brigantino di Marinella, possa attraversare il Canale e approdare ai suoi lidi naturali, dove il Maestro Pietri l’ha ambientata e dove sicuramente sarebbe stato felice di vederla rappresentata.
Nell’attesa rinnoviamo con nostalgia la memoria della figlia Donatella e abbracciamo con affetto le nipoti, le care amiche Antonella ed Emanuela.
Maria Gisella Catuogno