“Voi siete tutti fratelli”: colgo in questa frase il centro del vangelo di questa domenica.
Alla sua luce possiamo comprendere il resto, con la premessa che sono il primo a sentirmi interpellato.
Gesù usa parole decise nei confronti della categoria dei responsabili religiosi (scribi e farisei): incoerenti-ipocriti (dicono e non fanno), desiderosi di apparire (le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente), superbi (si compiacciono... di essere chiamati “rabbì” dalla gente, titolo dato al maestro e che, in ebraico, vuol dire “grande mio”). E Gesù conclude: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”.
Sono parole che riguardano ogni tempo, anche il nostro, e chiunque fa parte della comunità cristiana, a cominciare dagli operatori pastorali (cfr. la lettera Evangelii gaudium di papa Francesco).
Il servizio agli altri è logica che contraddice egocentrismo ed egoismo. L'amore , come detto le settimane scorse, richiede decentramento da se stesso e superamento della volontà di dominio e possesso. E' così che cresce la libertà interiore.
Gesù aggiunge: “uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”.
Ecco, tutti gli esseri umani sono fratelli-sorelle, quindi su un piano di parità, non c'è chi è superiore e chi è sottomesso. Non può esistere, pertanto, il culto del maestro. Se l'unico Maestro è Cristo, ciascuno si relaziona a se stesso e agli altri a partire dall'unico centro che è Gesù. E si tratta di un Maestro interiore, il dono dello Spirito, la cui voce ognuno è chiamato ad ascoltare in modo non superficiale. E, in questa logica, chi ha autorità vive la propria responsabilità come servizio, aiutando i fratelli a scoprire il Maestro interiore e a obbedirgli (prestare ascolto). Il vero servizio nella comunità è aiutare l'altro a crescere nell'amore e nella libertà interiore, con una coscienza formata e capace di decisioni autentiche. Così, l'autorità svolge il suo ruolo: diffondendo il dono ricevuto, senza manipolarlo o farne elemento di esclusione.
Come fare per ascoltare il Maestro interiore?
La spiritualità non è esclusiva di una religione, come dimostrano le diverse tradizioni. E' dimensione umana che va coltivata. Sicuramente un elemento comune è l'affermazione che il silenzio è il linguaggio dello Spirito. Siamo tutti in cammino: sappiamo che, soprattutto per noi occidentali – io per primo -, il silenzio non è facile e richiede pratica costante. Eppure, è la via per trovare, oltre ogni rappresentazione concettuale e d'immagine, il nostro centro, lo spirito in cui abita lo Spirito. La meditazione o preghiera contemplativa è sostare lì, presenti a noi stessi e allo Spirito-Maestro interiore, e in tal modo “ci apriamo a quella forza, a quell'energia vivificante che è la sorgente di tutta la vita e di tutto l'amore. Quali che siano le sfide, le difficoltà e la sofferenza, quella forza è sempre con noi” (J. Main). Ed è in quell'intimità che risuona la Parola eterna, che nell'ascolto silenzioso e accogliente, senza mediatori, diventa feconda azione vivificatrice e liberatrice.
(5 novembre 2023 – 31^ domenica ordinario)
PS - “Questo è quanto infastidiva Gesù: l’aver fatto diventare l’esperienza religiosa una scienza della religione, composta da un insieme di regole e di rituali che solo gli esperti sono in gradi di capire, come se solo loro potessero spiegare Dio” (Luigi Berzano).
Nunzio Marotti
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