Il 30 novembre si celebra la Festa della Toscana. Anche se è diminuito l'interesse, resta un momento importante sia per il riferimento all'abolizione della pena di morte in tutto il mondo che per il tema scelto annualmente.
L'abolizione della pena di morte e della tortura fu decisa, primo stato al mondo, il 30 novembre 1786 dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo.
Il tema dell'edizione 2023 è “I CARE”, la Toscana dei valori umani e della lotta alle disuguaglianze a 100 anni dalla nascita di Don Milani”.
Come è noto, "I care" è il motto di don Milani, scritto a grandi caratteri su una parete della scuola di Barbiana. Esprime la convinzione che tutti siamo cittadini-sovrani e nessuno è suddito, e tutti dobbiamo partecipare alla tutela e alla crescita del bene comune. "Mi interessa" invece del "me ne frego", motto definito fascista dal priore di Barbiana. All'individualismo e all'indifferenza, riassumibili nell'avidità, don Lorenzo contrappone l'impegno sociopolitico, ove politica è la consapevolezza che il tuo problema è anche il mio e che insieme possiamo affrontarlo e trovare soluzioni adeguate a vantaggio di tutti. Non mi soffermo sul tema della scuola di allora, di oggi e di domani, su cui si potrà tornare in seguito, prolungando in tal modo questa Festa meno celebrata dei primi anni (fu istituita nel 2000), in cui in ogni piccolo paese era presente qualche iniziativa.
Per quest'occasione, riprendo invece una mia breve riflessione su don Milani, inviata al convegno organizzato a Marciana Marina nel giugno di quest'anno e già pubblicata.
<<Il “mio” don Milani è quello incontrato negli anni giovanili e rappresenta una delle spinte alla mia scelta di obiettare alle armi e alla guerra, optando per il servizio civile alternativo a quello militare. La formazione è segnata dal libro “L'obbedienza non è più una virtù”, che raccoglie gli interventi del prete di Barbiana sulla vicenda dei cappellani militari, in particolare la lettera ai giudici.
Considero l'affermazione del primato della coscienza come uno dei principali contributi di don Lorenzo. E' una realtà che mi ha accompagnato nella complessità della vita sociale e professionale, come anche nella comunità cattolica. Per don Milani, l'obbedienza alla comunione ecclesiale non ha mai significato rinuncia alla franchezza, all'espressione mite delle proprie convinzioni. Un modo di vivere la fraternità, consapevole della necessaria unità sull'essenziale e della libertà sul resto (come papa Giovanni XXIII ha insegnato). E tutto questo all'insegna del primato dell'evangelizzazione dell'uomo e di tutto l'uomo, della difesa e promozione della sua dignità, mai sacrificabile ai poteri, neppure di quello religioso quando è troppo preoccupato di difendere se stesso e le posizioni acquisite.
Infine, il primato della parola, da ridare ai poveri, perché senza di essa non c'è dignità e nemmeno libertà e giustizia. E, come ripeteva, neppure l'incontro con la fede cristiana. Ridare la parola perché “non si può fare parti uguali fra disuguali”, ma occorre rendere tutti uguali e sovrani.>>
Aggiungo un testo che considero di particolare attualità e che riprendo dal libro di Lancisi.
E' la risposta di don Milani al cugino preoccupato per il futuro dell'Occidente. "Anche ai tempi delle invasioni barbariche sembrava la fine. (Dell'impero romano) è caduto quel che aveva da cadere, è restato quel poco che aveva da rimanere... ed è venuto il mondo nuovo, mille volte più bello: il Medioevo (anche a pensare solo all'arte, pensa l'arte gotica, altissima, forse la più alta)". Oggi ci troviamo a vivere un cambio d'epoca, qualcosa sta finendo, deve finire, e qualcosa sta nascendo e, don Lorenzo direbbe "certo siamo in quella direzione".
Nunzio Marotti
Segnalo dal mio blog:
QUI una mia riflessione su don Milani in occasione del convegno organizzato a Marciana Marina nel giugno 2023
QUI il discorso di papa Francesco a Barbiana (20 giugno 2017)
QUI una mia recensione del libro su don Milani scritto da Michele Gesualdi, uno dei suoi allievi a Barbiana
QUI una mia breve presentazione del libro "I folli di Dio" (La Pira, don Milani, Balducci e altri) di Mario Lancisi