Il 13 marzo è l'occasione per ricordare due eventi importanti per il mondo cristiano e non solo.
Undici anni fa (2013) iniziava il pontificato di Francesco e trentaquattro anni fa (1990) si concludeva il percorso terreno del vescovo Lorenzo Vivaldo.
E' su quest'ultima figura che vorrei soffermarmi brevemente, rinviando ad altro per eventuali approfondimenti (Un ricordo di Lorenzo Vivaldo e Carcere e volontariato nel segno di Vivaldo).
Lorenzo Vivaldo, ligure, ha guidato la diocesi di Massa Marittina e Piombino per venti anni (dal 7 settembre 1970). La fede, la sua cultura e il suo stile pastorale, l'attenzione alla singola persona e alle problematiche del complesso territorio diocesano hanno colpito credenti e non. Con umiltà e mitezza e coraggio non mancava di far sentire la sua voce in difesa dei deboli e fragili, sia nella comunità cristiana che nella società.
Il suo intelligente e costante contributo alla pastorale sociale e del lavoro a livello nazionale costituisce un importante patrimonio della chiesa italiana. Non può essere dimenticato l'impegno per la formazione dei cristiani all'impegno sociale e politico, nel rispetto per la vocazione e la missione dei cristiani laici. Per quanto mi è stato dato di vedere e di sentire da varie testimonianze, nell'esercizio pastorale si è tenuto ben distante da clericalizzazione e mondanizzazione, due rischi molto richiamati anche dall'attuale pontefice.
Concludo, con alcune parole che sicuramente avrebbe ripetuto nella complessità odierna della chiesa e della società: occorre "suscitare in permanenza una mobilitazione delle intelligenze e delle coscienze del maggior numero possibile di cittadini , educati a far buon uso della libertà e dell'arma del voto e a costruire progetti per il bene comune, in vista dell'avvenire".
Nunzio Marotti