Sopra la collina di Cavoli, immersa nel verde della macchia mediterranea, giace un'antica macina spezzata in due tronconi, silenziosa testimone di un passato remoto. La sua storia, avvolta nel mistero e nella leggenda, affascina e incuriosisce da secoli gli abitanti della zona.
Era il marzo del 2010 quando una nevicata eccezionale, di quelle che si ricordano solo nei racconti dei nonni, si abbatté sull’Isola d’Elba. La furia del maltempo non risparmiò l'Antica Macina, spezzandola in due tronconi. Da quel giorno, il manufatto giace lì, ferito ma non distrutto, raccontando la sua storia silenziosa a chi si avventura per ammirarlo.
Fatta di un grosso blocco di granito friabile, localmente chiamato "cote morta", la macina presenta diverse caratteristiche che la rendono unica. L'assenza del foro centrale, tipico elemento distintivo della parte "femmina" di una macina tradizionale, e la presenza di un largo canale di scolo, la differenziano da un esemplare simile presente a Campo Tondo, vicino a Sant'Ilario.
L'origine e la funzione dell'Antica Macina di Cavoli rimangono avvolte nel mistero. Alcuni studiosi ipotizzano che possa risalire all'epoca romana, mentre altri la considerano un palmento arcaico utilizzato per la spremitura dell'uva. La mancanza di prove concrete impedisce di stabilire con certezza la sua datazione e il suo utilizzo reale.
Nonostante l'incertezza storica, l'Antica Macina ha assunto un ruolo importante nel folclore locale. Le leggende narrano di giganti che la utilizzavano per macinare il grano, di streghe che celebravano i loro riti magici al suo cospetto e di fantasmi che vagavano tra le sue rovine.
Oggi, l'Antica Macina di Cavoli è un sito archeologico di grande valore, un monito del passato che ci invita a riflettere sulla nostra storia e sulle nostre origini. Un luogo magico che, immerso nella bellezza della natura elbana, continua ad affascinare e incuriosire tutti coloro che si avventurano alla sua scoperta.