Ci sono esperienze che valgono settimane di lezioni tradizionali, in classe.
Tale esperienza gli studenti della quinta commerciale e della quinta geometri, insieme ad alcuni loro insegnanti, l’hanno vissuta stamani, recandosi presso gli Scavi di San Giovanni, a Portoferraio.
Già ieri mattina, nell’Aula Magna del nostro Istituto, il prof. Franco Cambi aveva tenuto una bellissima lezione sulla storia della Rada di Portoferraio, le sue peculiarità, i Capi Bianchi che rendevano l’Elba visibile a distanza, il nome Aithale, “la scura”, “la fuligginosa”, la citazione della nostra Isola nella letteratura antica, la leggenda degli Argonauti e il mitico Porto Argoo, su su nel tempo, fino al Medioevo, all’età di Cosimo, alla modernità.
Già questo tuffo nel passato profondissimo o più recente ci aveva sollecitato emozioni e desiderio di conoscenza. Poi è venuto il racconto della genesi dello scavo, nato inizialmente per sondare le procedure di lavorazione del ferro in zona, e rivelatosi poi uno spaccato di archeo-agricoltura, perché “sopra” i resti ferrosi è emerso uno strato che alludeva ad una cantina, con tanto di dolia per la fermentazione del vino e di anfore per la sua.conservazione.
Ebbene, questi tesori, ancora parzialmente avvolti dalla terra e dall’abisso del tempo, li abbiamo potuti vedere stamani con i nostri occhi e apprezzarli nel loro contesto originale, là dove un probabile crollo, conseguenza di un incendio, li ha fissati com’erano duemila anni fa, per riconsegnarceli oggi.
Quella “fattoria” era l’area agricola che riforniva la magnifica Villa delle Grotte e dalla quale essa dipendeva, almeno in parte, per il suo sostentamento; il vino che si beveva in quelle ricche mense era anche il frutto del vigneto sottostante, affacciato sul mare e intriso di salsedine. L’illustre proprietario l’avrà offerto anche a Ovidio, di passaggio all’Elba per i saluti di commiato, consolandolo momentaneamente dal cupo pensiero del suo fatale esilio sul Mar Nero.
Anche i giovani del team archeologico si sono pazientemente prodigati in spiegazioni e risposte ai nostri studenti, mostrando e illustrando molti reperti custoditi nella chiesetta di San Marco, adiacente alla bella villa della famiglia Gasparri, che, nella sua generosa liberalità, non solo rende fruibile il terreno per gli scavi, ma ospita anche il gruppo Aithale e apprezza le visite scolastiche.
Ci auguriamo perciò che la chiusura degli scavi di San Giovanni, prevista per il 18 ottobre, non si protragga a lungo e che una maggiore sensibilità per la cultura, rispetto a quella dimostrata finora, delle istituzioni e di enti pubblici e privati, permetta la continuazione di questo prezioso lavoro di ricerca archeologica, che è poi recupero di memoria, di identità, valorizzazione storica e artistica di un territorio che non può offrire ai suoi abitanti e ai suoi ospiti soltanto spiagge e ombrelloni.
M. Gisella Catuogno ITCG Cerboni