Durante il periodo nazifascista la nostra bellissima piazza sul mare si chiamava “piazza della rivoluzione fascista”. Già durante il periodo clandestino e successivamente allo sbarco degli alleati, il CLN (comitato di liberazione nazionale) di Porto Longone aveva deciso di intitolare quella stessa piazza a Giacomo Matteotti, rapito, pestato a sangue e ucciso il 10 giugno 1924 da una squadra fascista dopo il suo discorso alla Camera in cui denuncia i brogli elettorali della nascente dittatura e chiede di non convalidare le elezioni: un assassinio di cui Benito Mussolini, sei mesi dopo, ne assunse "la responsabilità politica, morale e storica".
Ma poiché la storia si ripete, seppur con colori e tonalità differenti, quanto viviamo oggi circa l'edulcorazione dei crimini nazifascisti, la revisione storica e il tentativo di trasformare la festa della Liberazione in festa della o delle libertà, è già avvenuto quasi ottant’anni fa. Nei giorni imminenti le celebrazioni per la posa della lapide con il nome di Giacomo Matteotti avvenuta il 10 giugno 1945, alcuni componenti del CLN di Porto Longone avrebbero voluto che la piazza portasse il nome di “piazza della libertà”. Pur con il massimo rispetto nei confronti delle idee, delle posizioni dell’epoca e di tutti i componenti del CLN di Porto Longone, è doveroso riflettere oggi quanto può esser pericoloso dimenticare o confondere il passato, perché la libertà, nelle sue varie forme, è senza dubbio uno dei valori fondanti della nostra Costituzione ma la storia, della libertà e di quella libertà, nasceva ancor prima che dalla Liberazione, dal coraggio, dalla lotta, dai sacrifici e dai martiri che donne e uomini hanno subito durante il periodo nazifascista. Come Giacomo Matteotti.
«Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai». A cento anni dalla morte, rileggendo quelle sue parole, la storia gli ha dato ragione: Giacomo Matteotti è stato ucciso ma con lui non sono morte le sue idee di pace e di libertà.
Davide Solforetti
Foto da portoazzurroapp.com