Il fossato del Ponticello non esiste più.
Al suo posto oggi è presente uno sviluppo urbanistico che si è articolato sul territorio dopo che il fossato fu colmato nel 1920.
Quanto sopra detto è ben identificato in mappa planimetrica creata dall’arch. Rino Manetti dove l’antico fossato è visibile in sovrapposizione allo stato attuale urbanistico.
Telemaco Signorini (1835-1901) ha lasciato un bel quadro dove dipinto in olio su tela è il Ponticello, ormai divenuto opera stabile in muratura, appena attraversato da un uomo che sopra un asino si avvia lentamente lungo la strada maestra bianca la quale si dirige verso la Crocetta della SS. Annunziata. C’è poi una barca che sta attraccando. Un dipinto la cui visione infonde senso di tranquillità ,del fluire di una vita antica di comunità se pensiamo che il luogo dipinto è oggi piazza Citi. (Foto di copertina)
Andrea Galassi, qualche tempo fa ha scritto una sintesi della storia di questo fossato e giustamente lo definisce “una delle opere difensive più significative della piazzaforte di Portoferraio“ https://www.elbareport.it/corsivo/item/49493-distrutto-il-bastione-riempito-il-fossato-resto-il-ricordo-e-il-nome-del-ponticello
Così è.
Il fossato del Ponticello rappresentava una tra le opere difensive più significative del fronte di attacco di terra tale da essere definito “reale” per la presenza di muraglia lungo il decorso (scarpa e controscarpa) e per le dimensioni.
Pur non esistendo più la sua conoscenza aiuta a comprendere meglio l’architetture mirabile militare del fronte di attacco di terra che imponente ancora oggi osserviamo con si suoi bastioni.
La zona dove si trovava rappresenta la porta d’ingresso per arrivare sotto le mura castellane da parte del nemico che offende venendo da terra. Che questa zona fosse strategica già lo sapevano gli ingegneri militari che il duca Cosimo I de’ medici aveva inviato a dirigere le fabbriche per fondare Cosmopoli.
Giovanni Battista Bellucci è il primo di questi che arriva all’isola d’Elba nell’aprile del 1548.
Arriva insieme ai guastatori inviati per fondare Cosmopoli come scrive il duca Cosimo: “...pure oggi con la gratia di Dio li habbiamo fatti inviar alla volta dell’Elba insieme con trecento guastatori su certe navi che si trovavano qui havendoli dato per capo il Signor Otto da Montauto…”
(Lettera di Cosimo I al vescovo di Forlì da Livorno il giorno 20 aprile 1548. Archivio Mediceo Filza 11.c. 55. Archivio di stato Firenze)
Il Bellucci costruisce le prime strutture, ancora campali, della futura città murata e appena due mesi dopo, nel giugno del 1548,è sostituito da Giovanni Camerini .
Bellucci ritorna all’Elba nel 1552 per un rilievo planimetrico delle opere del circuito fortificato condotte sotto la direzione del Camerini perché deve compilare per il duca Cosimo un atlante delle più importanti città fortificate d’Europa.Nel rilievo planimetrico, con parti tratteggiate, aggiunge qualche proposta che commenta con didascalia “fatto fosso per isolar questa terra”.
Nel 1570 muore Giovanni Camerini e gli succede nella direzione dei lavori l’architetto militare Bernardo Buontalenti. Nella didascalia di un disegno di un documento di archivio del 1575, non in buon stato di conservazione, Bernardo Buontalenti, rappresenta un progetto del fronte di terra di Portoferraio che modifica quello presente eseguito da Camerini e scrive “chavo bianco qui sa fare un foso largho Bra. 100 incircha e la tera portarla a torno la linghguela - giardino de la Duchesa qui non si chavi calcina fornace- fosso qui avenire la chortina-fosso piano –fosso qui… Posticia –qui sa far intorno dirupato-Porta di tera. Qui sa rifare il mollo –Porto feraio-Ponte. Qui sa a riempire di tera – linghguela”.
Documento molto interessante per vari aspetti non solo per il ”fosso largo che sa da fare” ma anche per quello dei movimenti di terra che comportavano le opere di fortificazione. Non solo questi movimenti di terra erano usati per fare calcina o terrapieno per il bastione ma anche far nascere giardini. Questi ultimi erano utili per coltivare orti indispensabili al vitto durante un assedio, utili al pari dell’acqua piovana contenuta nelle cisterne e del grano contenuto nei granai e poi macinato nei mulini a vento.
Alcune case del centro storico di Portoferraio ancora oggi posseggono il giardino.
Sta tutto scritto in queste parole del Bellucci “fatto fosso per isolar questa terra” e del Buontalenti “chavo bianco qui sa fare un foso largho” l’idea, il progetto di un fosso quale primo sbarramento di difesa alle truppe nemiche in avvicinamento dalla parte di terra alle fortezze.
Siamo negli anni cinquanta del cinquecento quando questo accade: il ”cavo bianco” è quello nelle antiche mappe indicato col nome di “cavo bianco di dentro”, nella rada dove poi sorgerà il forte S. Cloud e il Magazzino del Sale, per distinguerlo da quello detto “cavo bianco di fuori”, oggi chiamato Capo Bianco, prospiciente la spiaggia delle Ghiaie.
Pochi anni dopo, agli inizi del seicento, nel 1604, avverrà il congiungimento del mare della rada con quello delle Ghiaie tramite la nascita di un fosso, realizzando così i progetti del Bellucci e del Buontalenti.
Avverrà per volere di Marzio de’ conti di Montauto, governatore militare e civile di Portoferraio in quella epoca.
Che nel 1604 Marzio de’ conti di Montauto fosse governatore ce lo fa sapere Giovanni Vincenzo Coresi del Bruno, in una lettera da lui scritta nel 1738 “…e nel 1604 prese il governo dell’armi Marzio de’ Conti di Montauto, nel 1695 Gio Francesco Fucci e di nuovo nel 1606 Marzio de’ Conti di Montauto al tempo del quale il viceré di Napoli D. Gio Alfonso Pimentel d’Herrera conte di Benevento ,spedì in Porto Longone D. Garcia di Toledo con l’ingegnere Pietro Castiglione, che vi fecero erigere una fortezza la quale fu solennemente benedetta nel dì 2 aprile 1606 da Monsig.re Alessandro Petrucci vescovo di Massa , e fu chiamata forte Pimentel o Beneventano…”
(Lettera del governatore Giovanni Vincenzo Coresi del Bruno del 3 novembre 1738. Archivio mediceo. Filza 1807. Archivio di stato Firenze)
Che nel 1604, quando erano trascorsi cinquantasei anni dall’inizio della fondazione campale di Cosmopoli ad opera del Bellucci (1548), si realizza il progetto di un fosso che congiunge il mare della rada a quello delle Ghiaie ce lo fa sapere Sebastiano Lambardi chiamandolo “fosso primo del Ponticello”
Così scrive il Lambardi:
“FOSSO PRIMO DEL PONTICELLO
Erano già passati molti anni quando Marzio Montauto governatore di Porto Ferrajo,osservato che al piano delle colline della piazza non vi erano fortificazioni e che di abbordo si poteva investire le Mura Cstellane ,pensò di far tagliare un fosso per passare l’acqua la quale comunica i due mari cioè quello del porto con quello di fuori e alla testa di questo fosso fece fare dei fortini ; ma perché riuscì più stretto del dovere e di poca capacità i suddetti fortini fortini furono al tempo del Tornaquinci ampliati e ridotti in migliore forma come in appresso si dirà….”
(Cfr pg 148 “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” Sebastiano Lambardi 1791.Ristampa. Forni editore Bologna 1966)
Con questo “fosso primo del Ponticello “ si creò una difesa avanzata alle mura della città di Portoferraio. Il fosso fu detto del Ponticello in quanto era attraversato da un piccolo ponte di tavole, mobile, in parte levatoio. Fu fornito anche di un fortino di sussidio come è visibile nella parte superiore di un dipinto olio su tela di GM Terreni.
Ma, su questo fosso primo del Ponticello, appena dieci anni dopo, nel 1614, Orazio di Sorbello, nuovo governatore di Portoferraio, chiamandolo col nome di “fosso di fuori” poneva serie perplessità come opera di difesa avanzata delle mura castellane e scriveva:
“…le fortificazioni sono più di nome che di fatti essendovi ogni cosa imperfetta ,che perciò io ho pregato mi si mandi qualche persona intelligente per mostrare con ragione quello che io dico, li fianchi sono debolissimi ,sì come le spalle e da potersene malamente servire e di pochissimo valore ,nessun parapetto, nè il fossetto atorno ordinato fu mi incominciato .si bene cavata la pietra in altri lochi ,anchor che più volte io sia stato chiamato disegnarlo e doverrìa rimediarsi il fosso di fuori detto il Ponticelo che mette in isola la terra. E’ tutto ripieno e le trincere fattevi, sono state intese, perdonasi però l’autore ,che io non dico per tassar nissuno ma per obb.o mio. per servitio del Ser.o P.ne,né ardirei, essendo assediato tenervi impegnato tre o quattrocento homini o che ci serviamo per difesa per non metterli al macello ;dovendosi in q.o loco tener più conti de’ soldati ,che altrove per non poterli avere, d’altri a sua posta q.q trincera è sotto un colle che con sassi possono essere offesi e tormentati per fiancho da Lazzaretto ,lontano dal calor della nostra muraglia, et è a tale che non ci si può mandare senza gran pericolo, e masime standovi di notte ,e perdendola,il nemico se ne serve per trincea e il fosso al hora saria del tutto inutile che il tutto il nemico puol facilmente fare o con ogni pezzetto d’artiglieria o risolvendosi passare la marina a guazzo, La detta fossa è necessarissima et anche qualche trincea fuori ,ma fatta in altra forma ,acciò sia difesa dalla muraglia e la fossa scoperta dalla trincea ,senza che quelle sianom scoperte da altra eminenza, né si possano scrivere così fatte cose,non vedendole in fatto….”
(Lettera del governatore di orto ferraio Orazio di Sorbello del 30 luglio 1614: Archivio Mediceo filza 3143. c 290.Archivio di stato Firenze)
E’ nel 1693, col generale Mario Tornaquinci, governatore di Portoferraio dal 1687 al 1701, che si opera la sistemazione definitiva della zona del Ponticello ponendola in condizione di espletare la prima difesa contro un attacco di terra da parte del nemico come proposto nel 1614 dal governatore Orazio di Sorbello.
E’ lo stesso governatore Tornaquinci che ce lo fa sapere nella “Nota di lavori di fortificazioni et altri civili fatti da me Mario Tornaquinci nella Città, Presidio e Fortezze di Porto Ferraio cominciati l’anno 1688;69:90;91;92;93;94 e 95”
(Miscellanea Medicea. Filza 464. Inserto n° E.cc. 32: Archivio di stato Firenze)
Sebastiano Lambardi sul generale Tornaquinci nel 1791 scrive:
“GOVERNO DEL GENERALE TORNAQUINCI E NUOVE FORTIFICAZIONI FABBRICHE E RISARCIMENTI FATTI DAL MEDESIMO
Osservatosi che il fosso del Ponticello era assai stretto, senza essere difeso da alcuna fortificazione di alga, e di pantano, fu allargato un terzo di più di quello che era facendovi quattro buone Ridotte a difesa della scarpa del medesimo. Fu costruito in ognuna il corpo di guardia per l’alloggio dei soldati.
Tale lavoro fu principiato il primo dicembre dell’anno 1693 e durò fino al 1694 per otto mesi continui, lavorandovi indefessamente 200 uomini”
(Cfr pg 173 “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” Sebastiano Lambardi 1791.Ristampa. Forni editore Bologna 1966)
Coresi del Bruno, governatore di Portoferraio descrive in dettaglio il corpo di guardia assegnato alla Ridotta reale del Ponticello, opera sussidiaria posta all’imboccatura del fosso all’imboccatura nella rada
“….adì primo agosto 1712. Armamento del presidio di Portoferraio…. Ponticello. Rastrello della guardia hore 24; Rastrello di dentro hore 15;Fortino hore 9;Sopra le Fornace hore 9, Santa Fine hore 9,Ronda hore 9;Rondino del serg hore 1. Uomini 10 hore 9….”
(Vincenzo Corsi del Bruno. “Zibaldone di Memorie”. Manoscritto. Biblioteca comune Portoferraio. Copia dattiloscritta dell’originale 1729)
Nel 1877 è così descritto:
“FOSSO DEL PONTICELLO
E’ situato al piede del promontorio oltre le opere esterne, alla distanza di 160 circa dalla cinta. Comincia col mare alle due estremità, a Nord presso la spiaggia delle Ghiaie, a Sud presso l’interno della rada.
E’ destinato all’isolamento e alla difesa dell’intero promontorio sul quale sorgono le opere della piazza.
La scarpa e controscarpa sono rivestite in muratura ,la prima si eleva sul terreno a sostegno di un parapetto davanti la piazza d’Armi omonima esistente al piede dello spalto.
La lunghezza del fosso è di 490 metri, la larghezza di 22 metri e la profondità di 2 metri circa sotto il pelo d’acqua.
Stato di conservazione buono”
(Leoni 1877. Manoscritto. Archivio privato)
Interessante è la descrizione che il Leoni fa della scarpa e controscarpa del fossato.
La scarpa è una aggiunta di muro inclinato posta alla base del fossato allo scòpo di rinforzarlo, alla scarpa si contrappone un altro muro, sul lato esterno del fossato, detto la controscarpa.
Il Leoni scrive che la scarpa rivestita in muratura si eleva a sostegno di un parapetto davanti la piazza d’Armi esistente al piede dello spalto. Ciò significa che un piano sopraelevato al fossato era presente per uso piazza d’Arme sostenuto dal muro della scarpa del fossato che faceva anche da parapetto alla stessa piazza d’Arme.
Dalla parte opposta, sul lato esterno del fossato, si eleva la controscarpa in muratura ,cioè un’altra muraglia.
Tale descrizione corrisponde a quanto è rappresentato nella parte inferiore del dipinto olio su tela di GM Terreni.
La descrizione che il Leoni fa del fosso del Ponticello così precisa per quanto riguarda le dimensioni (lunghezza, larghezza, profondità) consente di poterlo annoverare tra i fossi in architettura militare chiamati “reali “ proprio per le loro dimensioni.
“Fosso reale del Ponticello” con dimensioni studiate e progettate dagli ingegneri militari per un fossato posto a difesa avanzata delle fortezze predisposte con batterie per artiglieria di grande portata.
Dopo il 1877 la funzione militare del fossato del Ponticello era scomparsa e il ponticello, in parte di tavole e in parte levatoio, era stato sostituito da ponte in pietra.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Ponte sul fossato del Ponticello. Dipinto olio su tela. Telemaco Signorini.
Foto 2 - Portoferraio. Cartografia urbana attuale e il decorso del fossato del Ponticello. Rino Manetti.
Foto 3 - Portoferraio. Rilievo planimetrico del circuito fortificato fatto nell’agosto del 1552 dal Bellucci quando i lavori erano sotto la direzione del Camerini che era arrivato nel giugno del 1548 in sostituzione del Bellucci. Il Bellucci esegue il rilievo delle opere fatte fino al 1552 e inventa qualche proposta (parti tratteggiate) Tra queste parti tratteggiate è un “fosso fatto per isolar questa terra”).
Foto 4 - Portoferraio. Progetto del fronte di terra 1574. Gabinetto disegni e stampa degli Uffizi. Particolare. Bernardo Buontalenti.
Foto 5 - GMTerreni, Dipinto olio su tela. PARTE SUPERIORE, Prospettiva delle fortificazioni vecchie di Portoferraio per la parte di terra prima dei lavori dell’ultimo decennio del secolo XVII. Museo diforte Falcone. Portoferraio.
Foto 6 - GMTerreni, Dipinto olio su tela. PARTE INFERIORE, Prospettiva delle fortificazioni vecchie di Portoferraio per la parte di terra dopo i lavori dell’ultimo decennio del secolo XVII. Museo di Forte Falcone. Portoferraio.
Foto 7 - Anonimo. PARTICOLARE delle fortificazioni di Portoferraio 1697.Il ponticello di tavole sul fossato, in parte fisso in parte levatoio questo ultimo protetto da un cancello. Una garitta sulla parte esterna era a guardia Matita nera, penna, inchiostro, acquerello. Biblioteca Moreniana di Firenze. Fondo Bigazzi.
Foto 8 - Portoferraio. Primi anni del novecento. Ponte sul fossato del Ponticello e porta medicea della ridotta reale del Ponticello.