Nel 1766 una sola parrocchia è a Portoferraio ed ha il titolo di Arcipretura cioè con autorità sulle confinanti. Era assegnata ad un prete chiamato popolarmente “curato” in quanto assegnato alla parrocchia che è “cura” delle anime. Per divenire curato di parrocchia, doveva il prete ottenerne il conferimento dall’autorità ecclesiastica quale beneficio ecclesiastico. Collazione è il termine canonico con cui è chiamato il conferimento del beneficio ecclesiastico del peso della cura della anime di una parrocchia da parte dell’autorità ecclesiastica.
Nel 1766, Pietro Leopoldo II asburgo-lorena era appena da poco divenuto granduca di Toscana col titolo di Pietro Leopoldo I e lo sarà fino al 1790. Con lui la Toscana ha conosciuto un periodo di riforme che vanno dal commercio, alla giustizia, alla pubblica amministrazione, agli affari ecclesiastici.
In questi affari ecclesiastici Pietro Leopoldo fu autore di varie riforme che hanno toccato direttamente Portoferraio. (Foto di copertina)
Nel 1766 la parrocchia ferraiese aveva sua sede principale nella chiesa dedicata alla natività della beata vergine Maria (oggi conosciuta come Duomo) creata nel 1549 da Camerini ingegnere al servizio di Cosimo I de’ Medici durante gli anni di fondazione di Portoferraio. Fu costruita ad unica navata con titolo di pieve. Nel corso dei secoli successivi fu ampliata.
Il tema della natività è ripreso dentro la chiesa da una serie di dipinti che adornano le pareti di cui uno merita attenzione attribuito a Domenico Cresti detto il Passignano che riguarda la visitazione di Maria ad Elisabetta.
Insieme ad altri presenti dentro la chiesa andrebbe immesso in un circuito espositivo da far vedere a chi visita il centro storico insieme con la pinacoteca civica.
Nel settecento, nel conferimento per collazione della parrocchia assumono importanza anche i pareri che i fedeli danno ed esprimono sul prete o sui preti che vogliono essere nominati curati, i quali ,quasi come in un concorso si presentano candidati alla cura di una parrocchia divenuta vacante di Curato.
I” concorrenti” erano assunti alla cura della parrocchia dopo essere stati giudicati con partito preso dalla comunità e dal popolo dei fedeli.
A questa prassi non si sottrae la parrocchia di Portoferraio quando, vacante la sua cura per la morte dell’arciprete Ferrandini, si deve procedere alla nomina di un nuovo curato arciprete. Di ciò, dei concorrenti alla cura della parrocchia arcipretale ferraiese, scrive diffusamente in una nota al granduca Pietro Leopoldo il conte Vincenzo degli Alberti nel capitolo “Stato spirituale ed ecclesiastico“ contenuto nel manoscritto "Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”.
La nota di tutti i preti concorrenti è interessante per il parere che esprime su ciascuno di essi l’Autore:
“Concorrenti a detta Parrocchia
…Quelli che concorrono a questa Cura sono i seguenti:
Il Prete Rofi Nipote dell’Arciprete defunto, che ha servito questa Chiesa in qualità di Cappellano nel tempo del suo zio e dal Vescovo è stato eletto, mi pare che sia un soggetto da confidargli una Cura.
Il Fratini qual è Curato da molto tempo in Sughereto, luogo della vicina Maremma appartenente al Principe di Piombino. Di questo, siccome non era in Portoferraio di dove manca da molto tempo ,non posso darne notizia veruna, se non che mi ha parlato molto in di lui favore quel Governatore.
Il Giannetti è un Prete di buoni costumi ma di pochissima abilità, è troppo giovine per fare il Curato.
Il Grifi fu accusato di avere una pratica scandalosa e sebbene si giustificasse da quest’accusa pure non crederei che per esser Curato egli fosse capace.
Il Pandolfi è un prete di buoni costumi di talento e d’abilità e per un pezzo è stato Maestro di quelle Comunità e presentemente è in servizio di V.A.R. di Maestro di Nautica de Cavalieri di Pisa.
Tutti questi concorrenti sono nazionali di Portoferraio e migliore da scegliersi tra loro per confidarli questa Cura mi parrebbe che fosse il prete Pandolfi; ma siccome per porre la quiete in questo Paese ove le famiglie sono tra loro molti discordi importa infinitamente che l’unica parrocchia che vi è sia provvista di un Curato che oltre ad esser fornito di molta probità e sufficiente dottrina non abbia veruna relazione di parentela con la gente del paese, così stimerà che V.A.R. potesse piuttosto dare i suoi ordini perché fosse ricercato qualche altro sacerdote degno di essere nominato per questa Cura, che non fosse nazionale di Portoferraio.
Il ritrovarlo non crederei che fosse difficile giacché la Cura gli darebbe una sufficiente entrata da potere onestamente mantenersi”
(“ Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Carta 9,10,11,12 del manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766.Biblioteca civica comune Portoferraio)
L’indicazione data sul nome di Pandolfi, quale migliore prete tra i concorrenti a cui consegnare il beneficio ecclesiastico della cura delle anime della parrocchia di Portoferraio, non passa inosservata. Don Rocco Giuseppe Pandolfi divenne arciprete della parrocchia di Portoferraio nel 1766 succedendo a don Ferrandini che era deceduto.
E’ Giuseppe Ninci a farcelo sapere in “Notizie compendiate della chiese, oratori, cappellette di Portoferraio e sue campagne, raccolte e registrate nel 1834, con i loro avvenimenti che le riguardano”.
Al termine di queste notizie compendiate è un elenco dei “Curati della Chiesa della Natività di Maria Vergine parrocchia civile di Portoferrajo” a partire dal 1549 fino al 1824.
Marcello Camici
Foto di copertina - Pietro Leopoldo d'Asburgo-Lorena, granduca di Toscana, col titolo Pietro Leopoldo I in un ritratto di Anton Raphael Mengs (1728.1779). Olio su tela. Anno 1770. Museo del Prado. Madrid.
Foto 2 - Portoferraio. Duomo. Presbiterio. Visitazione di Maria ad Elisabetta.
La Visitazione è un dipinto (270x210 cm) in olio su tela. Autore ignoto ma attribuito anche a Domenico Cresti detto il Passignano (1560-1636). Il quadro raffigura la visita di Maria ad Elisabetta sua cugina dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo.
Al centro della scena è l’arrivo della Madonna vestita di tunica rossa ricoperta da manto azzurro davanti alla quale S. Elisabetta è inginocchiata e l’accoglie. Osservano la scena: in basso a destra inchinato e reverente S. Rocco con il bastone da pellegrino e a sinistra S. Zaccaria che sembra rivolgersi compiaciuto a chi osserva invitandolo con la mano a guardare.
Al centro, in primo piano, il cane randagio che sfamò S. Rocco durante il ritiro a vita solitaria per non essere di peso a nessuno, dopo aver contratto il “male contagioso” nell’assistere i malati affetti da peste.
“Reste” è il nome assegnato al cane dalla tradizione popolare.
Sullo sfondo sembrano affacciarsi su una porta d’ingresso una figura femminile ed una maschile a torso nudo che guardano attenti.
Foto 3 - Concorrenti alla parrocchia di Portoferraio. “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Carta 9 del manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766. Biblioteca civica comune Portoferraio.
Foto 4 - Idem come sopra. Carta 10. “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato. Manoscritto 1766. Biblioteca civica Portoferraio.
Foto 5 - Idem come sopra, Carta 11. “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Manoscritto 1766. Biblioteca civica Portoferraio.
Foto 6 - Idem come sopra. Carta 12. “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Manoscritto 1766. Biblioteca civica Portoferraio.