Lettera a dir poco sconcertante (in riferimento all'articolo di Walter Puppo http://www.elbareport.it/arte-cultura/item/7045-i-timori-dellartista-sul-restauro-della-torre-di-marciana-marina ndr.): a prescindere dai continui richiami al suo essere artista, al suo intendersene di colori, fino all'autodefinirsi esteta e cultore del bello che nulla giovano alla sua tesi, sempre che ce ne sia una, anche e soprattutto sul piano del contenuto la lettera infatti è, in definitiva vuota. L' "artista" non entra mai nel merito del restauro limitandosi ad esternare la sua preoccupazione, peraltro più che condivisibile, nei confronti dello stesso e dei suoi possibili sviluppi futuri. Le linee guida che da almeno trent'anni la Soprintendenza, in accordo con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali, segue per il recupero di tali monumenti sono quelle, internazionalmente condivise, del restauro conservativo. Ciò significa ripristinare il più fedelmente possibile la fisionomia originaria intervenendo, se necessario sulla struttura nel caso essa presenti lesioni o indebolimenti rilevanti dal punto di vista statico. Esattamente l'opposto di quello che il signor Puppo sostiene definendosi disinteressato al "com'era" in favore di un ben più adeguato "come deve essere". Mi permetto di sostenere che, proprio a causa di questa opinione, ahimè, più che diffusa nel nostro Paese si è assistito ad alcuni dei più grandi scempi nel restauro di opere d'arte, ma soprattutto di monumenti. Detto questo, e cioè che quello che andrebbe fatto sarebbe proprio riportare la nostra torre il più vicino possibile al com'era (per farlo si utilizzano perizie degli strati d'intonaco, della calce, dell'ordito), dalla sua lettera non si evince il benché minimo accenno a come il "cultore del bello" ritiene che "dovrebbe essere". E' sempre un bene quando qualcuno si attiva e si interessa del patrimonio storico-culturale della propria terra, lo è un po' meno quando lo si fa senza criterio e, soprattutto senza, in definitiva, dire niente.
Matteo Lipparini