Il Restauro del Coro ligneo del 700 del Duomo di Portoferraio
Il coro si presentava in un precario stato di conservazione, le cause di tale degrado erano riconducibili a diversi fattori. Erano evidenti attacchi di insetti xilofagi in diverse zone del manufatto, in particolare alcuni elementi del coro risultavano seriamente compromessi. Le superfici erano ricoperte da diversi strati di sedimentazioni causati da ossidazioni di oli e polvere le quali alteravano pesantemente la naturale cromia e patina originale del tempo; erano inoltre evidenti delle macchie dovute a sgocciolature d'acqua. La struttura del coro era in un discreto stato di conservazione, nonostante ciò, si notavano diverse e numerose parti mancanti; fessurazioni dovute al naturale ritiro del legno erano presenti in alcune specchiature dei dorsali, nei pannelli sottostanti le sedute e su tutto il piano di calpestio. Il littorile e il leggio mostravano le medesime problematiche relative al coro.
Il lavoro di Restauro è stato caratterizzato dalle seguenti fasi lavorative:
1. Pulitura delle superfici con solventi idonei alla rimozione dello sporco e nel rispetto della patina naturale del legno.
2. Integrazioni lignee con legno stagionato della stessa essenza di tutte le parti mancanti
3. Risanamenti delle fessurazioni delle specchiature e del piano di calpestio
4. Consolidamento delle parti maggiormente degradate
5. Disinfestazione antitarlo e antimuffa mediante nebulizzazione, in modo da raggiungere la parte retrostante (tra la schiena del coro e la muratura)
6. Ottimizzazione delle integrazioni
7. Stuccatura delle piccole lacune e dei fori dei tarli con cera vergine d'api e cera carnauba tonalizzate
8. Verniciatura a base di oli essenziali e resine naturali come in origine
9. Verniciatura della pedana di calpestio con vernice specifica ecologica
10. Protezione finale delle superfici con stesura di cera neutra; tale finitura favorisce la traspirazione e l'elasticità del legno, consentendo inoltre una facile manutenzione periodica del manufatto.
Il Direttore lavori : Arch. Federico Mazzei - Collaboratore : Arch. Alessandro Pastorelli - Esecutore materiale dei lavori: Monica Chiessi.
Il Duomo di Portoferraio nella storia
Nell'anno 1547 per volere di Cosimo I dei Medici fu dato inizio alla costruzione della città di Portoferraio e successivamente alle opere di fortificazione e alla costruzione delle caserme per l'alloggio delle truppe. Nel 1549 fu iniziata la costruzione della chiesa all'estremità orientale della piazza d'arme che doveva servire per prestare assistenza religiosa ai militari presenti nella nuova città.
Nel medesimo anno fu eretta la parrocchia di Portoferraio scorporandola dalla matrice Rio nell'Elba e il 23 ottobre 1554 il Vescovo di Massa M.ma consacrò la nuova chiesa, dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria, affidandone l'ufficiatura ai confratelli della Confraternita del Corpus Domini (confraternita del SS.
Sacramento) .
Nel 1566 fu istituita la Confraternita della Reverenda Misericordia. Nel 1574 il parroco di allora, certo don Girolamo Sardi, marcianese, inoltrò una supplica alle autorità perché fosse provveduto al restauro del tetto della chiesa. Il Governatore della Città respinse la richiesta in quanto per la chiesa stessa era già previsto un progetto
per un primo ampliamento che fu realizzato intorno al 1590.
Fu in questo periodo che lasciando inalterata l'altezza dell'edificio se ne raddoppiò la lunghezza giungendo fino a dove è posizionata l'attuale balaustra.
L'altare era in legno sormontato da un crocifisso ligneo. Nel 1632, per avere più spazio verso la navata, si aprirono due cappelle: la prima nella parete di mezzogiorno, per volere di un certo Prospero Castelletti di Milano ma domiciliato in Portoferraio, intitolata a S. Carlo e a S. Lucia con l'obbligo perpetuo di una messa settimanale; la seconda fu aperta nella parete di tramontana, a spese della corporazione dei calzolai, dedicata alla Vergine del Rosario e ai Santi Crispino e Crispiniano e qui, per iniziativa della medesima corporazione, venivano celebrate le feste della Madonna del Rosario e dei santi Crispino e Crispiniano. Alla fine del sec. XVII il generale Girolamo Tomaquinci, governatore della città, vista la crescita demografica della medesima e l'esiguità della chiesa, fece presente al Granduca Cosimo III la necessità di un nuovo ampliamento della chiesa della Natività. Il Granduca approvò la richiesta e i lavori terminarono nei primi mesi del 1700. Fu accresciuto il coro, spostato il presbiterio e l'altare maggiore in legno fu sostituito con un altro a stucchi con le statue di S. Anna, S. Gioacchino e Maria bambina. Contemporaneamente furono costruite due nuove cappelle: in quella 'in comu evangeli!' fu collocata l'immagine del Crocifisso prima venerata sul vecchio altar maggiore in legno.
L'altare della cappella fu costruito a spese di Cosimo III De Medici: esso si presenta con due colonne laterali di cemento, a spirale, poggianti su pilastri quadrangolari di cemento e terminanti con capitelli di stile misto.
Altri restauri nel 1823 diedero alla chiesa la struttura attuale. Contemporaneamente fu ampliata anche la facciata aprendovi una porta laterale e, affinché il tutto non risultasse antiestetico, si prolungò la facciata anche dalla parte opposta ponendovi una porta finta a cui non corrispondeva un reale prolungamento dell'edificio.
Il recupero della parte vuota fu effettuato in un secondo tempo con la costruzione di due stanze per riporvi paramenti sacri e lampioni occorrenti per l'amministrazione del viatico.
Poco tempo dopo anche queste stanze furono trasformate in una cappella dedicata a S. Lorenzo. Con questa le cappelle erano in numero di sei ma ebbero vita breve perché furono trasformate tutte in altari laterali a seguito della demolizione delle pareti di divisione per far posto alle due navate minori.