«À NOS MORTS. ÎLE D’ELBE, 17.18.19.20 JUIN 1944. IN MEMORIAM».
Da ottant’anni la pietra memore ricorda i morti del 13° reggimento senegalese, del 101° reggimento del Génie de Plage e dei volontari del Groupe de Commandos periti durante lo sbarco alleato dell’Operazione Brassard che pose termine all’occupazione tedesca dell’isola. Per onestà storica ricordiamo che alcuni dei loro superstiti, purtroppo, nei giorni successivi si macchiarono di stupri, violenze e furti documentati ai danni della popolazione elbana.
Il monumento di Marina di Campo, che negli anni venne spostato dall’originaria ubicazione, fu realizzato da Riccardo Visani (1893-1978), valente artigiano del granito originario dell’appenninica Firenzuola giunto a Poggio come lavorante nella ditta di Giulio Cavina, deputato al confino nella frazione marcianese.
Chi ci fornisce inedite informazioni sulla realizzazione di questo monumento è Boris, figlio di Riccardo: «Nell’estate del 1944 Benasco Benassi venne a casa nostra, al Poggio, con un tenente militare francese che parlava italiano, e prelevarono mio babbo senza tante spiegazioni. Benasco era un militare al servizio dei francesi sbarcati all’Elba, non era prigioniero ed era autista, che conosceva mio padre.
Dopo aver prelevato mio padre, andarono a Marciana e presero il Benti con il figlio. Il Benti era stato guardia comunale; il figlio, che vestiva con divisa militare, pareva un tedesco. Mio padre, quando si vide sulla camionetta con loro, non capì il motivo di quel prelevamento. Li portarono a San Martino, al comando alleato.
A mio padre dettero l’incarico di fare il monumento ai caduti durante lo sbarco a Campo; il Benti e figlio furono invece portati prigionieri in Corsica. Quando mio padre lavorava per gli alleati stava a Campo con loro, e ogni tanto veniva a Poggio con un sottoufficiale còrso e l’autista senegalese che guidava la jeep.
Il granito per il monumento fu cavato a Grotta Margherita, presso San Piero, e gli operai che contribuirono all’opera li scelse mio padre tra i migliori, come mestiere e per amicizia. Nel monumento sono raffigurate in rilievo le tre bandiere incrociate dei tre eserciti. La croce patriarcale, simbolo della religiosità francese, l’aveva realizzata Nicola Buffa, artigiano originario di Cinte Tesino in Valsugana, con minerali delle miniere riesi affogati nel cemento. I disegni originali li ha mia nipote, che abita a Milano.
Mio padre non ha mai saputo chi avesse fatto il suo nome per l’incarico del monumento. Benasco Benassi, addirittura, disse di essere stato lui. Dino Barsalini, di Sant’Andrea, disse di avere fatto lui il nome».