L’ingegnere militare Giovanni Battista Belluzzi, altrimenti chiamato anche Bellucci, detto il Sanmarino, perché nato a San Marino, arriva nell’aprile del 1548 all’Elba, scelto da Cosimo I de’ Medici a dirigere i cantieri di fondazione della nuova città.
Negli anni quaranta del cinquecento dopo essere stato ambasciatore di San Marino a Firenze diventa “architettore” alla corte di Cosimo I. In quegli anni è nel pieno della sua attività professionale.
Di quel periodo sono i suoi scritti: ”Trattato di fortificazioni“ e “Trattato delle fortificazioni di terra” dove discute del fortificare. E’ fautore della distinzione tra la figura dell’ingegnere militare da quella dell’architetto. Dice il Belluzzi: deve l’ingegnere militare possedere una formazione matematica per operare praticamente con gli strumenti di rilevazione con i quali misurare i siti e levare le piante; deve saper usare compassi, regoli, archipenzoli, saper calcolare preventivare le spese, programmare i tempi del cantiere, scegliere le giuste quantità e qualità dei materiali da costruzione, organizzare e dirigere le maestranze e qualora fosse anche un buon architetto, sarebbe meglio ma non è questa una condizione indispensabile né sufficiente.
Suggerisce perciò di andare alla guerra, cioè di essere un soldato, ed imparare sul campo offese e difese del fortificare. Essere ingegnere e guerriero: questo propugna. Fa parte degli artisti che circondano Cosimo I de’ Medici nel tondo incorniciato a stucco in palazzo Vecchio a Firenze dipinto da Giorgio Vasari (Foto 1) dove è raffigurato il ritratto del volto il primo a sinistra di quello di Cosimo. (Foto 2)
Di lui parla Giorgio Vasari nella sua opera “Le vite dei più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani” (1550). Dal Vasari sappiamo che il Belluzzi è al servizio di Cosimo I, in qualità di ingegnere militare.
Alcuni sostengono l’ipotesi che Belluzzi sia il vero progettista delle fortificazioni di Portoferraio e non il Camerini che lo sostituì.
Il giorno 8 aprile 1548 Cosimo scrivendo a Don Diego di Mendoza, legato imperiale di Carlo V, fa a lui sapere di aver ricevuto il permesso a fortificare all’Elba con queste testuali parole “Con lettera di V.S. del 2 del presente ho ricevuto la carta della commissione che mi dava per la fortificazione di quel sito dell’Elba et la copia della cedola…”
(Archivio mediceo. Filza 11,c. 26. Archivio di stato Firenze)
Il 10 aprile 1548, due giorni dopo che Cosimo ha avuto il permesso di fortificare all’Elba, Belluzzi è convocato a Pisa dove il duca lo incarica di partire per l’isola:
“A mexer Giovan Baptista da San Marino Ingegneri, a dì X aprile 1548
Per alcune occorrentie habbiam bisogno del servitio vostro da queste bande. Però non mancherete alla ricevuta di questa, che vi si manda per cavallaro expresso, montar subito a cavallo e venir da noi quanto pria far lo potrete, lassando costì quel ordine a cotesti altri ministri vi parrà che convenga, acciò le cose della fortificazione di cotesta città non patischino niuna assentia senza però perder tempo al venire subito gionto da noi vi sarà ordinato quello che haverete a fare, state sano. Da Pisa“
(Mediceo del principato. Filza 187,c. 84 r. Archivio di stato di Firenze)
L’ing Belluzzi è dunque arrivato all’Elba con ordini precisi da parte del duca Cosimo: ”… subito gionto da noi vi sarà ordinato quello che haverete a fare”. Da lui scelto mentre stava fortificando altra città viene obbligato a lasciare tale fortificazione e presentarsi a lui evidentemente ritenuto il più adatto a realizzare i suoi piani di fortificazione sull’Elba. Belluzzi, esperto di fortificazione bastionata viene scelto da Cosimo tra i vari ingegneri che ha a disposizione, indicando con tale scelta quale tipo di fortificazione vuole costruire all’Elba col permesso ottenuto da Carlo V.
Fu inviato all’isola con i primi trecento guastatori con a capo Otto da Montauto spediti per via mare da Livorno. A questi si aggiunsero quelli arrivati per via terra nel principato di Piombino che attraversano il canale imbarcandosi a Porto Baratti come scrive l’Adriani (1511-1579) storico contemporaneo ai fatti.
Un contingente, alla fine costituito da mille fanti e quattrocento guastatori: con loro Belluzzi detto il Sanmarino ha iniziato i lavori campali (terra e fascine) di fondazione delle fortificazioni di Cosmopoli in un luogo, l’isola, che era “tutto selvatico e rozzo”.
In questo luogo Belluzzi rimase meno di due mesi: tempo sufficiente però per impostare il disegno generale del perimetro difensivo delle fortificazioni perché inizia a costruire, in modo campale con terra e fascine, sui due colli i forti (Stella e Falcone), un rivellino al molo (Linguella) e comincia l’incamiciatura di muro del forte Falcone. (Foto di copertina)
Il 27 aprile 1548 Belluzzi invia al duca Cosimo una lettera nella quale scrive:
“Al mio arrivar qui havemo 15 guastatori di Bibona, quali subito mettemmo a far una strada e netar intorno il coletto piccolo, di poi il Signor Pirro, hebbe visto e considerato ben ogni cosa, parlandosi qual delli dui colli al presente se potria pigliar, finalmente, doppo molte dispute, s’elesse il coletto più piccolo e più basso come quello che più può scoprir il posto et offendere da più bande li nemici, come in verità è di questa maniera: e circa la difesa che lui riceve dall’altro colle, andarla fugendo col voltargli la fronte, e quella farla gagliarda al più che si può, e come il Signor Pirro e il Signor Otto hebbero conchiuso questo, si venne conseguentemente alle forme delle quali ne sono fatte di molte; et in verità il Signor Pirro à molto affaticato, insieme con il Signor Otto, e non penso che sia per molto tempo una simil cosa tanto consultata; e veramente chi non vuole andare nelli precipitii, non è possibile trovarvi forma bona ,et io per me non mi satisfacio di nessuna, pur alla fine per venire alla brevità a fare qualche cosa, la qual per essere piccola e breve si farà in venti giorni havendo un numero di 400 guastatori; facendo però questa con intenzione di fortificar l’altro colle”
(Lettera di Belluzzi a Cosimo. Mediceo del principato, Filza 386 ,c.418. Archivio di stato Firenze)
E’ una lettera dove emerge tutta la difficoltà che si presenta davanti ai fondatori. Dispareri tra l’ingegnere e i militari su come procedere a fortificare sono presenti.
Dispareri e anche dissapori che continueranno su altri oggetti nei giorni successivi.
Poco tempo dopo, porteranno il Belluzzi ad essere rimosso da Cosimo dalla direzione dei cantieri delle fabbriche e sostituito con Camerini.
Si capisce che motivo del disparere, in questo caso, è su quale dei due colli si dovesse iniziare per prima a fortificare e che dopo molte dispute fu scelto di iniziare dal colle più alto dove il forte essendo piccolo si sarebbe potuto innalzare in una ventina di giorni avendo a disposizione quattrocento guastatori.
Pirro Colonna e Otto da Montauto, sono gli esperti soldati e ufficiali che affiancano Belluzzi nell’impresa coi quali sorgono dispareri. Pirro Colonna è commissario imperiale responsabile militare che cura gli interessi di Carlo V e Gian Francesco Barbolani da Montauto chiamato “signor Otto” o Signorotto da Montauto fedele capitano al soldo di Cosimo ,intendente di fortificazioni, è referente mediceo per soldati e guastatori e per la distribuzione degli approvvigionamenti.
Un intenso carteggio con il duca Cosimo caratterizza il breve soggiorno dell’ing. Belluzzi all’Elba.
In una lettera del 8 maggio 1548 che l’ingegnere scrive a Coismo si evidenziano le discussioni nate fra lui e i militari sulle forme dei fianchi del fronte bastionato fortificato. Le forme volute da Pirro Colonna e dal signorotto da Montauto divergono da quelle del Belluzzi che vuole attendere ad incamiciare il terraglio usando tempi e mezzi per fortificare alla “reale” mentre i due militari vorrebbero che le fortificazioni fossero concluse al più presto.
Nella fortificazione cinquecentesca, detta anche fortificazione alla moderna,v il terraglio è il terrapieno che viene tessuto, steso, sulle fondamenta nella costruzione di un’opera fortificata, opera che è ancora perciò allo stato campale e viene trasformata in opera permanente una volta eseguita la sua incamiciatura con muro.
Il 20 maggio 1548 Belluzzi scrive a Cosimo che è conclusa la fortezza da alto costruita in terra e fascine sul colle più basso ed è iniziata la sua incamiciatura di muro. Invia al duca la pianta della seconda fortezza che deve essere costruita sul colle più alto in uno spazio ancora più stretto.
La pianta è con molta probabilità quella conservata alla biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Dopo aver visitato di persona i cantieri aperti, il 24 maggio 1548 Cosimo scrive a Belluzzi che si muri velocemente entrambe i forti della Stella e del Falcone, appena imbastiti di terra, senza allargarsi e mutare di forma come vorrebbe fare Belluzzi contro la sua volontà.
E’ contrariato per questi ritardi e vuole procedere velocemente per vari motivi sia militari (difesa da attacchi improvvisi dal mare) che economici (il costo della fortificazione è aomentato) e politici (teme che altri possano intervenire ad impedire la fortificazione altri come i Francesi o i genovesi).
Il 26 maggio 1548, Cosimo scrive a Bastiano Campana che si trova all’Elba “… Noi vogliamo che unitamente si fabbrichi e si muri la fortezza di sopr.et che con la maggior diligentia che farsi potrà si tiri alla fin a sei o sette braccia tanto che si posa metter gente a guardarla, però darete principio a far spianare et cavare et condurvi materia da poter poi commodamente fabbricare et dei trenta maestri di cazzuola che verrano da Fiorenza dieci ne deputerete alla fabbrica per la detta fortificazione di sopra et venti all’altra et un capomastro di sopra et un di sotto …”
(Lettera di Cosimo a Bastiano Campana che si trova all’Elba scritta da Pisa. Archivio mediceo. Filza 606. c.16.Archivio di stato Firenze)
Il 27 maggio 1548 Belluzzi informa Cosimo che la fortificazione di terra è finita ma sono nate dispute fra lui e i militari sulla forma da dare al rivestimento in muratura che determinano rallentamento dei lavori e conseguente inoperosità di molti guastatori.
Nel cantiere militare mediceo la prima fase del fortificare era costituita dalla fondazione al cui scavo erano addetti al lavoro coatto centinaia di contadini chiamati guastatori.
Il 27 maggio 1548 Cosimo informato del disaccordo nato tra i militari e Bellucci sull’incamiciamento di muro delle fortificazioni di terra appena concluse, dove il Belluzzi sta tentando di allargarsi secondo un disegno diverso da quello stabilito. Scrive al Belluzzi e lo rimprovera imponendogli di seguire le sue direttive senza seguire “ghiribizzi“ e manìe di grandezza.
Il 31 maggio 1548 Belluzzi informa Cosimo che è stata posata la prima pietra con le medaglie della “fortezza da basso” e gli chiede invio di uomini per accelerare i muramenti e contemporaneamente lavorare alla “fortezza più alto”.
Il 2 giugno 1548 Cosimo scrive al Belluzzi “Noi habbiamo mandato costì il Camerino perchè possa attender a cotesta fortificatione infrattanto che voi…qui da noi per renderci più sentitamente conto di quel lavoro che è fatto et per poter intender et farci intender di bocha quanto ci occorre però non mancherete subito alla ricevuta di questa di mettervi a cammino per venirci a trovare dove saremo”.
4 giugno 1548 Belluzzi scrive a Cosimo di aver avviato il lavoro di scavo delle fondazioni per l’incamiciatura della “fortezza da alto” e continua anche la muratura di quella da basso.In questo modo lo rassicura che sta procedendo speditamente senza “fanticasterie” come lo ha accusato Cosimo.
7 Giugno 1548 Belluzzi fornisce a Cosimo le dimensioni e gli schizzi delle cortine del forte da basso e del forte da alto ed è questa l’ultima relazione due giorni dopo è sostituito dal Camerini.
Per il forte da alto lo fa con queste parole:
“Illustrissimo et eccellentissimo Signor patrone mio sempre osservandissimo
...della fortezza più alta attendo cavar il fondamento della forbice sola, nel qual ritrovandovi dentro buona materia de sassi, si fa buono aparecchio, talmente che se par che si tarda il cominciar a murare, seguirà poi tanto presto, che si vederà quanto giovevole il buono amanimento: et non attendo a cavar il fosso altrimenti, sapendo non haver tempo, ma solo abraccio et spiano il fondamento per comiciar presto la parte più necessaria la quale è questa (qui rappresentata con uno schizzo la forbice del Falcone), la qual fornita che serrà di cavare, non attenderò più a questa cava ,ma alla cisterna et alle stanze che più importa, et de domenicha in là cominciar si potrà a fondare, benché vorìa resolutione da Vostra Eccellenza quanto alla sua forma quel ch’io habbia da fare, et se à da star in quella forma ch’io ultimamente glie mandaj, perché il cavamento fatto seguita quella …”
(Mediceo del principato. Filza 388,cc. 226r-v.Archivio di stato di Firenze)
E’ questo documento importante perché lo schizzo del tracciato a forbice del fronte bastionato del Falcone eseguito di pugno dal Belluzzi sulla sua lettera è stato poi realizzato e conferma che la pianta del Falcone è ideata dall’ingegnere Belluzzi.
La pianta del forte Falcone è nata imbastita in questo modo, a forbice, perché il suo ideatore, Belluzzi, per far fronte alla difesa col posizionamento fisso di troniere per le bocche da fuoco di artiglieria pesante sul fronte bastionato ha dovuto fare i conti con la ristrettezza del luogo e la presenza di un precipizio: i fianchi della cortina muraria del fronte bastionato vengono perciò realizzati e ripiegati ad angolo acuto. Costruendo ad angolo acuto si risparmia spazio in luogo dove poco ce ne è e si va meglio incontro alla difesa del sito posto in vicinanza di un precipizio.
Al tempo stesso, i fianchi della cortina muraria del fronte bastionato ripiegati ad angolo acuto a formare una figura a stella consentono che, ogni angolo acuto formatosi, si oppone alla cortina seguente in modo tale una punta della stella difende la successiva.
Questo idea di costruzione di difesa con fianchi murari ad angolo acuto del fronte bastionato Belluzzi progetta anche sul colle basso dando origine ad una forma simile ad una stella: forte Stella.
Sicchè la forma del forte Falcone come quella di forte Stella quale oggi ammiriamo, è così non perché sorta a caso ma in applicazione di principi ben precisi della fortificazione cinquecentesca.
Cosimo scrive a Belluzzi: “ci informeremo dal Sig Pyrro de’ dubbi vi son nati nel haver spianato il monte e del nuovo disegno che havete fatto , et vi daremo quanto prima,se prima si potrà, avviso di quello ci piacerà che facciate“
(Mediceo del principato 188,cc, 66.67. Archivio di stato Firenze)
Il 9 giugno 1548 poi scrive al commissario delle bande “…noi mandiamo costà il Camerino il quale ha tutta la intentione nostra circa la fortificazione dell’Elba et il murare di quella, però ce ne rimettiamo a lui il quale resterà in quel luogo in cambio del S. Marino, per il quale haviam mandato per parlare con esso di bocha quel tanto che ci occorrerà”.
(Archivio mediceo , Filza 11, c 236 recto)
Seppur estromesso dalla fortificazione di Portoferraio Belluzzi rimane sempre al servizio di Cosimo quale ingegnere come lo stesso duca ci fa capire quando nel 1552,in risposta a don Gio de Luna che gli chiede per qualche tempo un ingegnere, risponde:
“…non mi trovando io di presente se non due ingegneri et amendui occupati nelle fortificazioni che continuamente si fanno nello stato mio et hanno bisogno della continua presentia et opera loro…
(Lettera di Cosimo a don Gio. de Luna del 30 aprile 1552. Archivio Mediceo. Filza 20.128/verso. Archivio di stato di Firenze)
E ancora il fatto che sempre nel 1552 per volere di Cosimo, Bellucci còmpila un atlante delle più importanti città fortificate d’Europa e vi inserisce la pianta del Falcone ormai trasformata in architettura permanente muraria da Camerini e un rilievo planimetrico del circuito fortificato di Portoferraio.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Forte Falcone. Faccia del mezzo baluardo nel fronte bastionato che guarda verso la città dove ha lavorato prima il Belluzzi e poi il Camerini.
Foto 1 - Giorgio Vasari. “Cosimo de’ Medici fra gli artisti della sua corte”. Tondo incorniciato a stucco 1555 circa. Dipinto. Intonaco pittura ad olio. Palazzo Vecchio. Firenze.
Foto 2 - Giorgio Vasari. Ritratto del volto di Giovan Battista Belluzzi. PARTICOLARE del tondo incorniciato a stucco “Cosimo I de’ Medici tra gli artisti della sua corte”. 1555 circa. Dipinto. Intonaco pittura ad olio. Palazzo Vecchio. Firenze.
Foto 3 - Giovan Battista Belluzzi. Rilievo della pianta del Falcone, 1552 circa. Penna, inchiostro e acquerello giallo. Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Foto 4 - 7 giugno 1548. Lettera di Giovan Battista Belluzzi a Cosimo I de Medici. Mediceo del Principato. 388,c.224 v. Archivio di stato di Firenze.
Foto 5 - Lettera di Giovan Battista Belluzzi a Cosimo I de’ Medici. PARTICOLARE relativo allo schizzo del tracciato della forbice del fronte bastionato del Falcone.7 giugno 1548. Mediceo del Principato. 388, c.224 v. Archivio di stato di Firenze.
Foto 6 - Giovanni Battista Belluzzi. Planimetria del circuito fortificato di Portoferraio. 1552. Penna inchiostro, matita nera. Biblioteca apostolica vaticana.