Quando Silvio Ugolotti arrivava a San Piero con la sua bicicletta Bianchi, modificata per il suo mestiere, era un evento speciale.
La bici era interamente nera, adattata con cura per diventare la sua fedele compagna di lavoro. Si posizionava in piazza Umberto I, appena sopra la piazza della chiesa, e la sua presenza trasformava la giornata in una festa per noi bambini.
Ci radunavamo intorno a lui, incantati dal luccichio delle scintille e dal suono dell’acqua che scorreva sulla pietra affilatrice. Silvio lavorava instancabilmente, affilando forbici, coltelli e attrezzi per la campagna, come pennati e utensili per la potatura. Il tutto avveniva mentre lui pedalava senza sosta, facendo girare la mola con la sola forza delle gambe.
Col passare degli anni, Silvio trovò un modo per alleggerire il suo lavoro. Con grande ingegno, modificò una vecchia Fiat Topolino, installandovi un motore di Vespa per azionare la sua affilatrice. Questo gli permise di abbandonare la pedalata incessante e di spostare la sua attività in Piazza Garibaldi, continuando a servire la comunità con la stessa passione e dedizione.
Ma Silvio Ugolotti non è stato solo un abile artigiano. Durante le mie ricerche su di lui, mi sono imbattuto in una menzione storica che dovrebbe. Anche se non ho la certezza assoluta che si tratti della stessa persona, tutto porta a pensare che sia proprio il nostro arrotino.
Secondo la fonte, Silvio Ugolotti nacque nel 1925 a Campiglia Marittima, e prese parte alla Resistenza con il nome di battaglia “Guerriero”. Divenuto in seguito residente a Portoferraio, fu partigiano in Emilia dal 12 marzo 1944 al 25 aprile 1945, combattendo con il 284° battaglione delle Fiamme Verdi.
Se questa storia è davvero la sua, allora Silvio Ugolotti non è stato solo un arrotino, ma anche un uomo capace di lasciare un dono alla sua comunità, nella lotta per la libertà.
Gian Mario Gentini