Stefano Bramanti: Quell'ultima visita a casa sua, poche settimane fa
E' piacevole parlare di Leonida; anche se ci ha lasciato da pochi giorni. Come qualcun altro ha detto, la sua mancanza pesa. Non è una frase di circostanza ma una sensazione che viene proprio dal cuore. Leonida, che avevo in qualche modo “adottato” come secondo padre, era un punto di riferimento importante per tutto l'ambiente, per il mondo culturale e sociale di Portoferraio e oltre.
Era di conforto sapere che era nella casa di via Guerrazzi. Lo potevi incontrare quando usciva dalla sua casa di Via Guerrazzi per fare la sua passeggiatina. “Non mi fa più male il ginocchio”, mi aveva detto un giorno in piazza Cavour.
Sapere che era ancora con noi dava sicurezza e forza a chi lo aveva conosciuto e gli voleva bene. Non si poteva che volergli bene. Quindi fino a pochi giorni fa sapevamo di poter contare su di lui, ora non lo abbiamo più fisicamente tra noi ed è una lacuna.
Lo spunto, per tracciare un piccolo ricordo di Leo, me lo ha dato un bel video, fatto da Paolo Mercadini e pubblicato nel web di “Mucchio selvaggio”, il contenitore di immagini e tante storie sulle vicende dell'isola: un vero patrimonio culturale. Un “corto” di circa 17 minuti, fatto di immagini, musiche di sottofondo adeguate e anche interviste a Leonida.
Il mio piccolo omaggio a Foresi sta nel dire della mia recente visita, dei primi di gennaio, al decano dei giornalisti della Toscana.
Lo facevo da una decina d'anni, durante le festività natalizie lo andavo a trovare. Era piacevole scambiare due chiacchiere con lui ed avere consigli e approfittare del suo scrigno di ricordi. Il discorso quest'anno ha ruotato sul suo raggiungere i 100 anni. Un pensiero che lo assillava un poco. “Mah che devo dire- aveva detto con il suo solito ampio sorriso - devo arrivare a settembre, al 22, per fare i 100 anni pieni. Però per la verità come millesimo li ho già conquistati. Chissà se ce la faccio”, aveva detto infine fissando assorto un punto indefinito verso un angolo del soffitto, mentre il sorriso si affievoliva.
Poi l'avevo sollecitato a ricordare il suo impegno pluriennale alla redazione di via Bechi, col suo Corriere Elbano che inviava anche a centinaia di isolani immigrati nel mondo. Grazie proprio al rapporto con Leonida, che partì sul finire degli anni Settanta, iniziai a far vistare alle mie classi della media la sua stamperia e nacquero collaborazioni con lui.
Alla fine della visita ha ricordato come fosse finita nel silenzio l'esperienza del Corriere Elbano “Devo dire – ha ribadito- che è scomparso questo giornale storico e nessuno ne ha parlato”. Un piccolo rammarico nelle sue parole, sebbene la lunga esperienza di vita gli abbia fatto incontrare ben altre vicende. Nessuno aveva parlato del Corriere che aveva chiuso i battenti. Il contrario di ciò che sta accadendo nei confronti di Leonida, di lui si sta parlando e se ne dovrà parlare ancora per molto.
Ringrazio infine Don Gallo che in Duomo al rito funebre, ha tracciato un semplice ma significativo ricordo di Leonida: “Rappresentava la gioia della vita, era sempre sorridente, sempre disponibile e gentile”, ha detto il parroco che ha voluto evidenziare questo aspetto di un personaggio forte, umano, colmo di fascino e valore.
Alessandro Canestrelli: Lavorare con lui
Ho saputo in ritardo della morte dell'amico Leonida e vorrei esprimere una breve memoria su di lui. L'ho conosciuto molti anni fa perché era stato amico d'infanzia di mio padre Cevasco e carissimo amico anche di mio suocero, Mario Manni. A lui, che mi fornì praticamente tutto l''occorrente' per una memoria su Pietro Gori, con sottotitolo Elbano, proprio per ricordare la gioventù e quindi gli esordi politici del nostro, con quella bella foto di copertina, scattata a Capoliveri dall'amico Quintavalle, ciabattino anarchico. Foto copiata a mani basse... pazienza!! La foto proveniva anch'essa dal suo archivio. La dedica all'inizio del libro è infatti tutta per Leonida!
Mi fece molto piacere e cercai di contraccambiare quando componemmo assieme "Elba d'Autore", e anche in quel caso, foto e testi me li fornì lui. Fu un lavoro duro, lungo: i giornali da cui trarre i testi erano vecchi, difficilmente leggibili e poi dovemmo scegliere fra una montagna di notizie. Quello che cercai di restituire, in cambio della sua dichiarata stima nei miei confronti, fu di stampare un libro bello. Un libro esteticamente ben fatto e interessante (forse un po' troppo sofisticato per gli appetiti librari dei turisti, ma valido per i veri appassionati). Bello in tutti i sensi quindi, per il trattamento delle immagini, l'impaginazione e gli stessi racconti raccolti. Purtroppo non ho visto per i successivi suoi lavori la stessa intensità qualitativa, eppure l'avrebbero meritata. Peccato!!
Non era facile avere a fare con lui benché fosse un uomo di buon cuore, forse la lunga vita gli aveva riservato un trattamento troppo sfavorevole. Ma era un grande uomo, geloso detentore della memoria di tutto il Novecento elbano e oltre, indietro nel tempo. Spero che i parenti rimasti, soprattutto il giovane Paolo sappia ben sfruttare culturalmente un archivio che è la stessa memoria dell'isola, usando i migliori mezzi e metodi di comunicazione, per raccontare un'isola che è in mezzo al mare, ma anche e certamente in mezzo alla Storia.
Ti saluto Leonida, amico dei miei, amico mio.