Nel 1817 in tutto il territorio della Toscana vi fu un forte incremento di malati affetti da “Tifo Petecchiale”. ”Malattia febbrile” è l’altro termine con cui viene nei documenti d’archivio indicato quello che oggi è noto anche sotto il nome di dermotifo, per la comparsa sulla pelle di esantema petecchiale.
E’ chiamato anche tifo dei pidocchi i quali trasportano iniettando nell’uomo l’agente causale della malattia: la rickettsia prowazeki.
Tenuto conto di questo fatto e cioè dei pidocchi quali agenti vettori, si può senza dubbio di sorta affermare che questa malattia si associa sempre a condizioni igienico sanitarie molto scarse quali appunto dovevano essere in quel periodo, nel 1817.
A quell’epoca la malattia infettiva poteva essere mortale per l’assenza di cure idonee.
Luigi Pratesi, Provveditore, nel giugno del 1817, da Firenze scrive al Gonfaloniere di Portoferraio, Vantini:
“ Illustrissimo Sig.Sig. Padr. Colendiss.
In conseguenza degli ordini comunicatimi con Biglietto dall’I.e R. Segreteria di Stato de 27 Giugno cadente trasmetto direttamente a VS Illustrissima un Esemplare in Stampa dell’Opuscolo intitolato =Pareri ed osservazioni sulla Malattia Febbrile manifestatasi in diverse parti della Toscana nel corrente anno 1817 accompagnati dagli autentici prospetti del movimento dei Malati in vari Spedali del Gran-Ducato=
non senza prevenirla, che le Istruzioni comprese in questo Opuscolo concernenti le disinfezioni della Case e Suppellettili dei Malati di detta Febbre sono state per esperienza riconosciute talmente proficue alla pubblica salute, onde impedire la progressione della malattia, che non se ne può abbastanza raccomandare la più diligente e rigorosa esecuzione.
Sono persuaso che VS Illustrissima si darà tutta la premura perché le Istruzioni predette siano comunicate a chi occorre e portate esattamente ad effetto in codesta Comunità alla di lei cura affidata, prevenendola che ne è stato rimesso un esemplare anco al Sig. Cancelliere Comunitativo. Ed in attenzione del recapito della presente con distinto ossequio passo a confermarmi
Di VS Illustrissima
Firenze, dall’Uffizio Generale delle Comunità dello Stato. 28 Giugno 1817.
Devotiss. Obbl. Servitore, per il Soprassindaco, Luigi Pratesi. Provveditore “ (Circolari e ordini dal Soprassindaco Provveditore dal 1815 al 1818.C64.Carta 84.ASCP).
Come scritto nella lettera, a questa è allegato un “Esemplare in Stampa dell’Opuscolo” con i pareri ed osservazioni sulla “malattia febbrile”. L’opuscolo è stampato in “Firenze 1817, nella Stamperia Arcivescovile alla Croce Rossa”.
Un opuscolo di 37 pagine.
Nelle prime sedici a cura del dott. Gio Batta Felici Medico Curante nello Spedale Provvisorio di S.Lucia e del dott. Vincenzo Chiarugi Soprintendente Provvisorio alla Infermerie di S. Maria Nuova e annessi, viene esposta la “Storia della Malattia Febbrile osservata nello spedale provvisorio di S.Lucia” suddivisa in capitoli che sono : ”Sintomi Prodegomeni o Precursori”; ”Sintomi Concomitanti”; ”Metodo Curativo”; ”Sezione dei Cadaveri”; ”Osservazioni”; ”Metodo di Disinfestazione”; ”Metodo profilattico o Preservativo”.
A partire dalla pagina sedici fino alla pagina diciotto è il seguente capitolo: “Istruzioni per la disinfezione e isolamento degli Spedali”.
Da pagina diciannove fino a pagina ventidue vi sono “Istruzioni per la disinfestazione della Case e Suppellettili dei Malati della Febbre regnante” ,istruzioni scritte solo dal dr. Chiarugi e non dal dr.Felici.
Entrambe i predetti medici terminano le loro relazioni scrivendo che “avendo desiderato di avere un giudizio autorevole ed imparziale sulla Storia delle Malattie febbrili curate nello Spedale Provvisorio di S.Lucia ,l’hanno sottoposta alli I. e R. Collegi Medici di Firenze e di Siena e ne hanno riportato dai medesimi la più ampia e completa approvazione..”
Da pagina ventisette a pagina trentuno è riportata anche una relazione sul tifo petecchiale a Siena dal titolo “Succinta Istoria della Febbre Petecchiale col metodo curativo e preservativo della medesima,scritta dai primi del mese di Aprile 1817 dal dott Giuseppe Lodoli nella I. e R. Università di Siena”.
La lettura delle trentuno pagine che costituiscono tutto l’opuscolo rende conto di quanta attenzione si fosse messa in azione per contrastare la diffusione della malattia e meriterebbe certo un più approfondito resoconto. Ma è soprattutto dalla lettura del “Prospetto comparativo del movimento degl’Infermi nelli Spedali provvisori di Firenze,Siena e Grosseto”, prospetto allegato all’ultima pagina dell’opuscolo,che si capisce bene quanto la malattia si fosse diffusa in tutto il territorio del Granducato e l’elevata mortalità ad essa collegata.
Nel 1817 a Portoferraio,per quanto riguarda la situazione sanitaria correlata al Tifo Petecchiale,questa è ben documentata da tutta una serie di delibere della Magistratura Comunitativa.Si tratta di delibere riportate e scritte dal Cancelliere Comunitativo che è presente all’adunanza magistrale:
“Adunanza 19 maggio 1817.
…Riconoscendo giusto la domanda fatta da Gio Batta Penco con la quale fa istanza di essere rimborsato della pigione della di lui casa fatta occupare per ordine di S.E. questo Sig. Governatore,come la più lontana dall’abitato,da Felice Ascioni di Norcia supposto attaccato dal Tifo Petecchiale durante il corso della di lui malattia.
Considerando che le mire di S.E. furono dirette a forma degli Ordini Superiori per impedire la propagazione di questa Malattia nella Città e che altronde l’Ascioni dopo la sua guarigione sia pagato alla Cassa della Comunità con sussidio di lire 30. Conosciuto giusto la domanda del predetto Sig. Penco,stanziarono al medesimo per stralcio la somma di lire dieci da pagarsi sull’articolo dell’Imprevisti.Con partito di voti 7 favorevoli.
E successivamente avendo appreso da S.E. questo Sig. Governatore che vi possino essere degli altri individui sospetti attaccati dalla ridetta Malattia e che conviene separare dall’Abitato e collocarli nello Spedale che egli va a far formare al momento sul così detto Forte Inglese nel quale è necessario far trasportare alcuni letti e farne ripulire due Stanzoni perciò salvo il diritto di ripeter simili spese,quando lo siano (…..) dall’I. e R. Governo, incaricarono il loro Sig. Gonfaloniere di far queste eseguire colla possibile economia stanziandone, con le condizioni che sopra, il loro importare…
Ugolini. Cancelliere “ (Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.E6.Carta 131.ASCP)
“S.E. questo Sig Governatore” il quale ha deciso che “i sospetti attaccati dalla ridetta Malattia” è il conte Strasoldo, il quale “va a far formare “ al Forte Inglese uno ospedale per malati affetti da tifo petecchiale o supposti tali. Il governatore militare e civile, Strasoldo, mette così in pratica quelle istruzioni utili ad impedire la propagazione della malattia: tra queste v’erano quelle di non ricoverare i malati negli ospedali ma in luoghi lontani dall’abitato,sopraelevati e ventilati.
Il Forte Inglese ha proprio queste caratteristiche, anche se in prima istanza fu scelta la casa di Gio Batta Penco “come la più lontana dall’abitato”.
Quanto la Magistratura Comunitativa di Portoferraio ha sopra deliberato viene poi confermato ed approvato dall’Uffizio Fossi di Pisa, con lettera del Provveditore al Cancelliere Comunitativo datata 29 maggio 1817:
“N° 716.
Ecc.mo Signore
In ordine alla deliberazione presa da codesta Magistratura Comunitativa nei 19 Maggio cadenti di cui Ella mi ha reso conto con la pregiatissima sua dei 24 detto numero 274.
Approvo che sia pagata a Gio Batta Penco la somma di lire dieci a di lui favore stanziata per pigione di una di lui Casa fatta occupare per ordine Superiore da Felice Ascioni sospetto attaccato da Tifo Petecchiale.
Questa somma prelevata dalla Massa di Rispetto da cui potrà altresì prelevarsi l’importare delle Spese di Trasporto di Lettere ed altri oggetti in codesto Forte Inglese destinato savissimamente per uno Spedale provvisorio ove curare segregati dalli altri i Malati di Tifo Petecchiale avvertendo che le spese di cui si tratta sono decisamente a carico della Comunità,come lo sono state per tutto il Gran Ducato,recentemente per questa Comunità di Pisa,per spese di letti,mobili ed uno spedale provvisorio stabilito in questa collina di Calci.
E raccomandando per il di lei organo a codesta Magistratura e principalmente al Sig. Gonfaloniere di coadiuvare con ogni sforzo in ogni occasione le misure del Sig Governatore sull’articolo tanto interessante della pubblica Salute e pregandola di darmi più dettagliate notizie dello Stato della medesima in codesta Isola passo a ripetermi con distinta stima.
Di VS Eccma
Dall’Uffizio Fossi di Pisa.Lì 29 maggio 1817.Dev.mo Serv.re.F. Dal Borgo” (Corrispondenza con Uffizio Fossi di Pisa dal 1815 al 1817.C60.Carta 198.ASCP)
Questa scelta del Forte Inglese come ospedale provvisorio per i soggetti affetti da tifo petecchiale,comporta per la comunità di Portoferraio ulteriori provvedimenti e spese, essendo queste “decisamente a carico della Comunità”, come risulta da una serie di delibere della Magistratura Comunitativa (è sempre il cancelliere Ugolini che scrive):
“Adunanza 30 settembre 1817.
…Stanziarono lire 5.6.8 a favore del Sig Tenente Martini in rimborso d’altrettanti dal medesimo spesi nel far mettere un accesso nel Forte Inglese per impedire che gl’attaccati dal Tifo Petecchiale non avessero accesso alle Batterie dei Cannoni.” (Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.E6.Carta 179.ASCP)
“Adunanza 27 dicembre 1817
Veduta la Nota dei Lavori fatti dal Muratore Angelo Baragli per imbiancare tanto la casa del Sig. Pellegro Senno in questa Città,quanto la Stanza del Forte Inglese destinato dal Superiore Governo per trattenervi i malati attaccati da Tifo a (…….) .Considerando essere giusta tanto la domanda del Sig. Senno che degl’Uffiziali del Genio, che fossero imbiancate di nuovo le stanze occupate dai predetti ammalati onde potessero tornarsi ad abitare senza pericolo di contrarre l’infezione.. “ (Idem come sopra.E6.Carta 190.ASCP)
Marcello Camici
ASCP:Archivio storico comune Portoferraio