Veniva dalla Francia e l’isola d’Elba era il suo regno. Aveva oltrepassato confini come nessun altro uomo al mondo. Spesso si isolava e sceglieva il miglior panorama per osservare il mare in silenzio e guardare lontano, pensando più alle conquiste che lo aspettavano che alle imprese che aveva già compiuto. Conosceva l’Elba in profondità come nessun altro.
Non è il personaggio a cui l’isola dedica attenzione, memoria, rievocazioni, iniziative, profondendo risorse ed energie di ogni genere. Non si tratta di N., non è diventato famoso in tutto il mondo grazie alle prodezze sui campi di battaglia, le sue “conquiste” di territori non hanno fatto alcuna vittima, né in patria né all’estero, credeva profondamente nella pace e nella possibilità degli uomini di comprendere tutti gli altri esseri. E l’isola che tanto amava non gli era stata imposta da trattati internazionali come un esilio dorato dove esercitare un suo potere, ma l’aveva scelta, dopo aver girato il mondo, come il più bel luogo di mare esistente nel pianeta. Quella stessa isola, che da vivo ha fatto conoscere e apprezzare per dieci anni attraverso le immagini delle sue imprese in mondovisione, non gli ha dedicato una volta scomparso, alcun tributo, né un vicolo, una targa, neppure un cartello, e ancora continua a ignorarlo, come non la riguardasse.
L’imperatore del mare
Quest’imperatore delle acque è Jacques Mayol. E quello che merita un posto d’onore nella nostra Isola della lettura non è lo sportivo conosciuto ai più, l’uomo dei record di apnea realizzati nelle acque dell’Elba (sei in dieci anni), ma il Mayol scrittore, autobiografo e saggista che ci ha lasciato un libro che ogni amante dell’acqua, del mare, del nostro ecosistema e dell’uomo (ma a maggior ragione ogni elbano, di spiaggia o di scoglio) dovrebbe conoscere. E’ un libro cui lo stesso titolo non rende interamente ragione del contenuto, ben più vasto e di interesse generale di quanto possa apparire: L’uomo delfino. Storia e fascino dell’apnea. Quel Mayol scrittore, oggi, ci può parlare molto più in profondo ed esserci molto più utile, attraverso la sua scrittura, di quanto probabilmente non lo siano decine di convegni e mostre e iniziative su N. l’Imperatore, e non solo per la vicinanza di tempo, ma per il suo modo di sentire, di leggere la realtà che ci circonda, di sintonizzarsi con i nostri problemi, individuali e collettivi.
Pubblicato da Giunti in prima edizione nel 1979, ampliata e rivista nell’83, scritto direttamente in italiano, e tradotto in decine di lingue, L’uomo delfino (un long-seller, per fortuna ancora in commercio e ben in vista in alcune vetrine delle librerie elbane, per i turisti) è ben di più di una semplice storia dell’apnea ed è destinato a tutti, compreso chi non sa nuotare. E’ un libro affascinante, scritto in modo semplice e comprensibile, sul rapporto indissolubile tra l’uomo e l’acqua e su un’armonia possibile tra noi e l’ambiente, necessaria e indispensabile per la stessa sopravvivenza della nostra specie.
Il racconto (perché è insieme un racconto e un saggio) parte da una storia d’amore, un colpo di fulmine tra un giovane giornalista giramondo ispirato da curiosità e voglia di avventura, Jacques appunto, e la delfina Clown, nel Seaquarium di Miami: un amore a prima vista che cambia la vita e la cui influenza va ben oltre i protagonisti. Clown nota Jacques, alla sua prima immersione-reportage, gli tira i capelli per attrarre la sua attenzione. Ci riesce al punto di ottenere che Jacques vada a trovarla di nascosto, nelle ore di chiusura dell’acquario, e che decida di apprendere da lei le tecniche di immersione e di apnea.
L’apnea: una facoltà innata dell’uomo
Dal racconto di questa esperienza personale Mayol risale alle origini dell’apnea, che trova in un “anello mancante” nel passaggio tra scimmia e uomo, una scimmia acquatica di cui ci sarebbero prove evidenti ma trascurate, dagli anni ’60, dai percorsi ufficiali della scienza. Per lui l’apnea è una facoltà innata dell’uomo, testimoniata da miti, ritrovamenti archeologici e dall’arte antica, oltre che dall’esperienza di vere e proprie tribù di veri e propri apneisti, dai pescatori itoman alle ama, tuffatrici giapponesi che da generazioni pescano, nude, ostriche, perle, crostacei a profondità apparentemente impossibili.
Dopo una breve parte, meno di un ottavo delle 250 pagine del libro, dedicata alla storia più propriamente sportiva, con record che costringono gli scienziati a rivedere le teorie sulla fisiologia, Jacques Mayol ci introduce alla conoscenza dell’apnea negli animali non mammiferi e ci offre una comparazione tra l’uomo e “gli altri”. E poiché i suoi interessi spaziano, senza confini artificiali, attraverso tutte le discipline, il lettore passa, sulle onde della lettura, alla mitologia, alle storie di sirene e tritoni, con un materiale iconografico di grande efficacia, che da solo varrebbe l’acquisto del libro e la sua collocazione permanente in ogni piccola o grande biblioteca che si rispetti. Si arriva così, con un percorso sempre più coinvolgente, all’ultima parte, che contiene una vera e propria denuncia di quella cellula cancerosa, per l’ambiente di cui facciamo parte, che si chiama Uomo.
“Dopo aver devastato, avvelenato il suolo e il cielo del proprio pianeta, - scrive - l’Uomo Tecnologico si appresta ora a ‘conquistare’ e distruggere il mare. E lo farà, purtroppo, perché niente lo fermerà se non un radicale atteggiamento che potrebbe venire solo dal più profondo di se stesso.” E qui si comprende che l’autore sapeva vedere ben al di là dell’orizzonte del suo tempo, 35 anni fa, e sapeva anticipare i temi universali, le idee, le concezioni dei movimenti che, nel nostro Paese, hanno portato a quell’inatteso risultato dei referendum sull’acqua. L’uomo-delfino del titolo, che potrebbe sembrare una pura citazione autobiografica, perché così veniva chiamato Jacques Mayol, diventa invece il bambino nato dal parto in acqua, quell’uomo nuovo che ha piena e immediata coscienza di ciò che ci lega all’acqua, l’elemento da cui proveniamo e di cui siamo fatti per l’80%.
“L’Homo Delphinus – conclude nelle ultime pagine scritte con speranza e visionarietà - sarà un uomo che avrà compreso di non essere estraneo alla Natura, all’Oceano che deve rispettare come la propria madre, all’Universo nel quale si riflette come il Microcosmo riflette il Macrocosmo.”
Senza l’isola d’Elba e il suo mare, senza la conoscenza diretta delle sue profondità, reali e metaforiche, un libro così non potrebbe neppure esistere, o sarebbe diverso. Anche per questo merita di essere riscoperto, di essere meglio conosciuto da chi vive sull’isola (e, perché no, da chi viene eletto per governarla).
Forse, attraverso una conoscenza più diffusa delle sue pagine, quella che Jacques considerava la sua isola potrebbe finalmente superare le antipatie personali e collettive, per lo più sottaciute, per un personaggio non semplice e scontroso e la stessa offesa traumatica che sente di aver subito per la sua scelta drammatica di lasciare, per scelta, questa vita. E potrebbe cominciare e onorarlo e a ricordarlo, per usare le parole di Lucio Dalla, come “ Jacques Mayol, il grande intellettuale del mare”.
Jacques Mayol, L’uomo delfino. Storia e fascino dell’apnea, Giunti, 1983, pp. 256, euro 16,50
Il sito www.elbadipaul.it contiene, nella sua sezione “Acqua e terra”, decine di articoli dedicati in questi anni a Jacques Mayol e ai temi da lui trattati in questo libro.